Oggi giovedì 21 febbraio 2019
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In Sardegna il 24 ci vuole un netto colpo di scopa
21 Febbraio 2019
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
C’è molta confusione in vista del voto. Molti sono gli indecisi, molti coloro che sono propensi all’astensione. Per avere uno stimolo al voto, per sapere come votare occorre sapere cosa serve oggi alla Sardegna, cosa è utile in linea generale. E da questa scelta di fondo che discende poi il ragionamento sul voto utile […]
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L’unico voto utile è quello per la Sardegna [di Nicolò Migheli]
By sardegnasoprattutto/ 19 febbraio 2019/ Società & Politica/. La scelta ragionata di Nicolò Migheli per Andrea Murgia e Autodeterminazione.
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Elezioni sarde.
Il CID Centro di Iniziativa Democratica da indicazione di voto per le Liste del Centro sinistra
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Non mi asterrò dal voto, domenica.
(…) Per quanto mi riguarda più direttamente, la preminenza che da tempo ho dato ai temi della soggettività specifica della Sardegna, ancorchè da federalista e non da indipendentista, e, non lo nascondo, un certo occhio di riguardo anche al carattere di freschezza generazionale della candidatura presidenziale, mi inducono a dare il mio voto ad Andrea Murgia, ad Autodeterminatzione e a una candidata e a un candidato che sceglierò nella lista del collegio cagliaritano.
di Tonino Dessì su fb.
Ma non voterò per nessuna delle tre coalizioni maggiori potenzialmente destinate a contendersi l’elezione del Presidente della Regione, dalla quale dipenderà l’attribuzione del premio di seggi che assicurerà la maggioranza nel prossimo Consiglio regionale.
Non mi si può rimproverare una vocazione minoritaria, neppure nel voto.
Nella mia ormai lunga esperienza da elettore, iniziata nel 1975 con un voto al PSI alle elezioni comunali di Nuoro, credo di aver votato per liste minoritarie della allora “sinistra di classe” solo due o tre volte, dal 1977, anno in cui mi iscrissi al PdUP per il comunismo, fino al 1984, anno in cui il PdUP, dopo un ultimo accordo elettorale col PCI proprio per le elezioni regionali sarde, confluì direttamente nel PCI. [...]
Da allora, fino al 2006, ho sempre votato per quel partito o per le coalizioni progressiste e uliviste promosse dal PDS e dai DS e per candidati di quel partito.
Fra il 2006 e il 2014 ho praticato una scelta di astensione (fatti salvi i referendum), interrotta per votare alle ultime elezioni regionali sarde il mio amico ed ex collega di Giunta Francesco Pigliaru, e, nella lista del PD, un mio antico compagno d’arme.
Ne ho dato anche allora notizia pubblica, nonostante fosse noto che dopo la conclusione del ciclo PCI-PDS-DS non avevo, come non ho più, aderito ad alcun partito.
La mia ultima chance al centrosinistra sardo e il mio ultimo “voto utile” ai fini maggioritari li ho dati e consumati allora.
I successivi cinque anni di governo regionale mi hanno portato progressivamente a decidere di non ripetere quella scelta.
Credo di aver spiegato le ragioni specifiche per le quali in queste nuove elezioni regionali una fondamentale esigenza democratica di pluralismo faccia assumere al sostegno per l’una o per l’altra delle due liste di sinistra, quella di Autodeterminatzione e quella della Sinistra Sarda, un valore a mio avviso preminente, o comunque non inferiore a qualunque altro.
Come mi pare infatti debba esservi coerenza con le scelte fatte in occasione del referendum costituzionale, penso sia ugualmente manifestazione di coerenza cercare di contrastare praticamente, nei fatti, cioè col voto, gli effetti antidemocratici di una legge elettorale regionale che lo stesso centrosinistra sardo, quale si presenta alle elezioni, non ha voluto far nulla per modificare, nonostante il giudizio che essa rappresenti una porcheria sia unanimemente condiviso.
Ho rigettato fin dall’inizio di questa campagna elettorale l’esortazione al voto per la coalizione di centrosinistra “utile” per scongiurare che il centrodestra torni dopo cinque anni alla guida della Regione (https://www.facebook.com/100007719966372/posts/2220424174891560?sfns=mo).
Mi sono impegnato tuttavia prevalentemente nelle scorse settimane a richiamare, analizzare, commentare le questioni principali della vita pubblica, civile e sociale, italiana e sarda, che impongono un contrasto coerente, rigoroso, motivato delle politiche generali messe in atto dal Governo M5S-Lega.
Ritengo che nessuno possa muovermi l’appunto di aver spostato oltre il ragionevole il bersaglio delle mie critiche, fermo restando che nessuna delle forze dell’attuale opposizione parlamentare mi rappresenta.
Credo peraltro realisticamente che la competizione sarà fra centrodestra e centrosinistra -vedo il M5S ormai tagliato fuori- e sono propenso a ritenere che l’esito sarà determinato dal voto disgiunto, cioè dalla minore o maggiore quantità di voti che una parte del centrodestra sardo ancora detentrice di qualche potere di controllo sul proprio elettorato deciderà e sarà capace di far tacitamente convergere sul candidato del centrosinistra, perchè non mossa a entusiasmo nè rassicurata tanto dall’estranea e truce ipoteca salviniana quanto dall’oscuro candidato presidenziale sardista.
E se lo ha già deciso o se lo farà nelle prossime ore non sarà stato e non sarà gratis.
La pessima campagna elettorale che si è svolta -una delle più lontane che io ricordi dalle tematiche sarde, se non vi avesse fatto irruzione la vertenza dei pastori- non è stata tale da smuovermi rispetto alle convinzioni che avevo anticipato e che non ripeterò nel dettaglio (https://www.facebook.com/100007719966372/posts/2231147050485939?sfns=mo).
Ribadisco, nonostante i limiti che non mi sono sfuggiti anche da parte loro, persino in qualche candidatura, che una qualificata rappresentanza dell’area culturale sicuramente democratica e antifascista di matrice cosiddetta “identitaria” e una sperabilmente combattiva rappresentanza della sinistra non gravitante intorno al PD, che di sinistra non è, arricchirebbero il prossimo consiglio regionale e lo renderebbero meno pedissequamente dipendente dalle dinamiche dei maggiori schieramenti continentali, da troppo tempo e col tempo sempre più indifferenti alle prospettive della nostra autonomia speciale quale strumento di soggettività e di sviluppo del popolo sardo.
Ho cercato di dare alle due liste cui mi riferisco anche qualche suggerimento per rendere più convincente la loro richiesta di consensi (https://www.facebook.com/100007719966372/posts/2233847016882609?sfns=mo).
Non sono del tutto in grado di valutare se nelle loro quotidiane iniziative e nei loro contatti capillari abbiano accolto quei suggerimenti.
La copertura mediatica giocoforza non le ha agevolate e ormai quel che hanno potuto e saputo fare è agli atti.
Io ho compagne e compagni, amiche e amici candidati in entrambe le liste.
In serena coscienza ritengo che un voto dato a una di queste liste non sottragga alcuna chance ad altri: la mia, in difetto della loro presenza, sarebbe una scelta che andrebbe piuttosto a confluire in quello che presumibilmente resterà ancora il “partito” più grosso, quello dell’astensione, la cui consistenza si è già manifestata con un autentico “sciopero del voto” alle recenti elezioni suppletive cagliaritane.
A chi in particolare volesse per una volta provare a uscire da quei ranghi, le due liste in questione presentano entrambe un’offerta dignitosa e, se confortata dal successo, potenzialmente utile, in attesa di tempi migliori.
Per quanto mi riguarda più direttamente, la preminenza che da tempo ho dato ai temi della soggettività specifica della Sardegna, ancorchè da federalista e non da indipendentista, e, non lo nascondo, un certo occhio di riguardo anche al carattere di freschezza generazionale della candidatura presidenziale, mi inducono a dare il mio voto ad Andrea Murgia, ad Autodeterminatzione e a una candidata e a un candidato che sceglierò nella lista del collegio cagliaritano.
In questo modo ancora una volta riprendo a esercitare il mio impegno democratico di elettore sardo.
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