Mercoledì 8 maggio 2019
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La Scuola di Cultura Politica Francesco Cocco su Il Risveglio della Sardegna.
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Francesco Cocco visto da un “giovane”
8 Maggio 2019
Roberto Mirasola a domanda di Andrea Pubusa risponde. Su Democraziaoggi.
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Se non fai da bravo ti vendo agli zingari.
di Gianni Loy*
Nei giorni scorsi, migliaia di persone hanno riempito le sale del teatro lirico di Cagliari e del Conservatorio per assistere ad un concerto dell’Orchestra Europea della pace, 30 musicisti che hanno eseguito musiche della tradizione Rom. Il pubblico ha gradito, si è profuso in scroscianti applausi, accompagnando, il travolgente ritmo delle musiche. I più audaci hanno persino tentato qualche passo di danza, accompagnando i rom presenti che, trascinati dal ritmo familiare, hanno incominciato a ballare lungo i corridoi della platea.. Insomma un happening in piena regola, come dicono al mio paese. [segue]
Grande successo della cultura rom, quindi. Grande successo, quasi in contemporanea, quello ottenuto dai manifestanti di torre Maura a Roma. Prima hanno imposto alle autorità di allontanare alcune decine di rom destinati ad un centro di accoglienza del quartiere; successivamente, a Casal bruciato, hanno impedito che una famiglia di cittadini italiani, di etnia rom, regolari assegnatari di una casa popolare, prendesse possesso dell’alloggio.
“Vi bruciamo vivi. Se entrate qui dentro vi ammazziamo”. Avrebbero minacciato secondo quanto riporta il cronista del Messaggero. La famiglia ha avuto paura, ha ricevuto la solidarietà dalle autorità politiche, ma è dovuta andar via, rassegnata, con la promessa che, forse, troveranno loro un’altra casa, magari in qualche area della città meno intransigente.
In ogni caso, lo stato di diritto è stato pesantemente calpestato.
Il fatto, mi fa tornare alla mente un analogo episodio, avvenuto nel 1962 nel Mississipi, dove un forte movimento, popolare e delle istituzioni locali cercava di impedire ad un signore, si chiamava Meredith, di accedere all’università nella quale si era regolarmente iscritto. Meredith, non era neppure rom, il suo unico difetto era quello di avere la pelle nera. Solo che in quel caso, differentemente da quanto capitato alla famiglia italiana, il presidente degli Stati Uniti in persona inviò l’esercito per permettere a quel cittadino americano di esercitare il proprio diritto. Così a Meredith, unico nero in mezzo ad una moltitudine di bianchi, fu garantito il diritto di frequentare l’Università e di laurearsi!
Allora, la storia andò avanti verso il progresso. A Roma, in Italia, torna al passato. Con sintomi sempre più preoccupanti. Qualche giorno dopo, durante una trasmissione televisiva, un giovane proveniente dallo stesso quartiere di Torre Maura ha dichiaro: “I rom sono diversi, non sono uguali a noi. Insegnano ai figli a fare cose che noi non insegneremmo mai”, e dal pubblico è subito partito un applauso. Si tratta, più o meno, della stessa teoria avanzata dalla rivista “La difesa della razza”, nel 1938, che sosteneva il primato della razza ariana rispetto agli africani e, soprattutto, agli ebrei. Di lì a qualche anno ebrei e rom sarebbero stati accomunati dalla stessa fine nei forni dei lager.
Ed intanto proseguiva, in Sardegna, il successo della giornata internazionale del popolo rom, l’8 aprile, alla quale ha reso omaggio, primo tra tutti l’arcivescovo di Cagliari, mons. Miglio rappresentando il migliore insegnamento di Papa Francesco.
Ma con qualche distinguo: anche a Cagliari, quando un quotidiano online, nel celebrare l’occasione, intitola: “Basta pregiudizi: qualcuno ruba, non tutti”, suscitando l’indignazione di qualche Rom che vorrebbe che venisse rimossa da quel sito la propria fotografia.
Lo capisco. Tuttavia, quel titolo, quel concetto, è per me illuminante. Testimonia la perfetta uguaglianza tra le diverse comunità etniche presenti in Italia. Prendiamo i sardi: qualcuno ruba, non tutti” Qualcuno potrebbe smentire tale affermazione. Vale per i politici “non rom”: qualcuno ruba, non tutti”, prorio come i rom! O no? Lo stesso per le persone di etnia italica (sempre che ne esista una) e per tutti i cittadini italiani di altra etnia: Qualcuno ruba, non tutti!
La cosa che trovo più ridicola, tuttavia, è il permanere dello stereotipo di un’etnia di “brutti sporchi e cattivi”, li chiamano ancora “zingari”; eppure, se ne trovano uno per strada, non lo sanno distinguere. Un caro amico italiano di etnia rom, tanti hanno fa, mi ha raccontato che mentre usciva dall’Hotel Italia, a Cagliari, gli si è avvicinato un giovane italiano per chiedergli l’elemosina. Scherzando commentava: Ti rendi conto, io, zingaro, avrei dovuto chiedere l’elemosina a lui non viceversa! Mia madre avrebbe commentato : Su mundu a fundu in susu”
La verità, è bene si sappia, è che i rom, gli zingari, sono in mezzo a noi, spesso in incognito, come gli alieni che prendono sembianze umane per confondersi tra la gente. Sono tra i compagni di scuola che non rivelano la loro origine etnica per non farsi discriminare; sono attori, da Charlie Chaplin a Banderas, sono grandi musicisti, scienziati, intellettuali. Sono calciatori che hanno contribuito ai successi della nazionale italiana (indovinate chi?). Sono i musicisti ed i ballerini di flamenco che applaudiamo tute le volte che calcano i palchi dei nostri teatri.
Ed allo stesso tempo, continuiamo tramandare ai nostri figli uno stereotipo ormai patetico: Se non fai da bravo ti vendo agli zingari.
* Articolo pubblicato dalla rivista della Diocesi di Ales-Terralba Nuovo Cammino.
“>nuovocammino21aprile2019
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-Foto della pagina fb di Alex Spinelli
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