Impugnazione di una legge ingiusta

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Oggi giovedì 4 aprile 2019 alle ore 17.00 a Cagliari nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna in via San Salvatore da Horta n°2 si svolgerà un incontro-dibattito pubblico per la presentazione del ricorso contro la legge elettorale sarda dal titolo “Una legge ingiusta”. Introduzione di Andrea Pubusa, conclusioni di Marco Ligas, presiede e coordina Gabriella Lanero. Organizzano il CoStat e il Coordinamento regionale per l’attuazione della Costituzione.
Come annunciato, un gruppo di elettori ed elettrici democratici della Sardegna intendono presentare al Tar Sardegna un ricorso col quale impugnano l’atto di proclamazione degli eletti effettuato il 23 marzo scorso dalla Corte d’appello di Cagliari. I ricorrenti sono persone note del mondo culturale regionale: fra gli altri, Marco Ligas, già direttore e Roberto Loddo direttore de il manifesto sardo, Andrea Pubusa, Antonello Murgia, responsabile dell’Anpi provincia di Cagliari, Fernando Codonesu, Franco Meloni ed altri del CoStat, Franco Tronci e un folto gruppo di docenti delle scuole superiori, impegnati nel mondo della cultura e dell’associazionismo. Adesioni sono pervenute anche da Sassari, da Nuoro e da altri centri della Sardegna. Nell’intendimento dei proponenti, il ricorso dovrebbe portare la legge elettorale all’esame della Corte Costituzionale e alla correzione dell’atto di proclamazione degli eletti con una conseguente nuova composizione del Consiglio regionale. Quali censure muovono questi cittadini e cosa chiedono al Giudice amministrativo?
- La insufficienza della disciplina sulla parità dei genere,
- l’eccessivo premio di maggioranza,
- le alte soglie di sbarramento,
- il voto disgiunto,
- la mancata elezione del terzo candidato alla Presidenza a differenza del secondo,
- l’adesione fittizia di consiglieri uscenti a liste per evitare la raccolta delle firme.
Più precisamente l’insufficienza della disciplina sulla parità uomo-donna, che consente il voto solo per un genere, escludendo l’altro, col risultato della elezione di solo otto donne. Se la Corte costituzionale accoglierà questo rilievo, il Tar dovrà annullare le elezioni del 24 febbraio e si dovrà andare a nuove elezioni.
Premio di maggioranza. La seconda censura riguarda il premio di maggioranza. E’ eccessivo e privo di ragionevolezza assegnare al candidato presidente più votato, che ha il 40% dei voti il 60% dei seggi. Questo premio di maggioranza viola il carattere uguale del voto in uscita, ossia nel momento dell’assegnazione dei seggi.
Impugnazione delle soglie di sbarramento. E’ illegittimo poi lo sbarramento al 10% e al 5% o quantomeno il primo. Questa soglia è volta ad assicurare ai partiti maggiori il monopolio del governo e dell’opposizione. Una conventio ad excludendum per legge nei riguardi delle liste minori non allineate e coperte, che viola il carattere democratico dell’ordinamento.
Rappresentanza territoriale. Viene portata all’attenzione del giudice amministrativo e della Corte costituzionale anche la violazione della rappresentanza dei territori, che è anch’esso un vulnus del principio di uguaglianza del voto. Il Medio-Campidano, l’Ogliastra e il Sulcis-Iglesiente hanno avuto meno seggi di quanti la stessa legge elettorale sarda (art. 3) ne prevede in ragione del numero degli elettori delle diverse circoscrizioni.
No alle adesioni fittizie a liste per escludere la raccolta delle firme. Infine, bando alle furbate che consentono di esentare dalla raccolta delle firme le liste che non hanno mai eletto consiglieri regionali. Alcuni consiglieri regionali uscenti, pur rimanendo nelle proprie liste d’origine, hanno fittiziamente aderito ad altre liste per consentir loro la partecipazione alle elezioni senza raccogliere firme. Ciò è stato possibile grazie all’art. 21 della legge-truffa, che viola il principio di eguaglianza (art. 3 Cost.).
La mancata elezione del candidato presidente del M5S. Desogus, terzo classificato, a differenza del secondo e primo perdente Massimo Zedda, non è stato eletto presidente.
Il voto disgiunto, per violazione del principio di chiarezza del voto. Quali i tempi del processo? Il Presidente del Tar fisserà l’udienza prima dell’estate. In quella udienza se il Tar riterrà le questioni di legittimità costituzionale rilevanti e non manifestamente infondate (è sufficiente il dubbio sulla legittimità costituzionale), rinvierà gli atti processuali alla Corte Costituzionale.
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[Comunicato stampa CoStat - Coordinamento regionale per l'attuazione della Costituzione]
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«Se ci danno ragione si rischia di rivotare»
Andrea Pubusa, L’Unione sarda di giovedì 4 aprile 2019
[segue]
L’avevano promesso: impugneremo i risultati elettorali, chiunque vinca. E infatti. Il ricorso è pronto, e stasera sarà illustrato in un incontro pubblico a Cagliari (alle 17 alla Fondazione di Sardegna, via San Salvatore da Horta): «Vogliamo che la Corte costituzionale si pronunci su alcuni profili, per noi illegittimi, della legge elettorale sarda», anticipa Andrea Pubusa, avvocato che col figlio Paolo ha curato l’impugnazione, e la sottoscriverà insieme a Marco Ligas, Fernando Codonesu e altri esponenti dei Comitati per la Costituzione.
Come funziona il ricorso?
«Tecnicamente impugneremo al Tar l’atto di proclamazione degli eletti».
E dal Tar cosa vi aspettate?
«Che rinvii gli atti alla Consulta. Non credo che la questione si possa ritenere manifestamente infondata».
Che cosa contestate?
«Anzitutto, il premio di maggioranza abnorme. Col 40% dei voti hai il 60% dei seggi».
Garantisce la governabilità.
«La Corte, nella sentenza sull’Italicum, ritiene appropriato far scattare un premio del 54% se si supera la soglia del 40. Quello previsto dalla legge sarda è sproporzionato».
L’altro nodo sono le soglie di sbarramento.
«Già: col premio di maggioranza, soglie così elevate non sono giustificate. Favoriscono l’astensionismo, per il timore di “sprecare” il voto. E creano ingiuste disparità».
In che senso?
«Poiché lo sbarramento per le liste singole è al 5% e per le coalizioni al 10, i “piccoli” devono correre da soli. Quindi con soli 60 candidati consiglieri, rispetto ai grandi poli che hanno centinaia di cercatori di voti».
Il presidente Solinas dice che vuole cambiare la legge.
«È una cosa positiva, noi gli chiederemo un incontro. Purtroppo si è detto anche nella scorsa legislatura ma poi non è successo niente».
Secondo lei perché?
«Per convenienze particolari. Le attuali regole proteggono forzatamente un duopolio che si spartisce maggioranza e opposizione, gratificando figure di scarso rilievo. Se poi qualcuno supera lo sbarramento, lo si decapita».
Perché entrano in Consiglio solo i candidati presidenti che arrivano primo o secondo?
«Già. Prenda Desogus dei 5Stelle: ottiene 85mila voti, il suo partito entra in Consiglio. Lui, che ne rappresenta l’indirizzo politico, resta fuori».
Se il vostro ricorso fosse accolto, che cosa succederebbe?
«Se la Corte cancellasse alcune parti della legge, il Tar potrebbe dover riscrivere l’atto di proclamazione, nominando consiglieri alcuni che oggi non risultano eletti».
C’è anche la possibilità che vengano annullate le elezioni?
«Sì. Paradossalmente gli attuali eletti, per salvarsi, hanno interesse a cambiare la legge, perché decadrebbe il ricorso. Un effetto positivo della nostra iniziativa». (g. m.)

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