Il Bene si fa strada: bene!
Decreto sicurezza e disobbedienza, quid juris?
3 Gennaio 2019
Red su Democraziaoggi.
Il CoStat, nella sua iniziativa sulla c.d. Legge Sicurezza del dicembre scorso, aveva lanciato un appello ai sindaci sardi per una “disobbedienza” verso quelle norme discriminatorie dei migranti in riferimento ai diritti fondamentali; questi, in quanto inviolabili, riguardano la persona a prescindere dal possesso della cittadinanza. Ora alcuni sindaci di importanti città italiane si muovono in questa direzione, con l’obiettivo d’investire la Corte Costituzionale della questione. Ecco, in sintesi, un quadro, in punto di fatto e di diritto, della vicenda.
[segue]
(nella foto piccola Leoluca Orlando)
Sul piano strettamente giuridico come dar torto al presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli? Egli giustamente sottolinea che quello di Orlando e deglia altri sindaci “disobbedienti” per il momento sia solo di «un atto politico. I Comuni sono tenuti a uniformarsi alle leggi». In altri termini, il decreto deve essere applicato. Questo perché «la pubblica amministrazione – spiega Mirabelli – non può sollevare questioni di legittimità costituzionale e deve uniformarsi alla legge, a meno che non sia liberticida, che potrebbe essere un caso eccezionale, una rottura dell’ordinamento democratico». Se ci sono atti che la legge impone ai Comuni, infatti, «il sindaco non può disapplicarla. Se la disapplica, e in ipotesi interviene il prefetto o un’altra autorità, sorge un contenzioso e allora potrebbe essere sollevata una questione di legittimità costituzionale». Questa sembra la prospettiva di Orlando, creare un contenzioso giudiziario che consenta di sollevare la questione di legittimità costituzionale. Matteo Salvini finge di non capire e annuncia che i sindaci ribelli risponderanno dei loro atti «penalmente e civilmente», perché con la decisione di congelare l’applicazione di una parte relativa all’immigrazione del decreto sicurezza vanno contro «una legge dello Stato». Dimentica il Ministro che sopra la legge ordinaria c’è la legge fondamentale, la Costituzione, metro di validità di tutte le leggi.
La questione sul piano giuridico è chiara: in Italia – come spiega Mirabelli – le leggi, ancorché costituzionalmente illegittime, devono essere applicate fin quando non vengano abrogate dal Parlamento o annullate dalla Corte Costituzionale. L’affermazione di Orlando e di De Magistris che le leggi contrastanti con la Costituzione non si applicano ha una valore politico e morale, non vale tuttavia per l’amministrazione, vale per i giudici, in quali, ove abbiano il dubbio sulla legittimità costituzionale di una legge, devono sollevare d’ufficio la questione davanti alla Consulta, sospendendo il processo in corso fino alla decisione della questione. Tuttavia se la Corte costituzionale non annulla la legge, devono riprendere il giudizio, applicandola.
Nel caso del decreto sicurezza non c’è dubbio che la disposizione contestata da Orlando presenta molti profili di dubbia costituzionalità. Intanto, è ancora attuale la distinzione cittadino/straniero secondo la Costituzione? Fra i costituzionalisti il quesito è molto dibattuto. Basti ricordare che nell’ottobre del 2009, su questo tema, proprio a Cagliari, si è tenuto il Convegno nazionale dei Costituzionalisti. La relazione introduttiva di Valerio Onida, già Presidente della Corte Costituzionale, aveva ad oggetto “Lo statuto costituzionale del non cittadino“, e già l’eliminazione del termine “straniero”, è molto significativa.
Rinviando alla sintesi in questo blog di quella bella e dotta relazione, si può dire brevemente che il riconoscimento nella Carte successive al 1945 dei diritti umani universali fa perdere centralità alla cittadinanza. I rapporti internazionali non ruotano più attorno al principio nazionale, che identificava cittadinanza e nazionalità, e sembrava dare un fondamento “naturale” alla distinzione fra cittadini e stranieri. Oggi la convivenza e il meticciato, (gruppi diversi per origine, cultura, lingua e religione, all’interno dei confini statali) impedisce di considerare lo Stato come esclusiva espressione giuridica di un gruppo umano ben identificato per caratteri “pregiuridici”. È sempre più difficile dunque giustificare differenze di trattamento o discriminazioni su basi “naturalistiche” o “di fatto”.
Il riconoscimento di un nucleo di diritti inviolabili comuni a tutti gli esseri umani rende più problematica e meno giustificabile la differenza cittadino/non cittadino. I diritti del cittadino sono oggi sempre più diritti dell’uomo. L’universalizzazione dei diritti nata con l’ONU e le giurisprudenze sovranazionali, che operano in nome dei diritti sovranazionali, cambia radicalmente il panorama. Sotto questo profilo le affermazioni di Orlando e di De Magistris, non a caso giuristi, sono difficilmente contestabili. La visione ottecentesca e precostituzionale è quella di Salvini. La nostra Carta e le Carte del secondo dopoguerra vanno tutte in direzione opposta, e cioè verso l’estensione dei diritti di partecipazione e di rappresentanza, nonché dei diritti fondamentali alla crescente quota di stranieri residenti spesso stabilmente nel territorio italiano. Bastano questi spunti per capire come la posizione dei sindaci “disobbedienti” si inquadra nella prospettiva dello sviluppo ed attuazione della nostra Carta, confermata dal voto popolare del 4 dicembre. Ogni opzione riduttiva – o addirittura aggressiva, come quella di Salvini – finisce per cozzare irrimediabilmente con i principi di civiltà giuridica e di civiltà tout court, codificati nella nostra Costiruzione.
Cosa ci possiamo, dunque, aspettare? Che si presenti l’occasione di un giudizio per sollevare la questione di legittimità costituzionale, chiedendo il rinvio degli atti alla Consulta. Questo potrà avvenire o con le modalità indicate da Mirabelli oppure semplicemente attraverso il ricorso al Giudice di un migrante che venga escluso dall’anagrafe. Sarà, dunque, la Corte costituzionale a dirimere la questione. E’ auspicabile che il fronte dei sindaci si allarghi e si diffonda capillarmente, perché le misure ispirate da Salvini, oltre che sul piano costituzionale, costituiscono un regresso anche in termini di tenore civile del nostro Paese: allargano ed estendono umori razzisti che non promettono nulla di buono. La storia lo insegna.
—————————————————
—————————————————
Gian Giacomo Pisotti
su fb
Il sindaco di Napoli De Magistris dichiara che la città è disposta ad accogliere i 49 migranti che, sulle due navi tedesche, si trovano in una situazione prossima, con il maltempo, a divenire drammatica. Offre la soluzione a quello che ormai è un grande problema umanitario, prima che giuridico (estremamente complesso, questo, dal punto di vista del diritto internazionale poiché coinvolge almeno quattro Paesi, in assenza di adeguate intese). Il ministro dell’interno Salvini, manifestando una ferocia finalizzata esclusivamente al proprio consenso elettorale, usa espressioni violente, ipotizzando addirittura, sia pure capziosamente, il ricorso all’esercito, e oltraggiosamente riserva a De Magistris, in quanto sindaco, l’accusa di avere finora profittato di una “pacchia”. A De Magistris, al quale possono essere attribuiti dei difetti, ma non certo approfittamenti di questo genere.
Colpisce, ancora una volta, che il ministro dell’interno si arroghi il potere di esprimere da solo la politica dell’intero governo, pur in assenza di qualsiasi problema di ordine pubblico, e che il governo rigorosamente taccia in ogni sua componente.
Silenti finora, mi sembra, anche le principali forze politiche di opposizione, da cui si aspetterebbero non critiche estemporanee e contingenti, ma progetti adeguati alla complessità del fenomeno migratorio.
—————-
Questo delle due navi tedesche che complessivamente hanno a bordo circa 50 persone, tra cui diversi bambini, e chiedono inutilmente da nove giorni un porto sicuro a diversi paesi, è ormai un grave problema umanitario, non più giuridico o politico. Mi viene da pensare che se si trattasse di 50 cagnolini in difficoltà si sarebbe già diffusa nell’opinione pubblica una certa emozione, giustamente. Quasi nessuna emozione invece per questi esseri umani, la cui identità di persone si dissolve perché comunque costituiscono una quota degli invasori, perché se entrano loro poi entra tutta l’Africa e non solo, e si rischia il meticciato, e viene messa in pericolo la nostra civiltà cristiana, e perciò non si deve più cedere al ricatto, ecc.
——————-
Gian Giacomo Pisotti
Su fb 25 dicembre 2018 alle ore 23:46.
La nave Sea Watch, ferma a sud di Lampedusa con a bordo 33 persone salvate, chiede da qualche ora un porto sicuro a tre Paesi.
Per l’Italia il rifiuto viene dal Ministro dell’Interno, con la motivazione di carattere politico, non giuridico, “Abbiamo dato abbastanza, vadano altrove”.
Questo caso conferma, al di là delle sue implicazioni giuridiche e umanitarie, che è il Ministro Salvini a dettare da solo la politica estera italiana, pur essendo titolare del mero potere di tutela dell’ordine pubblico; e che il Governo permette questa nuova concentrazione delle competenze, mentre decide di ignorare il Global Compact for Migration adottato a Marrakech il 10-11 dicembre, firmato da circa 150 paesi.
Il governo italiano non si è presentato a Marrakech con l’espediente della necessità di una previa pronuncia parlamentare (rispetto inusuale per il Parlamento). Ha rinunciato in questo modo a far parte del consorzio dei paesi civili che hanno, finalmente, deciso di creare una rete solidale di assistenza concordata, con equa distribuzione degli oneri fra tutti. Vi ha rinunciato benché, per ora, quell’accordo non contenga norme vincolanti ma solo comuni dichiarazioni di intenti. Chiude la porta platealmente, con violenza, per fini di facile consenso. Profitta degli istinti di una quantità di brava gente che in clima natalizio recita le sue preghiere impetrando salvezza per sé, i familiari e pochi altri (e intanto rimuove con fastidio l’appello cristiano del Papa; cosa che appare sorprendente anche a un laico).
Il sindaco di Sassari Nicola Sanna interviene sul Decreto Sicurezza.
Di seguito le sue dichiarazioni.
Nicola Sanna sul decreto sicurezza: sarà fatta opposizione alle disposizioni incostituzionali e che violano i diritti umani
«Sassari è una città accogliente, nella quale è in atto un percorso di integrazione che non può essere interrotto. Sarà fatta opposizione alle disposizioni incostituzionali e che violano i diritti umani».
Interviene sul Decreto Sicurezza il sindaco Nicola Sanna, sottolineando che «l’applicazione avrà ricadute negative sui territori. Ho voluto incontrare questa mattina, a Palazzo Ducale, i funzionari dell’Ufficio Anagrafe per verificare la situazione rispetto al divieto di iscrizione per i titolari di permesso di soggiorno per richiesta asilo. Ho chiesto loro di essere messo al corrente, quotidianamente, delle richieste di iscrizione, che negli ultimi tre mesi sono risultate essere in numero piuttosto ridotto. I casi saranno valutati di volta in volta e, se necessario, interverrò come ufficiale dell’Anagrafe».
«Ma questa non è l’unica disposizione che mette a rischio i percorsi di integrazione, le modifiche ai progetti Sprar e la scomparsa del permesso di soggiorno per motivi umanitari non faranno altro che creare instabilità e caos nelle nostre città, che continuano a lavorare per l’inclusione sociale dei cittadini stranieri».
«Le criticità del decreto, e le possibili soluzioni, erano già state rese note da Anci – continua il primo cittadino, anche coordinatore della Consulta delle Città medie Anci – prima dell’approvazione e sono state ignorate. Non può che acuirsi oggi la preoccupazione per la sicurezza e la coesione sociale delle nostre comunità».
«Le osservazioni saranno inviate nuovamente da Anci alla Commissione Immigrazione – aggiunge Nicola Sanna – ed è stato richiesto un incontro con il Ministro Salvini. Intanto sui territori si continua a monitorare la situazione. Nei prossimi giorni convocherò a Sassari una riunione con i responsabili dei Cas, Centri di Accoglienza Straordinaria, e del progetto Sprar, il Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati, alla presenza delle assessore alle Politiche sociali Pina Ballore e alle Politiche per i servizi al cittadino Rossana Serratrice. I diritti di tutti i cittadini stranieri devono essere tutelati, nel rispetto della Carta Costituzionale. E la sicurezza sociale delle nostre città deve essere garantita».