La storia della medicina
di Piero Marcialis
29. Ambroise Paré.
Nacque a Laval nel 1510, da umilissima famiglia, padre barbiere e madre prostituta. La sorella Caterina sposò Gaspard Martin, barbiere cerusico a Parigi; barbiere cerusico anche il fratello Giovanni che esercitava a Vitre’ in Bretagna.
Con questa parentela divenne anch’egli chirurgo-barbiere, ma a Parigi si concentrò sul solo lavoro di chirurgo e ottenne un posto nel grande Hotel-Dieu, dove rimase tre anni.
Fece poi esperienze preziose seguendo l’esercito in numerose campagne.
Nel 1537 è con Francesco I nell’invasione del Piemonte, quando ormai è in uso la polvere da sparo.
A Torino, nella cura delle ferite, sostituì una crema emolliente improvvisata all’olio bollente, come allora si usava, e scoprì che era il sistema migliore: “decisi quindi di non ustionare più i poveretti colpiti da armi da fuoco”, poiché tali ferite non avevano alcun carattere velenoso.
Seguono esperienze di ogni genere in Bretagna, poi a Boulogne, e ancora in Germania.
Scopre la possibilità di sostituire al cauterio l’allacciatura dei vasi, come misura emostatica nelle amputazioni.
Nel 1554, data la fama acquistata, fu infine ammesso nella esclusiva confraternita del Collegio di San Cosma, come flebotomo e chirurgo, benché non sapesse di latino.
Nel 1559 si stabilisce definitivamente a Parigi.
In quell’anno cerca di curare Enrico II, ferito nel corso di un torneo amichevole, gli è compagno addirittura Andrea Vesalio, chiamato appositamente. Ma è invano.
Enrico muore e lascia vedova la famosa Caterina de’ Medici, che governerà sui figli e sulla Francia.
Nelle terribili ore della Notte di S.Bartolomeo (23 e 24 agosto 1572, vedi Aladin pensiero 24 agosto 2013), Paré assiste il capo ugonotto ammiraglio Gaspard de Coligny, ferito a morte da un criminale, e si trova egli stesso in pericolo: è lo stesso Carlo IX, figlio di Caterina, che gli dà rifugio nelle sue stanze. [segue]
Altri meriti di Paré, che ne hanno fatto il padre della chirurgia moderna, oltre alla cura delle ferite da armi da fuoco, sono il modo di trattare fratture e lussazioni, l’abolizione della castrazione nell’erniotomia, l’invenzione della pinza per arterie e di altri strumenti chirurgici.
Il grande chirurgo usava restare umile: “io l’ho curato, Dio lo ha guarito”, era solito dire. Ed era del parere che “è sempre bene incoraggiare il paziente, anche se i sintomi fanno prevedere il peggio”.
Paré muore nel 1590, i suoi sistemi gli sopravvivono per tre secoli.
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Piero Marcialis su aladinpensiero online.
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