Gli OCCHIALI di PIERO: 5 maggio, Napoleone, Karl Marx, Kierkegaard, Tiddia, Agustin Faradundo… Leggiamo Gramsci!
Ei fu. Beh, lo sapete tutti.
KARL MARX
5 maggio 1818, nasce l’uomo che darà al socialismo una base scientifica.
Non si può riassumere Marx in poche righe. Diciamo che tanta parte del suo pensiero è talmente solida che è persino entrata nel linguaggio comune, nonostante tutti i critici che, ideologicamente, ne hanno criticato il pensiero perchè è… ideologico.
Tanti si sono esercitati a scrivere “che cosa non ha capito Marx”, ” quello che è sbagliato in Marx”, “quel che è superato in Marx”. Questi sforzi, quasi sempre evitano di dire quel che aveva capito, quel che è giusto, quel che non è superato.
I suoi scritti, dai Manoscritti economico-filosofici alle Tesi su Feuerbach, al Manifesto dei comunisti, al Capitale, contengono analisi ancora utili a chi vuole servirsene.
Marx disse: i filosofi hanno finora interpretato il mondo, ora è tempo di cambiarlo.
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SOREN KIERKEGAARD
Søren Kierkegaard.
Nasce a Copenaghen il 5 maggio 1813 e qui morirà l’11 novembre 1855.
Il Congresso di Vienna ridurrà il territorio della Danimarca togliendo la Norvegia.
Lui ebbe a dire in proposito: è stata la mia sventura, la Danimarca basta appena per uno e quest’uno sono io. Tutta la sua vita è sotto il segno della sventura, quasi che se la cercasse, come quando nel 1841 lascia la deliziosafidanzata Regina Olsen.
Sui moti del 1848 egli scrisse: “nello stesso momento in cui la borghesia tendeva decisamente a prendere il potere si è sollevato il Quarto Stato. Certo si dirà ora che la colpa è di quest’ultimo, ma ciò non è vero: esso è semplicemente la vittima innocente, cui si darà addosso, che si fucilerà e si maledirà”.
Per lui il proletariato sarà vittima non solo della classe antagonista, ma anche dei falsi apostoli che avevano seminato tra i diseredati speranze impossibili.
Tra i falsi apostoli metteva anche Karl Marx e contrapponeva a “proletari di tutto il mondo unitevi” il suo “uomini di tutto il mondo ritrovate la vostra singolarità”.
Il campo di Søren è la fede religiosa, che ha due livelli: la religiosità socratica che riconosce la verità come interna all’uomo; la religiosità cristiana che vede il Dio la verità. Gli stadi per giungere alla verità si studiano a scuola:estetico, etico e religioso, con qualche professore (non il mio) che non capisce che da uno stadio all’altro c’è rottura e non continuità (se no, che significa aut-aut?).
Opere: Aut-Aut, Timore e tremore, Briciole di filosofia, Il concetto dell’angoscia,, La malattia mortale, Esercizio del cirstianesimo, Discorsi edificanti, pubblicati con vari pseudonimi, tranne quest’ultimo, e infine il Diario (pubblicato postumo).
La sua firma
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MARIO TIDDIA
Nato a Sarroch (Cagliari) il 5 maggio 1936 è stato un idolo sportivo dei sardi.
Calciatore e in seguito allenatore del Cagliari-calcio, protagonista del ritorno della squadra in serie A nel 1978. Lo chiamavano “Cincinnato”, perchè alternava con l’agricoltura la sua attività sportiva. E’ morto a Sarroch il 5 agosto 2009.
AGUSTIN FARABUNDO MARTI’ (5 MAGGIO 1893 – 1° FEBBRAIO 1932)
Rivoluzionario salvadoregno. Diplomato in un collegio salesiano, studiò diritto all’Università di El Salvador. Deportato in Guatemala nel 1920 per aver lottato contro l’oligarchia della famiglia Melendez-Quinonez, partecipa alla fondazione del Partito Comunista del Centro-America. Ritorna a El Salvador come delegato del Soccorso Rosso Internazionale e collabora col sindacato dei lavoratori salvadoregni.
Nel 1928 collabora in Nicaragua con Augusto Cesar Sandino.
Dirigente del PCS (Partito Comunista Salvadoregno), fondato nel 1930.
Nel 1932 il PCS decide una sollevazione popolare contro il governo del generale Maximiliano Hernandez Martinez. Martì vien arrestato il 19 gennaio (arrestato 9 volte tra il ’20 e il ’32, a El Salvador, in Guatemala, Stati Uniti, Messico). La rivolta scoppiò il 22 gennaio e fu repressa dall’esercito nel sangue di 15mila o 30mila uccisi.
Il 1° febbraio 1932 a San Salvador Martì viene fucilato.
CONGRESSI? LEGGIAMO GRAMSCI
Svolgimento dei congressi. Argomenti messi all’ordine del giorno e argomenti omessi per evitare conflitti radicali. L’ordine del giorno dovrebbe risultare dai problemi concreti che si sono imposti all’attenzione nello spazio tra un congresso e l’altro e dalle prospettive avvenire, oltre che dai punti dottrinari intorno ai quali si formano le correnti generali d’opinione e di raggruppano le frazioni. (Quaderni del carcere)
(continua…)
Su quali basi e con quali criteri vengono scelte o rinnovate le direzioni?
Sulla base di una tendenza dottrinaria generica, dando alla nuova direzione una fiducia generica, oppure dopo che il congresso ha fissato un indirizzo concreto e preciso di attività? La democrazia interna di un movimento (cioè il grado più o meno grande di democrazia interna, cioè di partecipazione degli elementi di base alla decisione e alla fissazione della linea di attività) si può misurare e giudicare anche e forse specialmente a questa stregua. (continua)
Altro elemento importante è la composizione sociale dei congressi, del gruppo degli oratori e della direzione eletta, in rapporto alla composizione sociale del movimento nel suo complesso. (continua)
Che influsso hanno nei congressi le organizzazioni subordinate e sussidiarie (o che tali dovrebbero essere), il gruppo parlamentare, gli organizzatori sindacali, ecc.?
Ai deputati e ai capi sindacali viene fatta nei congressi una posizione speciale, ufficialmente e organicamente o sia pure solo di fatto? (continua)
E’ necessario fissare lo svolgimento che hanno avuto nel tempo e nello spazio i problemi concreti più importanti: la questione sindacale, il rapporto tra il centro politico e i sindacati, la questione agraria, le questioni di organizzazione interna in tutte le diverse interferenze. Ogni questione presenta due aspetti: come è stata trattata teoricamente e tecnicamente e come è stata affrontata praticamente.
(continua)
Altra questione è quella della stampa, nei suoi diversi aspetti. (qui sintetizzo) Quando un deputato o un senatore parla in Parlamento ci possono essere tre o più versioni del suo discorso: 1) la versione ufficiale degli Atti parlamentari; 2) la versione ufficiale del movimento al quale appartiene; 3) la versione dei giornali di altri partiti o della cosidetta pubblica opinione (fine sintesi). I giornali popolari (cattolici, nota mia) e socialisti tacevano addirittura al loro pubblico certe affermazioni di rispettivi deputati che tendevano a rendere possibile una combinazione parlamentare-governativa delle due tendenze… (fine)
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