Oggi lunedì 17 settembre 2018
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Che sciocchezza le fucilazioni inutili! Che c’entra la difesa?
17 Settembre 2018
Amsicora su Democraziaoggi.
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Nota quasi notturna
di Tonino Dessì, su fb.
Oggi cena leggera: trippa del resto non ce n’è.
Dalla lettura dei giornali, dall’ascolto dei GR e dalla visione dei TG vien da prendere atto che non c’è proprio trippa per gatti.
[segue]
Gli ultimi sondaggi di opinione registrano un forte gradimento per il Governo (e per il Presidente Conte) e attribuiscono il consenso popolare per la maggioranza gialloverde al sessanta per cento, con la Lega di Salvini (trascinata proprio dal suo leader) in crescita prorompente e tuttavia il M5S in sostanziale tenuta, a parte una flessione minima (e con Di Maio in una buona crescita nella fiducia complessiva del campione rappresentativo).
Ilvo Diamanti ha sostenuto poco fa a Zapping che il quadro di maggioranza si basa su un contesto di “divergenze parallele”.
Le diversità che quotidianamente affiorano fra i due principali esponenti politici del Governo non sembrano infatti provocare divaricazioni fra i rispettivi partiti ed elettorati (le cui basi militanti e simpatizzanti si apprezzano a vicenda), nè produrre particolare effetto sul consenso generale del Paese.
Diamanti ammette che occorrerà studiare di più il dato, che ha caratteristiche in parte non nuove (anche la DC è riuscita per lunghi decenni a restare egemone incarnando, lei al suo stesso interno e cooptando volta per volta i suoi alleati, anime divergentissime), in parte inedite (nè la Lega nè il M5S sono confrontabili ideologicamente, politicamente è strutturalmente alla DC), essendo largamente mutata e abbastanza inedita la fisionomia del Paese.
Diamanti indica uno dei collanti comuni fra i due elettorati nella sommatoria dei risentimenti sociali, accumulati, stratificati, assemblati e quotidianamente alimentati ora in una direzione ora nell’altra, ma precisa ulteriormente che questa è poco più che un’impressione e che da sola non spiegherebbe la situazione.
Certo, potrei chiosare che in comune hanno trovato anche lo sfogatoio su cui sistematicamente riversare l’astio sociale, cioè i profughi e i migranti e osserverei che in questo c’è da parte di entrambi un evidente surplus di cinismo politico: ma anche questo è, lo ammetto a mia volta, un aspetto parziale.
Insomma, alla fin fine la realtà è che i due partner gestiscono una dinamica nella quale dentro la maggioranza sembra esaurirsi anche la dialettica fra governo e opposizione, soddisfacendo così aspettative fisiologicamente presenti nella politica e nelle istituzioni, ma assorbendole pressoché in toto in un circuito per ora autosufficiente.
Per ora e, direi, nella prospettiva, per un tempo indefinito, fino a quando per decisione di entrambi o di uno dei due e per il verificarsi di eventi al momento imprevedibili, non si dovessero affrontare fra loro in una competizione apertamente alternativa.
Perché l’altro dato della situazione è che soggetti alternativi a loro non ce ne sono.
Trascuro ora la cosiddetta “sinistra”. Già è trascurabile di suo, ma anche continuare a maltrattarla vien male.
Certo che se schegge di questi soggetti ridotti al lumicino vagheggiano nella situazione appena descritta di ricollocarsi aggregandosi all’onda che intravvede nel tema delle migrazioni il parafulmine buono per scaricare ogni tensione, stanno freschi. Non smettono mai di toppare: insomma, che se ne vadano al diavolo tutti quanti sono.
Piuttosto mi sentirei di dire che un rilevante altro fattore che compatta il quadro di maggioranza e soprattutto il consenso di cui gode, è il PD o quel che ne resta.
Non è ridicolo, se non fosse grottesco, che oggi la dialettica interna fatta pervenire (che genialità comunicativa!) ai media e da questi inevitabilmente trasmessa all’opinione pubblica, sia incentrata sulla strategia delle cene, quella di Calenda con il milieu borghese macroniano da una parte e quella di Zingaretti con la “società civile”, dionescampi chi mai andrà a rappresentarla?
Fuori dalla porta incomberebbero il Renzi osannato da irriducibili fanatici tipo “ridotta della Valtellina “ e Orfini lo scioglitore (rottamare non gli è bastato), mentre il povero Martina sembra destinato sempre più asceticamente a digiunare.
Ma dove siamo, in un cabaret?
Insomma i tempi son questi.
Destino vuole che soprattutto in queste circostanze io non riesca a sentirmi comunque governativo.
Non sarei nemmeno indispensabile, visto che abbondano governativi in servizio effettivo (sul permanente ora è presto per crederci del tutto) e governativi di complemento (ressa sul carro, al momento: quando saranno i primi topi ad abbandonare la nave non possiamo prevederlo).
Perciò un minimo di opposizione critica mi sento autorizzato a farla senza che mi incombano sensi di colpa, magari tuttavia anche senza confondermi con le scempiaggini di altre “opposizioni” la cui compagnia oggi come oggi mi pare poco accattivante.
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