Elezioni

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3f555ee7-6c23-42b0-b6e2-6df7df3b95b0Elezioni regionali, dall’impegno contro il centrodestra alla convergenza intorno al principio dell’autodeterminazione
di Fernando Codonesu*

Da alcune settimane su questo blog, sull’onda lunga oltre di due anni di impegno sul fronte politico, democratico e culturale che contraddistingue l’attività del Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria, ad iniziare dal tema del lavoro su cui abbiamo concentrato larga parte del nostro tempo e delle nostre energie, abbiamo ripreso a parlare delle ormai prossime elezioni regionali.
3e45830d-b4f4-44d3-83c0-797ffabbc8dbSu iniziativa del CoStat venerdì 23 si è svolta a Cagliari una importante assemblea dibattito sulla scadenza elettorale invitando ad un confronto le forze politiche che hanno votato NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, con esclusione di quelle di centrodestra, con l’auspicio che si trovino terreni unitari di confronto, per aggredire la crisi che sembra non finire mai, che è certo crisi economica, ma anche crisi politica di rappresentanza e difficoltà di identificazione in un partito, in uno schieramento o in un movimento di un elettorato, quello sardo, che per metà non vota più.
Ha introdotto il dibattito Andrea Pubusa che ha, tra l’altro, toccato i temi principali che dovrebbero caratterizzare l’attività politica del Consiglio regionale: lavoro, economia, riequilibrio e sviluppo territoriale, welfare, riforme istituzionali, neocentralismo regionale, ecc.
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Dal mio punto di vista è doveroso prima di affrontare gli aspetti principali del dibattito riprendere uno dei punti più significativi sviluppati da Gianfranco Sabattini che, con il rigore scientifico che lo contraddistingue, il 21 novembre in un suo intervento su questo blog ci ha ricordato che i risultati di due recenti ricerche demoscopiche dell’Università di Cagliari mostrano che per i sardi “i problemi prioritari sono quelli di carattere economico-sociale e non quelli di carattere etnico-cultural-territoriale; di fronte alla richiesta di esprimere le loro preferenze (con l’assegnazione di un punteggio, in una scala da 1 a 10, sulle priorità d’intervento riferite a diversi settori: Identità e cultura, Economia, Lavoro, Trasporti e infrastrutture, Riforme e istituzioni, Ambiente e territorio, Welfare, Sicurezza) i risultati hanno evidenziato la massima priorità assegnata al Lavoro, seguito da Trasporti e infrastrutture, Economia, Sicurezza, Welfare, Ambiente e territorio; penultimo il settore Identità e cultura e, ultimo, il settore Riforme e istituzioni”.
Bisogna far tesoro delle rilevazioni oggettive e approfondite che vengono da fonti autorevoli.
Detto questo, che ci impegna al rispetto della realtà e delle priorità maggiormente sentite dalla popolazione sarda, credo che sia indispensabile riconoscere alla politica che si occupa del bene pubblico e soprattutto alle forze politiche nostre interlocutrici del dibattito che abbiamo promosso, il diritto-dovere di osare, di superare i vincoli attuali che comprimono le aspirazioni di un popolo che intende essere nazione e che lavora per una sua collocazione ben definita all’interno dell’Europa. Si tratta di appunto di intravedere un percorso di superamento dei vincoli attuali, senza fretta e senza forzature perché la lezione che ci viene dalla storia e da esperienze recenti in campo europeo, prima di tutte l’esito del referendum catalano, suggeriscono un cammino che risponda alle esigenze espresse dai sardi come ci ha ricordato Sabattini e sia il risultato di una sperimentazione di lunga durata sul campo, per una politica che crei innanzitutto consenso per evitare che una minoranza, per quanta vasta, colta e per certi versi agguerrita, pensi di potersi imporre alla maggioranza dei cittadini. Le istituzioni, il governo e il potere si ottengono solo con una lavoro lungo e faticoso, nel rispetto delle regole, senza scorciatoie e proponendo uno scenario, ancorché non facilmente percorribile, sicuramente ricco di suggestione e tale da poter convogliare importanti energie della nostra isola verso una prospettiva comune.
Di questo si è parlato nel nostro incontro.
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I protagonisti del dibattito, Andrea Murgia candidato presidente di AutodermiNatzione, Gianni Marilotti per il M5S, Claudia Zuncheddu di Sardigna Libera, Roberto Mirasola di Sinistra Italiana, Giovannino Deriu di Potere al Popolo e Paolo Maninchedda del Partito dei Sardi, hanno avuto modo di riprendere alcuni dei temi introdotti da Pubusa, sviluppare le loro proposte e rispondere ad interventi e domande del pubblico.
Le aree politiche rappresentate nel dibattito erano fondamentalmente due: una vasta area dell’autodeterminazione e dell’indipendentismo rappresentata da Murgia, Zuncheddu e Maninchedda, due formazioni a sinistra del PD rappresentate da Mirasola e Deriu e una forza di governo, il M5S rappresentato da Marilotti.
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Da anni sono convinto che in Sardegna ci siano le condizioni per una vasta convergenza di forze politiche, gruppi, associazioni e singole personalità che si rifanno agli stessi principi cardine, che guardano ad un necessario avanzamento e superamento dell’autonomia regionale che, per molti aspetti, non ha nemmeno saputo attuare lo Statuto, ad un ruolo della Sardegna in quegli Stati Uniti dell’Europa che avevano pensato alcuni dei suoi padri fondatori.
Una convergenza, si badi bene, non di facciata e frutto di cartelli elettorali dell’ultima ora, ma che si radichi in un lavoro comune nei territori perché è di questo che c’è bisogno, perché un’area politica che si riconosce in un unico raggruppamento ha una forza d’urto e di cambiamento maggiore della somma delle singole componenti, una capacità di attrazione dell’elettorato senza pari, decisamente superiore a quella derivante da qualunque cartello elettorale o giustapposizione insiemistica di sigle partitiche.
Fatti salvi i vincoli nazionali del M5S per cui non si fanno alleanze, tema però non chiuso nemmeno da Marilotti che ha anzi ribadito la necessità che il M5S discuta e affronti questo tema, è risultato evidente nel dibattito di ieri che tutti stanno cercando di superare le divisioni e le diffidenze reciproche.
deriu1Così è stato a partire dall’area dell’autodeterminazione e dell’indipendentismo e così è anche per le due forze rappresentate da Deriu e Mirasola.
In questo senso sono state molto significative le aperture reciproche registrate soprattutto nella seconda parte del confronto, ad iniziare da Maninchedda
maninchedda1 che chiude dicendo che “le porte sono aperte fino all’ultimo minuto” e passando per gli appassionati interventi di Murgia per la soluzione dei tanti problemi della Sardegna, così come dell’avviso da parte di Deriu di non basarsi sul “programmismo” o sull’appello al voto utile. Le risposte concrete sono
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venute anche da Claudia Zuncheddu con il suo approfondimento sul sistema sanitario e da Mirasola che ha concentrato il suo ragionamento proprio sulle possibili convergenze.
Oggi conosciamo anche gli altri candidati presidente: Solinas su indicazione di Salvini per il centrodestra e Zedda che mette la sua faccia su un centrosinistra gattopardesco e trasformista come non mai. Di Pigliaru non si parla più: è scomparso anche come nome dal dibattito politico. Eppure Pigliaru è padre, figlio e fratello di ciascuno dei componenti della maggioranza in carica!
Non sappiamo se Pili e il suo movimento Unidos si presenteranno da soli, ma in tal caso Pili non entrerà in Consiglio a causa della legge elettorale pur superando la soglia della lista unica, oppure se preferirà far parte dello schieramento di centrodestra (ad oggi non è presente nell’elenco delle varie sigle componenti) avendo più di una chance di entrare in Consiglio dal portone principale.
In ogni caso è utile ricordare che una elezione si affronta con i numeri e se consideriamo le soglie di sbarramento del 5% per l’unica lista e del 10% per le coalizioni, a me pare evidente che un’unica lista che comprenda tutte le aree politiche presenti al dibattito di ieri, ovvero una lista che comprenda PDS, AutodetermiNatzione, Sardigna Libera, Sinistra Italiana (la componente alternativa a Zedda e al PD) e Potere al Popolo, avrebbe una forza dirompente, sarebbe capace di attrarre voti anche in larga parte dell’astensione e dell’area democratica, e conseguirebbe una larga rappresentanza in Consiglio regionale fino a poterne condizionare l’agenda politica.
In base al dibattito di ieri, che finalmente si è concentrato sui temi politici e non sui personalismi, credo che ci siano tutte le condizioni per lavorare unitariamente su un’unica lista, ma se proprio ciò non fosse nelle corde di qualcuno, che almeno si ragioni in termini di coalizione.
Sono i temi che uniscono. E’ il lavoro comune nei territori che può creare sintonie, affinità, modi di sentire e di vedere il mondo con uno scenario così ampio da valorizzare anche sensibilità differenti. Con il lavoro comune sperimentato nel tempo e direttamente nella risoluzione dei problemi che viviamo quotidianamente si possono superare le diffidenze reciproche e costruire una comune prospettiva di progresso per l’intera regione.
Personalmente lavorerò in questa direzione perché ritengo che la cosa più sbagliata da fare sia che ognuno vada incontro alle elezioni per conto proprio.
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* Anche su Democraziaoggi.
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“La prospettiva della creazione di una lista che possa mettere al centro i problemi concreti dei sardi dando però delle risposte in completa discontinuità con le politiche sino ad oggi portate avanti deve a mio parere essere perseguita con fiducia e umiltà.”
di Roberto Mirasola.

“Dopo la débâcle delle sinistre il 4 marzo scorso alle elezioni politiche e il continuo crescere, perlomeno nei sondaggi, del consenso nei confronti di Lega e M5S è evidente che ci si chiede come si possa fermare questa avanzata, soprattutto nei confronti della Lega xenofoba e razzista. Cosa fare dunque?
Io credo non esistano ricette sicure e tantomeno mi sento di rassicurare a cuor leggero in un contesto di difficoltà sopratutto per responsabilità nostre. E’ inutile girarci intorno se a sinistra non torniamo ad essere credibili è difficile poter ritornare a vincere, anche perché ciò che si propone riguarda soltanto nomi e il vecchio mascherato con l’utilizzo di parole in perfetto politichese ma lontane dalla gente: “coalizioni progressiste ampie, una volta civiche un’altra autonomiste” ma prive di contenuti. Nella politica Sarda sembra sia diventato centrale il leaderismo.
A monte manca totalmente un’analisi dell’attuale situazione in Sardegna. Un recente studio dell’Università di Cagliari, menzionato tra l’altro in questi giorni da Prof. Sabattini, ricorda che le preoccupazioni dei Sardi e dunque le loro priorità si concentrano su: Lavoro, Trasporti e infrastrutture, Riforme e istituzioni, Ambiente e territorio, Welfare. Da qui bisogna dunque ripartire e dare risposte concrete finalmente con coraggio voltando pagina con decisione rispetto al passato. Perché non possiamo dimenticare che, dati ISTAT alla mano, la disoccupazione si attesta al 16% contro una media nazionale del 10% per non parlare della disoccupazione giovanile.
Come ci ricorda spesso Fernando tra il 2007 e il 2016 ben 21.746 sardi sono emigrati all’estero e il trend negli ultimi anni è in aumento. E’ chiaro dunque che si è fatto poco ed è anche vero che per “creare” posti di lavoro bisogna avere una prospettiva di sviluppo locale avendo le idee chiare. Sino ad oggi abbiamo puntato su un sistema industriale completamente estraneo al contesto Sardo basato sulle importazioni più che sulle esportazioni con industrie come la chimica, la petrolchimica, la produzione dell’alluminio che hanno portato disoccupazione lasciando tra l’altro l’ambiente circostante fortemente compromesso avendolo inquinato. E’ necessario, dunque, ripensare un modello di sviluppo che debba essere sostenibile, ponendo al centro il rapporto ambientale che deve salvaguardare la salute e la qualità della vita. Puntare sull’agroalimentare, sul turismo, sull’economia del mare, investire nell’agricoltura e sulle energie rinnovabili, tutelando la piccola e media impresa. Questo non significa dire NO all’industria, significa perseguire altre vie.
Vorrei però approfondire ancora questo ragionamento, analizzandolo da un’altra prospettiva. E’ curioso che in un contesto di neo centralismo che da Bruxelles arriva sino a Roma, contestato da tutte le forze politiche, la stessa Regione abbia introdotto delle riforme che tendono ad accentrare. Ora una prospettiva di crescita economica si potrebbe avere se le risorse venissero adeguatamente redistribuite nei territori con un’adeguata programmazione territoriale. Invece l’ente Regione ha assorbito nel tempo competenze crescenti, sottraendole agli Enti Locali e allontanando le decisioni dal livello più vicino alle popolazioni, disconoscendo il principio di sussidiarietà che pure è ribadito nei principi europei e nazionali. Provvedimenti legislativi come la riforma degli enti locali proposta dalla Giunta Pigliaru e approvata dal Consiglio regionale hanno sancito per l’ennesima volta la situazione di una Regione che mentre rivendica maggiore autonomia nei confronti dello Stato è ben lontana dal riconoscerla all’interno del territorio regionale.
Ma quella degli Enti Locali non è stata la sola riforma in questa direzione. L’accentramento della organizzazione sanitaria, con la creazione dell’Azienda unica regionale è un altro esempio negativo. Noi siamo fortemente e decisamente contrari all’attuale riorganizzazione del sistema sanitario così come scritto nel nuovo piano sanitario che lascia sguarniti i territori dei livelli essenziali di assistenza facendo aumentare i rischi per i pazienti, le disuguaglianze e le iniquità. La nostra azione sarà improntata al sostegno della sanità pubblica, non accettando riforme sanitarie con trasformazioni decise dall’alto senza essere concertate con i territori.
Ora mi par di capire che su queste tematiche le differenze, perlomeno a livello programmatico, non siano tante tra SI, AutodetermiNatzione e Sardigna Libera. Il che impone uno sforzo di dialogo tra noi per superare con il dovuto tatto le piccole diversità che ci possono essere. La prospettiva della creazione di una lista che possa mettere al centro i problemi concreti dei sardi dando però delle risposte in completa discontinuità con le politiche sino ad oggi portate avanti deve a mio parere essere perseguita con fiducia e umiltà.”
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- Le foto sono tratte dal servizio fotografico di Renato d’Ascanio Ticca su fb.

9 Responses to Elezioni

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