Verso le elezioni sarde. Dibattito elettorale. Interviene AutodetermiNatzione.

3f555ee7-6c23-42b0-b6e2-6df7df3b95b0 Riprendiamo il dibattito elettorale verso le elezioni sarde ospitando un intervento di Stefano Puddu Crespellani, di Sardegna Possibile, che, argomentando con molta chiarezza, propone l’appoggio alla lista Autodeterminatzione. Al riguardo, su richiesta del coordinatore nazionale di detto movimento, Fabrizio Palazzari, segnaliamo la conferenza andrea-murgiastampa presso il Consiglio Regionale della Regione Autonoma della Sardegna per domani, lunedì 8 ottobre 2018, alle ore 10.00, sul tema: “Autodeterminatzione – Presentazione del candidato alla Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna”, che, come è noto è Andrea Murgia. Ovviamente torneremo su questa tematica, per dare spazio e diffusione al dibattito elettorale e alle correlate iniziative del CoStat.
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Scelte fertili contro il voto futile
stefano-puddu-crespellaniLa rigenerazione del sistema politico sardo può arrivare soltanto dalla scelta di abbandonare la palude del centro bipolare. Nasce, inoltre, dal coraggio di assumere pienamente la prospettiva nazionale della Sardegna. Una prospettiva da coltivare, laddove tanto a lungo è rimasta incolta. È qui che occorre una scelta, cioè una decisione da prendere prima del risultato. Una decisione non tattica, non opportunista.
di Stefano Puddu Crespellani*
Le elezioni sono quel momento in cui tende a prevalere su tutto il tatticismo. Ogni considerazione si appiattisce sul brevissimo termine. Qualunque ragionamento politico viene eclissato dagli slogan. La categoria del “meno peggio” diventa quasi il massimo a cui si possa aspirare. Di questo, la Sardegna ne è un esempio da manuale.
[segue]
Alla fine, il problema parrebbe ridursi all’entrare in Consiglio. Certo, per le persone candidate alla presidenza il gioco è ancora più difficile: vale solo la pole-position; primi o secondi, oppure fuori. Il meccanismo della nostra perversa legge elettorale è così selettivo, che in questa bagarre competitiva si è tentati di giustificare qualunque scorrettezza; in particolare, se si tratta di evitare che vinca il nemico. Insomma, il tritacarne elettorale riduce in poltiglia ciò che trova.
Il problema da affrontare in Sardegna è, in realtà, tutt’altro. Da noi occore riconfigurare il campo politico, per uscire anzitutto dalle coordinate fuorvianti del bipolarismo italico (ora perfino tripolare). A noi interessa mettere al centro la prospettiva endogena, cioè lo sguardo sardo sulle potenzialità e necessità di una Sardegna che, a sua volta, sappia guardarsi attorno e rivolgersi al mondo.
Servirebbe anche semplificare il quadro, per offrire all’elettore un ventaglio di opzioni consistenti e ben differenziate, da valutare per i loro metodi e programmi.
L’autogoverno, l’autodeterminazione, sono i termini che indicano nel modo più concreto la volontà (e necessità) di uscire dal succursalismo e dalla clientela. Uscire, cioè, dai fondamenti di tutta la politica di governo fatta in Sardegna finora.
Questo nuovo scenario, ancora da costruire, non si improvvisa in una campagna elettorale, e forse nemmeno in due. Ha bisogno di tempi più lunghi. Deve mettere radici nei territori e, in particolare, nella politica municipale.
Da qualche parte, però, bisogna cominciare. Ogni occasione è buona per definire meglio uno scenario durevole. Le proposte vanno perfezionate, momento per momento, nello scambio di vedute con gli interlocutori veri, cioè i votanti.
C’è da tenere conto che la corrispondenza tra l’antica mappa e l’attuale territorio della politica sarda è sempre più labile. Metà degli elettori hanno, da tempo, abbandonato il campo, anzitutto perché affrontano problemi serissimi di sopravvivenza. La classe media viene costantemente impoverita, e la sua antica coscienza di status non coincide più con le proprie possibilità reali.
I motivi di delusione politica e di disagio esistenziale sono dunque incontabili e tremendi. Invece gli sforzi per interpretare questa forma di (auto)esclusione sono scarsi, per non dire inesistenti. I partiti preferiscono disputarsi quella metà di elettorato di cui sanno le abitudini. Così, la nuova política è quel territorio che attende che qualcuno si decida ad esplorarlo.
Detto questo, c’è un passo fondamentale da compiere, per chiunque voglia superare gli attuali assetti politici in Sardegna: bisogna avere il coraggio di fare una scelta non tattica, ma strategica.
Questo vale, in particolare, per i cosiddetti «orfani della sinistra», che vivono un doloroso stallo nelle relazioni col PD, un partito con cui da tempo non possono più convivere, ma da cui non riescono mai a staccarsi veramente.
È difficile calcolare quanta energia sia necessaria per compiere questo “salto quantico” e cambiare, per così dire, di orbitale. Ma senza dubbio questo sarebbe un buon momento per provarci.
Abbiamo dalla nostra l’evidenza che, da tempo, il PD è una garanzia di non-cambiamento. Ha speso le sue migliori energie per assomigliare in tutto al suo opponente. La sua lotta alla politica clientelare della destra si è ridotta ad opporgli le proprie clientele, come se fossero migliori. Purtroppo, le clientele sono tutte di destra.
Ormai c’è solo una coppia di argomenti che riescono ancora a ipnotizzare le formazioni della galassia progressista; curiosamente, sono anche quelli che la propaganda del PD sa sbandierare con maggiore efficacia: il primo è il totem dell’«unità delle sinistre», il secondo è il tabú del «frenare le destre».
Questo doppio argomento dimostra un potere magnetico straordinario malgrado tutte le smentite, e riesce a disattivare in modo impensabile qualunque ulteriore capacità di raziocinio. Sono gli eterni e fatidici argomenti del voto futile.
Ma non vi basta vedere qual’è stato il risultato dell’ultima scelta elettorale basata su questi presupposti? Pigliaru e la sua giunta sono la riprova che non c’è limite alla subalternità quando questa viene considerata una virtù. E molti, che negli ultimi tempi ne dicono tanto male, l’hanno votato e, chissà, ancora oggi lo rifarebbero, lui o chi per lui.
Non inganniamoci: la rigenerazione del sistema politico sardo può arrivare soltanto dalla scelta di abbandonare la palude del centro bipolare. Nasce, inoltre, dal coraggio di assumere pienamente la prospettiva nazionale della Sardegna. Una prospettiva da coltivare, laddove tanto a lungo è rimasta incolta. È qui che occorre una scelta, cioè una decisione da prendere prima del risultato. Una decisione non tattica, non opportunista.
Quel che ancora non esiste, se necessario, va fatto. La scelta strategica sta qui. Lo dico alle formazioni che ancora dubitano se allearsi col PD per esercitare il proprio antagonismo. Lo dico ai sindaci, uomini e donne, che cercano un orizzonte a cui fare riferimento nel difficilissimo lavoro che svolgono sui territori. Questo è il momento di investire su uno spazio politico sardo, di radici e di visione; partecipativo e aperto, decentrato e non oligarchico; cioè progressista. Uno spazio che offra delle risposte ai problemi e le necessità dei sardi, in una concezione solidale e sostenibile, in aperto contrasto col modello di società neoliberista. Perché anche questo dobbiamo cominciare a dirlo.
Questa è la scelta essenziale da compiere per i prossimi 15 anni: definire questo spazio, smuovere il terreno, coltivarlo insieme. Prima cominciamo e meglio è.
Questo spazio, difatto, esiste già da un anno: si chiama Autodeterminatzione. Agisce su un terreno che alcuni lavorano da decenni, e che è stato fortemente smosso nel 2014 dall’esperienza di Sardegna Possibile, con Michela Murgia. Molte delle idee di quella esperienza le ritroviamo oggi come seme e fertilizzante del nuovo progetto. Su tutte, l’idea che uscire dallo stato di dipendenza, mentale e reale, è il primo passo necessario da compiere per fare delle politiche di cambiamento.
Come allora, c’è bisogno anche oggi di scelte di campo; di voti fertili, e non futili. Questo progetto è aperto. Il suo percorso è lungo. Ai compagni di strada possiamo dare un’unica garanzia: che il cammino che faremo insieme non ci riporterà al punto di partenza,

*su SARDEGNA POSSIBILE·SABATO 6 OTTOBRE 2018

One Response to Verso le elezioni sarde. Dibattito elettorale. Interviene AutodetermiNatzione.

  1. […] del suo esponente Mario Puddu, in relazione alla condanna comminatagli per abuso d’ufficio. L’unico candidato per ora in campo è Andrea Murgia per AutodetermiNatzione. Vogliamo dare merito a questa organizzazione per la tempestività e per la qualità della persona […]

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