Buona stampa per la democrazia. L’impegno civile di Giommaria Bellu prosegue con Il risveglio della Sardegna
Da Aladinews Auguri di buon lavoro al direttore e ai redattori della nuova News online Un laboratorio per la difesa dei diritti (e del giornalismo)
Il primo Editoriale della News Il risveglio della Sardegna
di Giovanni Maria Bellu, direttore – 14/11/2018
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È passato un mese esatto da quando, in seguito alla richiesta dell’editore di modificare radicalmente la linea politico-editoriale, mi sono dimesso dalla direzione di Sardinia Post e di Sardinia Post Magazine spiegandone le ragioni in un editoriale. Pochi giorni dopo, hanno abbandonato la testata tutti gli editorialisti e anche due dei redattori. Un atto, quest’ultimo, tutt’altro che dovuto e, infatti, molto infrequente: se la linea cambia, il direttore è tenuto ad andarsene (a meno che non decida sostanzialmente di vendersi), mentre i redattori non sono affatto obbligati a farlo. E’ un posto di lavoro, merce rara in questi tempi, e sono tantissimi i giornalisti che hanno fatto l’intera carriera in testate delle quali non condividevano nulla.
In questo mese ci siamo trasferiti qua, in questo spazio che ancora non è un organo d’informazione ma un luogo d’incontro, sotto gli occhi attenti del Bobo-pastore di Sergio Staino che ha deciso di seguirci. I due giornalisti sono Pablo Sole e Francesca Mulas. Gli editorialisti e i blogger, quelli che vedete nella home e gli altri che si aggiungeranno nei prossimi giorni. Siamo partiti di corsa perché, come chiarisco nel servizio di apertura, ci tenevamo ad andare on line nel giorno del centesimo compleanno del nostro blogger Vittore Bocchetta.
Quando ho deciso di dimettermi immaginavo che ci sarebbe stata qualche reazione. Ma non me ne aspettavo tante: centinaia di messaggi non solo di solidarietà, ma di incitamento a “fare qualcosa”, ad “andare avanti”. In queste settimane abbiamo provato a verificare se sia possibile e come. I segnali sono incoraggianti, ma ci vorrà del tempo. Ecco, intanto, Il Risveglio della Sardegna. Ho pensato di chiamare così questo laboratorio (quanto al quotidiano online si vedrà, lo decideremo assieme) in omaggio a un giornale (Il Risveglio dell’Isola) dove scriveva Nicolò Businco, un giornalista ogliastrino che passò molti guai, compresa una reclusione di sedici anni anni per una falsa accusa di omicidio, ma riuscì a non arrendersi. Era mio bisnonno materno e ne vado piuttosto orgoglioso, come è naturale.
Credo ci sia molto bisogno di memoria. Non di memoria nostalgica, ma di memoria operante. Il giornalismo in una certa misura è un continuo esercizio di verifica della memoria collettiva. Solo se si ha un’idea di ciò che i tuoi lettori ricordano, puoi raccontare una notizia nel modo più efficace: usando le parole strettamente necessarie. E’ sempre stato importante, oggi lo è ancora di più perché abbiamo sempre meno tempo.
Questo spazio (e quel che verrà, se verrà) sono rivolti a quanti ricordano che il dopoguerra è stato un momento straordinariamente felice nella storia dell’Occidente. Dopo due guerre mondiali, più di settant’anni di pace. Dopo il nazifascismo, l’affermazione della inviolabilità dei diritti dell’uomo. Dopo la fame, il benessere diffuso. E poi le scoperte scientifiche, il diritto alla salute garantito a tutti. Certo, non tutto ha funzionato al meglio. Molte cose hanno funzionato male. Alcune malissimo. I momenti di crisi economica hanno accentuato l’ineguale distribuzione della ricchezza. Il cosiddetto ‘ascensore sociale’ si è per buona parte fermato. Le forze politiche della Repubblica nata dalla Resistenza hanno dato un largo contributo alla crisi dei valori fondativi. All’affermazione della democrazia, hanno spesso sostituito la retorica di uno stucchevole catechismo della democrazia. Preferendo la fedeltà alla lealtà, hanno favorito l’ascesa dei mediocri. Non hanno visto il malessere che cresceva. Mentre si tappavano gli occhi, tappavano la bocca ai critici.
Noi crediamo che la crisi di un ceto politico non debba travolgere i valori fondativi. Pensiamo, cioè, che il discorso cominciato nel dopoguerra debba proseguire. Con la difesa dei diritti democratici – uno dei quali è l’effettiva possibilità di manifestare e diffondere il pensiero – e con la condanna ferma, una lotta senza quartiere, contro la violenza, la xenofobia, l’intolleranza e tutto ciò che i nostri nonni avevano incontrato col fascismo e che noi oggi non sappiamo esattamente come chiamare. Sappiamo, però, che non si può giocare con la vita umana per farsi propaganda. Sappiamo che i naufraghi devono essere soccorsi. Sappiamo che i bambini, a meno che non siano in condizioni particolari accertate dai medici, devono essere vaccinati. Sappiamo che le parole sono pietre e vanno scelte con cura e rispetto. Sappiamo anche che molte delle cose alle quali stiamo assistendo sono finite malissimo. E cominciamo a temere di dover vedere le macerie che ci sono state risparmiate.
Il Risveglio della Sardegna – e poi il giornale che verrà, se verrà – parlerà dando per scontato che i suoi lettori condividono queste preoccupazioni e questa memoria. Il nostro discorso comincerà da questa consapevolezza. Esattamente come un articolo di cronaca che racconta un omicidio, dà per scontato che i lettori accettano il comandamento che impone di non uccidere. Ci sono altri comandamenti laici – la difesa della dignità umana, dell’uguaglianza, della giustizia sociale – che non vanno “dimostrati”, ma difesi e praticati. Noi ci rivolgiamo a chi la pensa così. Nella certezza di rivolgerci a un numero ancora elevatissimo di persone e nella speranza che queste persone tornino a essere la maggioranza nel Paese.
Sappiamo che i nostri lettori non la pensano alla stessa modo su un’infinità di argomenti. Che tra loro ci sono elettori di forze politiche molto diverse e persone che da tempo, disgustate, hanno smesso di votare. Che ci sono fautori dell’autonomia e anche dell’indipendenza della Sardegna e altri che non ne vogliono sapere. Sappiamo – perché tanti li conosciamo – che ci sono persone che al tempo del referendum costituzionale hanno litigato ferocemente. Persone che ritengono che il Partito democratico debba essere rilanciato e altre che lo considerano ormai un brand logoro e scaduto. Nel territorio di quanti credono ai diritti fondamentali ci sono tantissime tribù. Ma ci sono momenti in cui devono trovare la capacità di unirsi se non vogliono perdere tutto, compresa la possibilità di litigare tra loro.
Giovanni Maria Bellu
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