Innovare e praticare nuovi modelli di sviluppo per il paese. Il ruolo della Camera di Commercio
di Giampiero Lecis *
Concordiamo in toto con il concetto secondo cui l’innovazione di prodotti e di processi, in tutti i campi dell’economia ma anche della società e delle istituzioni, sia la condizione necessaria per l’uscita dall’attuale situazione di crisi, mentre si delineano nuovi scenari e si vogliono praticare nuovi modelli di sviluppo del paese.
Quantunque il campo dell’innovazione sia a 360°, in questa sede si focalizza l’attenzione sull’innovazione nel mondo delle imprese, nel quale – lo riconosciamo – i comportamenti e le iniziative innovative, convivono con comportamenti ostativi rispetto all’innovazione. Purtroppo la parte del mondo dell’impresa che non riesce ad innovare e pertanto a gestire i processi di cambiamento è tuttora di rilevante consistenza, differenziata da settore economico a settore economico e rispetto alla collocazione geografica delle imprese medesime.
L’innovazione è un’esigenza vitale delle imprese, possiamo dire “di sopravvivenza”, a tal punto che la mancata innovazione nel medio periodo ne provoca la morte o come minimo la crescente marginalizzazione rispetto al mercato. Nonostante tale esito nefasto ed inevitabile, molte imprese si ostinano a non innovare, spesso giustificando tale atteggiamento a causa dei costi connessi all’innovazione non sopportabili dalle imprese soprattutto nell’attuale pesantissima situazione economica. Ovviamente si possono comprendere le difficoltà delle imprese nell’attuale quadro di profonda crisi dell’economia (e non solo) e si deve ammettere che, fatte salve alcune eccezioni, l’impresa non è in grado di autofinanziare, se non in piccola parte, i costi connessi ai processi di cambiamento. Basti pensare ai costi della formazione e dell’aggiornamento del personale, ai costi della ricerca/sviluppo, etc. Tale situazione è nota da tempo e non è sfuggita alle organizzazioni pubbliche che per propria missione sostengono l’introduzione dell’innovazione nelle imprese. Le politiche di incentivazione dell’innovazione sono ormai ampiamente praticate, anche se non sempre con efficacia ed efficienza.
Spesso fattori di inefficacia e di inefficienza sono dovuti alla polverizzazione degli interventi o ad interventi a sostegno all’innovazione posti a carico di troppi soggetti che agiscono in maniera scoordinata.
Un esempio negativo di tale situazione lo abbiamo proprio in Sardegna, laddove sull’innovazione agiscono numerosi soggetti istituzionali, troppo spesso scoordinati, incapaci di concordare un composito e coerente quadro di interventi. Non è di per se negativo che sussista una pluralità di soggetti pubblici che sostengono l’innovazione, laddove si miri a raggiungere la più vasta platea delle imprese esistenti e di quelle che devono costituirsi. E’ invece senza dubbio negativo che tra i diversi soggetti pubblici non vi sia dialogo e concertazione rispetto ai diversi interventi, i quali richiedono appunto una chiara univoca direzione. Le politiche dell’innovazione sono oggi finanziate in modo consistente e particolare dall’Unione Europea, in misura sempre più ridotta dai singoli stati, dalle regioni e dagli enti locali. Spesso questi ultimi (stati, regioni, enti locali) sono soggetti erogatori delle risorse finanziarie comunitarie. Ma dobbiamo rammentare che lo stato e le regioni spesso cofinanziano con fondi propri gli interventi per l’innovazione. In quasi tutti i contesti poi anche il privato che vuole utilizzare le opportunità di incentivazione deve partecipare alle spese attraverso il cofinanziamento. E’ questa una criticità che a volte impedisce alle imprese di intraprendere il cammino dell’innovazione. Non ci sono soldi e i soldi per innovare non esistono nelle disponibilità di molte aziende private, grandi e piccole che siano. Ma discorso analogo si può fare per quanto riguarda il cofinanziamento pubblico spesso bloccato dai “patti di stabilità”. Gli interventi di finanziamento dell’attività innovativa (il credito all’innovazione) sono inadeguati, e solo oggi si mettono in campo iniziative a sostegno soprattutto della giovane impresa (a partire dall’impresa giovanile, da quella femminile, da quella delle periferie del sistema). Al riguardo sono molte e diversificate le forme di sostegno al credito: dal micro credito alle forme di partecipazione di capitale pubblico alle piccole imprese (seed capital) alle forme innovative quali il crowd funding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento). Si tratta sostanzialmente di un processo collaborativo di gruppi di persone e/o singoli che investono il proprio denaro per sostenere gli sforzi di altre persone ed organizzazioni.
I processi di innovazione sono anche sostenuti da una legislazione di favore, la quale, quantunque tuttora eccessivamente frammentata e sottoposta a persistenti vincoli burocratici, va comunque delineandosi con evidenti progressi misurabili nel tempo. Si cita come esempio la recente normativa in materia di start up innovative e di incubatori di start up innovative (decreto legge 18 ottobre 2012, n.179, convertito con la legge 17 dicembre 2012, n. 221), oggetto dell’iniziativa di oggi. Al riguardo si segnala la costituzione di un apposito “tavolo di lavoro”, allo stato informale, al quale partecipano la Camera di Commercio, il Comune di Cagliari, il Centro regionale di programmazione, Sardegna ricerche, il Banco di Sardegna, l’Università di Cagliari e alcune Associazioni di categoria. La necessità di formalizzazione di tale iniziativa comporterà conseguenti decisioni da parte degli organi di governo delle diverse istituzioni coinvolte, che speriamo non tardino.
Questo ad indicare che, al di là della difficile risoluzione del connubio “scarse risorse e innovazione”, si osserva un interessante fermento rispetto alla costituzione di nuove imprese innovative che richiama l’interesse di giovani, ma non solo, altamente specializzati e che può richiamare l’attenzione di capitali di investimento privati. Questo interesse, che la stessa Camera di Commercio di Cagliari ha potuto rilevare nel territorio, va coltivato con estrema attenzione e cura, perché rappresenta una chiave di sviluppo del territorio e anche una vetrina per mostrare le nostre eccellenze, fatte di idee di impresa che sanno competere con il resto del mondo. Questo convegno nasce da queste considerazioni.
Sommariamente descritto il nuovo contesto in questa sede, riferendoci all’intervento del presidente della Camera, vogliamo ulteriormente rimarcare il ruolo delle Camere di Commercio, con specifico riferimento alla Camera di Commercio di Cagliari, la quale peraltro ha da tempo stabilito di intervenire per favorire l’innovazione sia nelle imprese esistenti sia in quelle di prossima costituzione.
Al riguardo si fa preciso riferimento alla Relazione Previsionale e Programmatica del 2013 (http://images.ca.camcom.gov.it/f/operazionetrasparenza/re/rel_prev_prog2013.pdf ) e a documenti connessi, che segnano chiari impegni programmatici a cui si accompagnano importanti risorse per le attività di innovazione.
Proprio nella seduta camerale nella quale è stata approvata la relazione previsionale e programmatica io stesso ho posto in rilievo la necessità di agire in modo sistemico.
Mi permetto fare preciso riferimento testuale, tratto dal verbale del Consiglio Camerale del 17 dicembre 2012 (approvazione Relazione Previsionale Programmatica 2013): nel suo intervento il consigliere Giampiero Lecis, sottolinea l’importanza di investire adeguate risorse camerali sull’innovazione e di concorrere, unitamente ad altri soggetti pubblici e privati, all’assegnazione di risorse comunitarie e nazionali, anche alla luce della recente conversione del cd. decreto Sviluppo [decreto legge 18 ottobre 2012, n.179, convertito in legge 17 dicembre 2012, n.221]; propone pertanto di istituire un’apposita Commissione consultiva, integrata da esperti provenienti dall’ambito accademico, che porti a unità i diversi programmi camerali sul tema (premio innovazione, fondo seed capital, Cagliari territorio intelligente, promozione start up innovative, etc), integrandoli in un’ottica di sistema con l’azione delle altre istituzioni del territorio.
L’intervento richiamato ci consente di collegare l’attività autonoma della Camera (e del sistema camerale governato da Unioncamere) con le altre iniziative, soprattutto quelle finanziate con risorse comunitarie.
Al riguardo si rende necessario un rafforzamento dell’iniziativa camerale, sia per quanto si può ancora fare per orientare risorse residue dell’attuale fase di programmazione 2006-2013, sia soprattutto in relazione al necessario impegno rispetto alla programmazione dei fondi comunitari 2014-2020 Vedasi al riguardo il recente documento – 9 gennaio 2013 – della Commissione Europea sull’imprenditorialità 2020:
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2012:0795:FIN:IT:PDF, nonché il documento metodologico del Ministro per la coesione territoriale per la programmazione dei fondi comunitari 2014-2020:
http://www.coesioneterritoriale.gov.it/metodi-e-obiettivi-per-un-uso-efficace-nel-2014-2020/ .
La Camera partecipa ai cosiddetti “tavoli di parternariato” per la programmazione dei fondi comunitari, istituiti presso le Autorità di gestione dei diversi fondi, ma fino a questo momento lo ha fatto in misura insoddisfacente. Rammentando che le Camere di Commercio, per la loro natura pubblica e per la loro funzione, possono gestire direttamente fondi comunitari, (utilizzando parte di essi anche per la fase organizzativa), intendiamo superare senza indugi le attuali carenze. Rientra nelle direttive di riordino e rilancio dell’organizzazione camerale l’ attivazione di una struttura permanente dotata di adeguate risorse materiali e di personale professionale, in grado di progettare e gestire l’utilizzazione dei fondi comunitari, sulla base delle indicazioni previste dalla regolamentazione dell’Unione Europea.
In questa direzione si situa la decisione del sistema camerale sardo di rafforzare la struttura camerale Unioncamere regionale, secondo le indicazioni della normativa di riforma (art. 6 della legge 29 dicembre 1993, così come modificata dal d.lgs 15 febbraio 20101, n. 23).
Un capitolo a parte meriterebbero i rapporti del sistema camerale e della Camera di Commercio di Cagliari con le Scuole, le Università e gli altri Centri di Ricerca. Nel presente intervento non si tratta tale argomento, ma si vuole sottolineare la necessità di un “salto di qualità” di tali relazioni, che vedano un maggiore protagonismo della Camera e del sistema camerale soprattutto in relazione alla diffusione di un’adeguata cultura d’impresa.
Certo che dall’iniziativa di oggi scaturiranno chiarimenti e interessanti indicazioni per le iniziative di innovazione in favore del nostro territorio, auguro buon lavoro a tutti i convenuti.
Cagliari, 19 aprile 2013
* INNOVAZIONE e STAR UP INNOVATIVE
Cagliari 19 aprile 2013
Convegno promosso dalla Camera di Commercio e dal Centro Studi Relazioni Industriali
Intervento scritto presentato dal consigliere camerale Giampiero Lecis
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