Quando i cittadini giustamente pretendono equità e rispetto dalla Pubblica amministrazione.
Tutti i programmi politici da tempo immemore e in tutte le scadenze elettorali (ovviamente anche quella prossima sarda) individuano tra gli obbiettivi prioritari quello di ridurre drasticamente il carico burocratico sui cittadini, sulle imprese, sulle associazioni. Nei fatti nulla si fa, anzi la selva di regole e regolette aumenta sempre più, così come aumentano le “sanzioni” che in misura perversa colpiscono i cittadini, le imprese, le associazioni che per un motivo o per un altro le hanno violate. Il meccanismo di tali normative è perverso in quanto punisce in misura apparentemente uguale tutti i “trasgressori”, in realtà in modo pesante solo i più deboli. E, come diceva don Lorenzo Milani per altre circostanze, ma qui pertinenti “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. Per uscire dal generico, ci riferiamo a una sanzione inflitta al titolare di una micro-impresa, reo di aver depositato con circa sei mesi di ritardo il bilancio aziendale presso la Camera di Commercio e per questo “condannato” a pagare una sanzione di 284,66 euro. Così come risulta precisamente in base alla normativa di riferimento per queste vicende, come a lui comunicato dalla Camera di Commercio a due mesi dalla data riscontrata della violazione, la sanzione amministrativa prevista da 137,33 a 1.376,00 euro, è stata fissata in 274,66 euro, a cui si aggiungono le spese di notifica fino appunto a un totale di 284,66 euro. Ora il nostro amico artigiano dovrebbe pure ringraziare per tale “sconto”, pagare e chiuderla qui. Cosa che farà senz’altro, da buon cittadino e imprenditore, che paga tutte tutte le tasse, le imposte e gli oneri sociali. Ma lo fa lamentandosi del fatto che la dura norma lo costringe a versare all’Erario una somma per lui enorme, che deve sottrarre ai magri ricavi della sua micro-impresa. (Segue) Per lui è davvero esagerato che per una scadenza dimenticata debba pagare tanto. La Camera di Commercio poteva comportarsi diversamente? Forse in certi limiti sì, probabilmente avrebbe potuto regolamentare in misura diversa l’applicazione del minimo previsto dalla legge, limitandosi a richiedere 137,33 euro più spese di notifica. O forse no. Approfondiremo. Il limite insormontabile è certo la legge, l’attuale legge, precisamente, ci dice la nota della Camera, la legge 689/81 agli artt. 5 e 16. Ma questa legge – sosteniamo convintamente noi – va cambiata! Va cambiata nella logica che si deve stabilire un rapporto civile, improntato all’equità, tra la Pubblica Amministrazione e i cittadini. Nella fatispecie si potrebbe fissare la sanzione in misura ragionevole, commisurata alle capacità economiche dell’impresa, anche stabilendo un rapporto di collaborazione, avvertendo della scadenza imminente o superata (la tecnologia lo consente senza particolari aggravamenti organizzativi e di costi). Tra l’altro stiamo parlando di cittadini ligi al dovere, che agiscono alla luce del sole e che alla luce del sole possono sbagliare, perfino (!) dimenticandosi di una scadenza burocratica, come nel nostro caso. Chiediamo troppo? Non crediamo proprio. Ci pensino i nostri politici, a cui spetta la produzione delle norme e, come in questo caso, a semplificare il quadro normativo, cassando le norme inutili o attenuandone gli aspetti vessatori. Perché anche da queste questioni deriva il mantenimento della coesione sociale e il rispetto delle Istituzioni, che devono essere al servizio dei cittadini e non titolari di angherie irragionevoli verso gli stessi.
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