Consiglio direttivo del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Sintesi della discussione e delle conclusioni del Consiglio direttivo del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Roma 26/1/2019
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Rilanciare l’esperienza del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Occorre rispondere anzitutto all’interrogativo: ha ancora senso e spazio di iniziativa il nostro Coordinamento, che non può vivere solo dell’eredità di essere stato protagonista del risultato referendario del 4 dicembre 2016?
La risposta è positiva dal punto di vista dello spazio di intervento possibile e dell’esigenza di contribuire a rimettere la Costituzione al centro di una battaglia per i diritti. Naturalmente occorre che ci misuriamo con le energie su cui possiamo contare per valutare la possibilità di realizzare gli obiettivi, mentre nell’ultima fase occorre riconoscere che non siamo riusciti a realizzarli.
La risposta a questo interrogativo di fondo per il ruolo futuro del Coordinamento dipenderà dalla capacità del direttivo e dei Comitati territoriali, con l’aiuto delle personalità che hanno contribuito al nostro lavoro in questi anni, di indicare con chiarezza gli obiettivi e di organizzarne la realizzazione, che si fonda più che mai sul contributo volontario di ciascuno di noi e sulle risorse che siamo in grado di raccogliere a sostegno.
Per questo il Direttivo del CDC ha definito un primo gruppo di obiettivi da sottoporre ai Comitati territoriali. Con il contributo delle osservazioni e delle proposte che verranno dai Comitati territoriali verrà definita una valutazione più completa in vista dell’Assemblea nazionale che verrà convocata verso la metà di marzo.
I punti di iniziativa più immediati sono:
Costituzione.
Sono in campo iniziative per modificare aspetti rilevanti della Costituzione. Solo apparentemente sono aspetti a sé stanti perchè in realtà investono il ruolo del parlamento e il suo essere architrave del sistema democratico rappresentativo del nostro paese come è delineato dalla Costituzione.
E’ parte essenziale di questo processo l’attuazione dell’articolo 116 che prevede percorsi per una autonomia differenziata di alcune Regioni, la cui attuazione attuale delinea un serio pericolo di compromissione di diritti fondamentali (istruzione, salute, ecc.) che invece debbono essere garantiti a tutti cittadini e che sono parte essenziale dell’unità del nostro paese. Non a caso questo processo di affidamento di poteri su materie fondamentali avviene senza avere prima definito con precisione i livelli essenziali delle prestazioni che lo Stato si impegna a garantire a tutti i cittadini italiani senza distinzione di collocazione territoriale. Tuttora non sono pubblici i documenti che dovrebbero costituire la base per accordi tra le singole regioni e lo Stato, quindi senza trasparenza. Questa modalità è inaccettabile perchè l’affidamento dei poteri non solo avverrebbe senza il presupposto dei diritti essenziali garantiti a tutti ovunque si trovino nel territorio nazionale ma anche sulla base di patti diretti, a due, senza la possibilità per le altre regioni di intervenire su tutti i problemi di finanziamento e di affidamento dei poteri, con l’aggiunta del rischio di dover prendere atto dei risultati della trattativa diretta e questo porterebbe il parlamento ad esaminare proposte di leggi da approvare a maggioranza assoluta senza la possibilità di emendarne il testo derivante dagli accordi. Accordi che in seguito all’approvazione parlamentare non sarebbero più modificabili senza l’accordo della regione interessata e con l’aggravante che non sarebbe neppure possibile sottoporli a referendum abrogativo. E’ una scelta grave che può provocare una involuzione del carattere unitario del nostro paese, impedendo la parità di diritti che la Costituzione e poi le leggi di riforma nei diversi ambiti si impegnano a garantire a tutti i cittadini.
Inoltre è in discussione alla Camera un’insoddisfacente proposta di referendum propositivo, su cui torneremo con maggiore puntualità anticipando fin da ora la richiesta al parlamento di consentire comunque il ricorso al referendum costituzionale prima dell’entrata in vigore, evitando la situazione che si è creata sull’articolo 81, che un’approvazione con oltre i due terzi ha sottratto al giudizio dei cittadini, senza che risultino tuttora iniziative parlamentari per modificare questa modifica della Costituzione che è una delle conseguenze più inaccettabili della politica di austerità.
Ancora: al Senato si sta discutendo della riduzione drastica dei deputati e dei senatori con l’unica vera motivazione della riduzione dei costi, senza alcun riguardo per le conseguenze sulla sua rappresentanza e funzionalità. Allo stato il testo che andrà in aula tra pochi giorni ha come conseguenza la riduzione della capacità di rappresentanza territoriale dei parlamentari, alza implicitamente le soglie di sbarramento, rischia seriamente di compromettere il ruolo del parlamento.
Ancora più grave è che non si parli della modifica della legge elettorale vigente, tanto più all’inizio della legislatura. Quella attuale ha creato un parlamento di nominati dall’alto. Per questo resta primaria la necessità di una sua radicale modifica, come del resto ha indicato più volte il CDC, in quanto la legge elettorale costituisce un tutto unico con la capacità di rappresentanza del parlamento. Occorre rovesciare l’ordine della discussione, prima occorre approvare una nuova legge elettorale per archiviare la fase dei nominati dall’alto, ridando ai cittadini la possibilità di scegliere, poi si può discutere un’eventuale modifica dell’assetto parlamentare che risponda all’esigenza di rilanciarne la funzione, non di sminuirne il ruolo. Questo, ad esempio, era il contenuto della proposta avanzata da Rodotà e Ferrara.
Sappiamo inoltre che non è del tutto superata la tentazione di introdurre in Costituzione il vincolo di mandato per i parlamentari, modificando l’articolo 67.
Tutto questo ci porta alla convinzione che ci sia un nuovo tentativo di modificare la Costituzione, il quale pur presentandosi articolato su diversi punti, solo apparentemente separati, suggerisce un disegno coerente volto a ridimensionare il ruolo del parlamento, architrave istituzionale della nostra Costituzione. Ne abbiamo già visto una pesante compromissione con l’ultima legge di bilancio, di cui è stata preclusa la discussione e persino la lettura, arrivando ad un’approvazione a scatola chiusa. Questa situazione è foriera di ulteriori pericolose modifiche istituzionali, tra le quali particolarmente preoccupante una possibile deriva presidenzialista.
Su queste materie verranno promosse iniziative nazionali, con l’invito a promuoverle – insieme ad altri soggetti disponibili – anche a livello territoriale.
Questioni economiche e sociali.
I diritti previsti dalla nostra Costituzione intervengono nei campi fondamentali della vita delle persone: istruzione, salute, progressività ed equità fiscale, ecc.
Il problema di fondo per noi non riguarda le forzature nei conti pubblici perchè siamo sempre stati critici con l’austerità che ha compromesso il progresso sociale e allargato la forbice delle iniquità nel nostro paese, creando disoccupazione e assenza di prospettive per i giovani. Ci sembra foriera di particolare preoccupazione l’introduzione di una prima parte di flat tax che già crea una profonda e iniqua disparità tra lavoratori dipendenti e pensionati da un lato e professionisti e lavoratori autonomi dall’altro che avranno un privilegio fiscale consistente, che si intreccia con i condoni. Se questa scelta per ora limitata dovesse diventare politica fiscale a tutto campo avremmo una sua definitiva corporativizzazione, con la conseguenza di aumentare le iniquità e i trattamenti diversi a parità di reddito, compromettendo il principio di progressività. Da questo deriverebbero conseguenze evidenti per lo stato sociale.
Diventa quindi necessaria una riflessione di fondo che porti alla critica radicale delle politiche fiscali, che hanno contraddetto il principio costituzionale della progressività. Sulle politiche fiscali c’è anche un evidente risvolto europeo nella negativa concorrenza fiscale tra Stati. Su questi temi contiamo di convocare un’iniziativa insieme ad altri soggetti.
Migranti.
Abbiamo già in diverse occasioni preso posizioni di denuncia e svolto un’iniziativa con introduzione di Domenico Gallo. Inoltre abbiamo preso iniziative di denuncia alla magistratura, purtroppo finora senza seguito. Continueremo, insieme alle tante altre associazioni che sono in campo le iniziative, con l’obiettivo di proseguire nella denuncia della regressione delle scelte politiche, ai limiti di comportamenti inumani, che arrivano a chiudere i porti, a impedire i soccorsi, trincerandosi dietro al rimpallo ai presunti soccorsi libici, che continuano ad essere condotti con comportamenti non rispondenti alle leggi internazionali e ai trattati, con il risultato che 500.000 persone sono ormai rinchiuse nei lager libici senza diritti e con grave rischio per la loro integrità e la vita stessa. Non accetteremo mai né tanto meno ci rassegneremo ad assistere senza reagire alle stragi in mare e al respingimento pregiudiziale dei migranti.
Dobbiamo collegarci a quanti conducono un’azione per ripristinare diritti fondamentali delle persone e per rivedere leggi come il decreto Salvini che ha come effetto di fondo la negazione di diritti di rango costituzionale, arrivando alla revoca della cittadinanza perfino a quanti già ne godono, finendo con la creazione di un’area di nuova e obbligata illegalità che contraddice perfino gli obiettivi di sicurezza proclamati per giustificare questa regressione legislativa. Su questa materia purtroppo il M5Stelle oggi sembra essere del tutto subalterno alla Lega, perfino sulla missione Sophia.
Tutti i campi di azione sono utili e tra questi il sostegno legale a sindaci, associazioni, singoli che gli avvocati del CDC presteranno per aiutare la tutela dei diritti delle persone, a partire dal tema della residenza negata, e valutando insieme al mondo associativo – che oggi respinge questa inumana chiusura verso coloro che affrontano migrazioni a rischio della propria vita – la possibilità di cancellare in particolare l’articolo 15 del decreto Salvini anche con un referendum abrogativo.
Anche le azioni presso la magistratura per ottenere il rinvio alla suprema Corte possono ottenere di rimettere in discussione i punti peggiori della legge Salvini come fu già per la Bossi Fini.
Iniziativa su beni comuni
Sta per iniziare la raccolta delle firme a sostegno del rilancio delle proposte di Rodotà sui beni comuni.
Condividiamo il merito della proposta per meglio individuare la tematica e le modalità per attuarla, in questo senso l’importanza dell’obiettivo della raccolta di un milione di firme a sostegno della proposta non può essere certamente da noi sottovalutato.
Contribuiremo – e invitiamo a contribuire – a questo obiettivo nei limiti delle nostre energie.
[per approfondimenti su Aladinews: https://www.aladinpensiero.it/?p=92660]
Europa.
Tra meno di 4 mesi, si voterà per il parlamento europeo. E’ utile che partecipiamo a questo appuntamento con una nostra posizione. Non si tratta di accodarsi ad una posizione difensiva dell’attuale assetto europeo perchè sovranisti e nazionalisti cercano di approfittare del varco aperto dalla Brexit per rimettere in discussione l’idea stessa di Europa. Per noi questa Europa non va bene, deve cambiare in profondità, modificare a fondo il sistema di trattati che costituisce la ragnatela che ha costruito la gabbia dell’austerità, dando vita invece ad una reale cittadinanza sociale europea, togliendo gli strumenti di concorrenza al ribasso tra stati su fisco e lavoro, dando una reale centralità al parlamento.
In conclusione non possiamo restare in attesa, dobbiamo cercare di contribuire ad uno sbocco positivo di questa tormentata e nuova fase politica e sociale e il nostro faro è e sarà la Costituzione, i suoi principi fondamentali. Per questo abbiamo bisogno di capire cosa siamo in grado di fare, come possiamo contribuire insieme ad altri soggetti associativi, a partire dall’Anpi e raccordandoci con il mondo sindacale, per avviare una mobilitazione delle persone, delle associazioni che vogliono bloccare questa deriva e avviare un percorso positivo.
Dobbiamo per realizzare questi obiettivi rinnovare i nostri strumenti di lavoro, sapendo che resta fondamentale l’impegno volontario e gratuito che ci ha dato forza durante la campagna referendaria costituzionale.
(Sono intervenuti nella discussione introdotta da Grandi: Falomi, Besostri, Gianni, Caputo, Adami, Beschi, Russo Spena, La Valle, Maria Longo, Baicchi, Di Marco, Caserta, Silvia Manderino, Maria A.Cabiddu, Giulia Venia, Pileggi, Gallo che ha concluso la discussione. Villone e Russo assenti giustificati)
[…] – Approfondimenti: https://www.aladinpensiero.it/?s=Rodotà Sintesi della discussione e delle conclusioni del Consiglio direttivo del Coordinamento per la Democ… Roma 26/1/2019 [omissis] Iniziativa su beni comuni (…) raccolta delle firme a sostegno del […]