Sardegna, altro che Tav. Lo stato deplorevole delle ferrovie sarde. Il commento di Paolo Fadda su L’Unione Sarda

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L’UNIONE SARDA, CRONACA SARDEGNA – CAGLIARI Oggi 2 agosto 2019 alle 12:30,
DALLA PRIMA PAGINA

Nella penisola si parla di alta velocità. Ma in Sardegna ci sono le ferrovie più vecchie d’Europa
Sardegna, altro che Tav: il commento di Paolo Fadda
paolo-fadda-cciaa-2010Paolo Fadda (Archivio Aservice srl)

A seguire dalla Sardegna il match politico in atto tra no Tav e sì Tav, cioè sull’utilità economica, o meno, dell’alta velocità ferroviaria fra Torino e Lione, o, magari, l’apprendere di un’altra vagonata di miliardi di euro che l’ente ferroviario di Stato destinerà al nuovo corridoio merci fra Milano e Budapest, s’andrebbe formando, più che qualche timida invidia, tanto, ma tanto forte malumore. Perché la nostra rete ferroviaria la si è lasciata, più o meno, a quella realizzata, negli ultimi tre decenni dell’800, dall’ingegner Benjamin Piercy. Quasi che il viaggiare in treno dovesse rimanere come il continuare ad usare, nel far di calcolo, un’addizionatrice meccanica Triumph.
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Infatti, se con l’alta velocità del Freccia Rossa si coprono oggi i 576 chilometri tra Roma e Milano in 2 ore e 50 minuti, dai quasi 8 del 1900, ne occorrono invece ben 3 ore e mezzo per coprire, con il Pendolino, i 260 che dividono Cagliari da Sassari (ed ai tempi del Piercy le vaporiere d’allora ne impiegavano solo quattro, di ore). Eppure il treno, un po’ dovunque, è considerato l’altro nome della velocità nel viaggiare: in Giappone, ad esempio, può raggiungere i 500 Km/h!

Non diversamente accade nell’isola per le merci, dato che le oltre 8mila tonnellate per chilometro, trasportate nella rete ferroviaria nazionale, qui nell’isola si sono ormai ridotte quasi allo zero. Eppure, secondo l’Osservatorio Eurispes, il trasporto merci su rotaia è molto più conveniente e sicuro di quello su gomma: dovrebbe quindi essere privilegiato nei progetti governativi.

Purtroppo, per riprendere l’osservazione iniziale, tra la nostra isola e le ferrovie c’è stato, da sempre, una sorta di diffidenza o, per meglio dire, una forte incompatibilità socio-politica. Nel senso, chiarisco, che non sarebbe mai maturato un chiaro legame che ne riconoscesse l’utilità economica ed i benefici sociali. E, aggiungo, non per colpa esclusiva di noi sardi. Anche se con le ferrovie non c’è poi stata poi molta consonanza. Tra l’altro ogni investimento ferroviario, da quel primo di fine ’800 fino all’ultimo d’un secolo dopo, si andrà sempre con l’alternarsi di strombazzati annunci e di silenziose messe da parte. Tanto da far sì che la nostra rete ferroviaria sarebbe rimasta sempre una grande incompiuta. O, come nel caso dell’elettrificazione avviata ai tempi di Craxi, risoltasi in niente più che un evidente spreco di risorse assai poco comprensibile.

D’altra parte, ancora nell’ultimo ventennio, alla rete sarda sarebbero andate sempre solo le briciole, ed anche il futuro non sembra essere differente, se è vero, come parrebbe certo, che degli oltre 13mila milioni di euro di nuovi investimenti, le ferrovie statali ne investirebbero nell’isola solo 187, contro i quasi 3mila destinati alla Sicilia ed i 900 alla Campania. Ora, per meglio inquadrare il problema, ci sarebbe da domandarsi se le ferrovie sarde siano ancora utili e necessarie. O, meglio, se l’attuale rete ferroviaria risponda, o meno, ai bisogni di mobilità della nostra popolazione. Non sarà certo facile rispondere, considerate le attuali condizioni, non solo di lentezza, dei nostri treni. Attualmente, secondo i dati disponibili, ogni mese utilizzerebbero il treno poco più di 400mila persone per compiere mediamente spostamenti di non più di 40 chilometri.

Mentre sul percorso Cagliari-Sassari e viceversa, ad esempio, risulterebbero neppure 2mila, solo lo 0,5 per cento! Eppure, secondo uno studio recente, sarebbero oltre 25 mila i passaggi mensili fra le due maggiori città dell’isola, di cui circa l’85 per cento compiuti con auto private. Ci sarebbe, quindi, il tanto per avere un collegamento ferroviario veloce, entro le due ore? E verrebbe ritenuto di utilità sociale e d’interesse economico? Sono domande che occorre fare, anche perché di un riordino e di una razionalizzazione dell’intera rete ferroviaria sarda ce ne sarebbe proprio bisogno, dopo circa un secolo di continue dimenticanze. La risposta la si attende dal ministro Toninelli (e per competenza anche dall’Assessore Todde), in quanto la Sardegna, che ha le ferrovie più vecchie d’Europa, ha necessità, ed anche il diritto, di ottenere da parte dell’ente ferroviario di Stato ben più di quei pochi spiccioli – l’1,3 per cento del totale – con cui si vorrebbe solo porre dei frettolosi rammendi ad una rete ormai piena di strappi.

PAOLO FADDA
STORICO E SCRITTORE
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Un commento del Direttore
Caro comm. Fadda, condivido totalmente le sue considerazioni. Non so se le linee veloci Cagliari-Sassari e vc., Cagliari-Olbia e vc. e altri eventuali collegamenti si dimostrerebbero economicamente “in attivo”. Sicuramente darebbero grandissimi vantaggi complessivi all’economia della Sardegna e enormi opportunità di carattere sociale e culturale. Per esempio darebbero una grande spinta alla realizzazione dell’unica Università della Sardegna (University of Sardinia), articolata nelle due sedi storiche di Cagliari e Sassari con razionale diffusione in tutto il territorio sardo. Per questo obbiettivo (il potenziamento delle linee ferroviarie sarde) si dovrebbe mobilitare con assoluta priorità una parte rilevante delle risorse che dovrebbero competere alla Sardegna in applicazione dell’art.13 dello Statuto. A mio parere è una battaglia che dovremo portare avanti come sardi unitariamente, mettendo in campo una grande mobilitazione pari almeno a quella che si riuscì a realizzare per il secondo piano di rinascita. Non perdiamo tempo. Cominciamo con lo studio e con il coinvolgimento degli intellettuali, al servizio del popolo. Sempre che esistano ancora oltre alla benemerita “riserva della Repubblica” di cui Lei commandator Paolo Fadda è esponente di spicco.
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La risposta del comm. Fadda
Grazie, caro amico, per l’arruolamento onorario fra le “riserve” della Repubblica che tanto mi gratifica e grazie, ancora, per la condivisione delle mie osservazioni sullo stato DEPLOREVOLE del nostro sistema ferroviario abbandonato, ormai da troppo tempo, da chi dovrebbe occuparsene (e non escludo la Regione sarda che, mi sembra, sia tra le fornitrici di euro alla società ferroviaria pubblica). Si potrà fare qualcosa? Non dispero anche se mi pare che si sia più attenti nel difendere l’ambulatorio di Masullas o magari il centrovista di Isili che per andare in treno da Cagliari a Sassari si impieghi lo stesso tempo che occorre per partire da Venezia ed arrivare a Napoli!
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3 Responses to Sardegna, altro che Tav. Lo stato deplorevole delle ferrovie sarde. Il commento di Paolo Fadda su L’Unione Sarda

  1. […] SARDA, CRONACA SARDEGNA – CAGLIARI Oggi 2 agosto 2019 alle 12:30, DALLA PRIMA PAGINA Nella penisola si parla di alta velocità. Ma in Sardegna ci sono le ferrovie più vecchie d’E… Sardegna, altro che Tav: il commento di Paolo Fadda Paolo Fadda (Archivio Aservice srl). […]

  2. […] “Il Recovery Plan dovrà essere per l’Europa e per l’Italia non solo uno strumento per affrontare le negative conseguenze economiche delle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus, ma anche un’opportunità e un’occasione per introdurre profondi mutamenti nel sistema economico e sociale. Ciò sarà possibile solo se prevarrà la capacità di indirizzare la spendita delle risorse su progetti credibili che possano davvero segnare un mutamento profondo e duraturo. Anche la Sardegna dovrà partecipare a questo percorso, rifuggendo dalla tentazione di disperdere le proprie possibilità di proposta in decine di progetti di svariata natura. Da questo punto di vista pensiamo che ci si dovrebbe concentrare su un solo obiettivo: il superamento dei due principali svantaggi dell’Isola rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa. Da una parte la difficoltà di interconnessione tra le diverse parti della Sardegna, dall’altra un sistema di produzione di energia costoso e obsoleto. A questo scopo è indispensabile la realizzazione di una rete ferroviaria veloce e integrata come unico strumento utile a creare una connessione profonda fra le diverse parti della Sardegna. Storicamente la difficoltà di mettere in relazione sistemica l’intera isola è sempre stato uno degli impedimenti maggiori alla crescita economica e sociale della stessa, il Recovery Plan potrebbe e dovrebbe essere un’occasione da non perdere. Allo stesso tempo, sviluppare il grande potenziale dell’Isola nel campo delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione da elettrolisi di idrogeno verde decarbonizzato che non solo consentirebbe un drastico abbattimento delle emissioni di CO2, ma anche, in una regione potenzialmente ricca di rinnovabili, di progettare un futuro totalmente privo delle medesime emissioni”. Come Aladinpernsiero ne abbiamo parlato in più occasione, eccone una: https://www.aladinpensiero.it/?p=99242 […]

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