Che succede?
POSSIBILE? IMPOSSIBILE?
24 Agosto 2019 su C3dem
Stefano Ceccanti, intervistato dal Corriere della sera: “Taglio dei parlamentari? Sì ma solo col proporzionale e la sfiducia costruttiva”. Lo stesso Ceccanti, nella Nota del suo blog, spiega l’intervista e difende la linea dell’accordo con i 5stelle perché la priorità delle priorità è non avere Salvini ministro dell’Interno. Linea simile è quella di Norma Rangeri nel suo editoriale sul Manifesto: “Sì, fa paura avere Salvini premier”. Sempre sul Manifesto Donatella Di Cesare scrive: “Governo giallorosso, una diga per l’emergenza democratica”. Su Il Fatto Wanda Marra analizza il dibattito in casa Pd e la mette così:“Zinga s’intesta la trattativa e vuole Renzi fuori gioco”; e Salvatore Settis parla di Conte: “Conte, la metamorfosi di un premier per caso”. Sul Corriere Luigi Zanda scrive: “Conte? Fece passare leggi anticostituzionali”. Su Repubblica a firma Ernesto Ferrara si legge: “Renzi contro Gentiloni: boicotta l’accordo”. Stefano Folli, politologo-principe di Repubblica valuta così: “Cronaca di una fine annunciata”, cioè dell’ipotesi di accordo Pd-M5S. Su La Stampa l’ex ministro leghista Gian Mario Centinaio dice: “Siamo pronti a tornare al tavolo per fare un nuovo contratto”.
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IL GOVERNO POSSIBILE…
23 Agosto 2019 su C3dem.
Giorgio Tonini e Enrico Morando, “Un governo di ri-cambio” (Foglio). Mauro Magatti, “Il pericolo e la salvezza (idee per un’agenda di governo)” (Avvenire). Leonardo Becchetti, “E’ il momento di investire (idee per un’agenda socio-economica)” (Avvenire). Maurizio Ambrosini, “Legalità, umanità e governo possibile” (Avvenire). Andrea Riccardi, “Pd e M5S. Devono ricucire un tessuto comunitario” (intervista a La Stampa). Giorgio Vittadini, “E’ tempo di rilanciare il Paese” (intervista all’Avvenire). Ezio Mauro, “I due Pd e una domanda per i 5 stelle” (Repubblica). Pierluigi Bersani, “Ora serve molta generosità” (intervista al Corriere della sera). Antonio Floridia, “Un vaccino per l’antipolitica” (Left). Giuliano Pisapia, “I 10 punti non restino un sogno” (intervista all’Avvenire). Marco Leonardi, “Salari e lavoro, si può fare. Così” (Foglio). Giovanni Guzzetta, “Difficile il taglio dei parlamentari” (intervista a Italia Oggi). Stefano Folli, “Quanto è lontana la fine della crisi” (Repubblica).
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Crisi: servirebbe al Paese un respiro meno tattico
24 Agosto 2019
Tonino Dessì su Democraziaoggi.
Quanto sono snervanti, per noi che attendiamo uno sbocco positivo della crisi politica, queste trattative riportate e commentate in tempo reale, nei minimi dettagli, dai media. [segue]
La maggior parte di noi osservatori democratici interessati, ma non di parte, gradirebbe un respiro meno tattico e più volto ai grandi interessi del Paese, che alle condizioni interne e alle prospettive elettorali dei partiti.
Una soluzione di governo M5S-PD sarebbe stata una soluzione auspicabile all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018.
Non fu bloccata solo da Renzi.
I due corpi militanti e le rispettive aree elettorali si detestavano già allora.
Oggi addirittura si odiano: questi 14 mesi non sono passati invano.
E le condizioni soggettive dei partiti pesano come fattori oggettivi.
Le due condizioni poste da Di Maio nella cena con Zingaretti, cioè la conferma presidenziale di Giuseppe Conte e il taglio dei parlamentari, se non rimovibile l’una magari con una destinazione europea del professor avvocato e l’altra bilanciata con un contorno adeguato di garanzie democratiche, non solo sembrano un ostacolo quasi insormontabile alla conclusione di un accordo col PD, ma hanno anche un contenuto non privo di ambiguità, la prima offrendo della soluzione politica un’immagine di trasformismo, la seconda introducendo un ulteriore restringimento partitico-oligarchico della rappresentanza.
La partita evolve ad horas e persino il tema elettorale assume dimensioni diverse rispetto allo scenario successivo alle elezioni europee e persino a quello di qualche giorno fa.
Se infatti la crisi di ruolo, di voti e di sondaggi del M5S poteva far pensare a una situazione nella quale Lega e PD si sarebbero contesi in una prospettiva nuovamente bipolare le “spoglie” elettorali del M5S, le divisioni interne del PD, che si stanno configurando come strutturali e non meramente correntizie, potrebbero introdurre una prospettiva nella quale Lega e M5S, o ricucendo per un conveniente periodo l’alleanza di governo, o lasciando scivolare la crisi verso elezioni anticipate immediate, punterebbero loro a giovarsi della frantumazione letale del centrosinistra.
Tutto ad oggi resta possibile e ancora incombono, forse addirittura più probabili, le tendenze peggiori.
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