Decreto “sicurezza”
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Il decreto della paura e della repressione
di ILARIA BONIBURINI su eddyburg
E’ un attaccato ai diritti e al sistema di protezione dei migranti, dei senza tetto, dei movimenti sociali e di coloro che non si arrendono al sistema di privilegi e sfruttamento. Qui una raccolta di articoli per comprendere le origini di questo decreto, i suoi contenuti e i rischi che pone alle nostre libertà. (i.b.)
Chiamandolo decreto sicurezza, prima il Consiglio dei ministri (24 settembre) e poi il Senato (7 novembre) hanno approvato un testo di legge che costituisce un manuale nazista di come respingere, spossessare dei diritti, segregare e opprimere le vittime dello sfruttamento capitalistico, del capitalismo di ieri e di oggi.
Composto di 42 articoli, il decreto riguarda soprattutto i due temi più cari a Salvini: l’immigrazione e la sicurezza. Un unico testo per due questioni tra loro non correlate, ma che proprio perché sono raggruppate in un unico decreto si va costruire un equazione fuorviante, nella quale migrant, movimenti sociali in occupazione, senza tetto equivalgono a criminalità, terrorismo, problemi di sicurezza interna. Allusione sulla quale il governo non solo ci marcia, ma costruisce tutta la sua politica del consenso, che è basata sull’alimentare paura, insicurezza e senso di disordine.
L’idea che sottrarre diritti e reprimere i gruppi più fragili della nostra società possa risolvere i problemi del nostro paese rivela quanto l’attuale governo non sia per niente interessato a prendersi cura degli abitanti e dei problemi che gravano sulla società, ma semplicemente di protrarre un sistema di privilegi e fomentare uno stato di paura che non farà che aumentare le discriminazioni e diminuire le nostre libertà.
Per comprendere la gravità dei provvedimenti contenuti nel decreto, sia in termini di misure per l’accoglienza che di sicurezza si legga l’articolo “Decreto Salvini: come trasformare più di 100mila persone in clandestine” di Thomas Maerten del 25 settembre 2018. In questo articolo si spiega come la vita di migliaia di “rifugiati” saranno rovinate, in quanto a loro sarà precluso l’ottenimento del permesso di soggiorno e quindi l’opportunità di raggiungere un’autonomia economica e abitativa. Impedendo a queste persone di intraprendere un percorso di “regolarizzazione” per sopravvivere non potranno che lavorare in nero e vivere clandestinamente, favoreggiando le reti di sfruttamento e abuso e facendo arricchire imprenditori che ne faranno uso, la mafia e altri business illegali.
Il sistema SPRAR, un modello positivo di accoglienza, che nasce ufficialmente nel 2002, e annovera tra essi l’esperienza di Riace (qui un breve articolo di Tonino Perna) e Rivalta (qui un’intervista a Gianna De Masi) viene pesantemente ridotto e smantellato dal decreto. Viene invece privilegiato il “business della carcerazione”, raddoppiando il tempo di detenzione nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR).
Per approfondire gli altri aspetti del decreto – pubblica sicurezza, codice antimafia e beni confiscati, che introducono misure securitarie e repressive si leggano il “Decreto sicurezza o Stato di polizia?” del Collettivo politico di scienze politiche del 4 novembre e il capitolo dedicato a questo ambito dell’articolo “Cosa prevede il decreto sicurezza e immigrazione, criticità e rischi di incostituzionalità” di Andrea Zitelli del 9 novembre. Quest’ultimo articolo contiene anche un capitolo dedicato all’accusa di incostituzionalità espressa da giuristi e professori di diritto.
Occorre peraltro rendersi conto di come questo decreto sia debitore di tanti provvedimenti già attuati dal Decreto Minniti-Orlando sulla Sicurezza Urbana e sull’immigrazione, stato convertito in legge dal Parlamento il 12 aprile 2017. Si legga quindi “Un’analisi del decreto Minniti/Orlando: non vogliamo repressione, ma casa, lavoro, scuola e sanità” scritto dalla redazione perUnaltracittà.
perUnaltracittà ha redatto un utilissimo numero speciale “Sicurezza e repressione” da dove sono tratti alcuni degli articoli sopra suggeriti. Qui il link. (i.b.)
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