Oggi sabato 21 luglio 2018
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Omissione di soccorso, potere di dare la morte
21 Luglio 2018
Luigi Manconi – il manifesto del 17.7.2018, ripreso da Democraziaoggi
Migranti. Sulle navi delle Ong, in realtà, i corpi di donne e uomini di buona volontà già si muovono da tempo. Sono quelli dei componenti degli equipaggi, dei soccorritori e dei volontari, ma anche quelli di coloro che hanno deciso di testimoniare quanto accade […]
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Per ora solo pugni (e pugnette): ma quand’è che governate, Salvini e Di Maio?.
Meno male che c’era il contratto: i gialloverdi litigano su tutto, dalle nomine alle armi, e si contendono potere e poltrone come i peggiori parvenu. Nel frattempo, di leggi e decreti non c’è traccia. E più si avvicinano le elezioni europee più sale la fame di consenso. Buona ammuina a tutti.
di Francesco Cancellato su LinKiesta.
19 Luglio 2018 – 08:00
Vi ricordate il contratto di governo, vero? Carta che cantava per il patto di ferro che ha suggellato il governo del cambiamento, dopo novanta e rotti giorni di stallo istituzionale. Viatico, soprattutto, per una legislatura di fatti, e non pugnette, di coesione all’interno dell’esecutivo. E invece lo scazzo è continuo, dalle nomine alla legittima difesa, dal decreto dignità alle politiche migratorie, per non parlare delle politiche di bilancio, e le pugnette pure, visto che siamo ancora fermi a sei decreti in cinquanta e rotti giorni, di cui zero convertiti in legge dal parlamento.
Ci sta, direte voi. Sono giovani, inesperti, pieni di nemici e vogliono cambiare davvero le cose. Ma mentre vi immaginate Di Maio e Salvini che picchiano duro i grigi burocrati come Bud Spencer e Terence Hill, ne approfittiamo per ricordarvi che i nostri eroi del cambiamento stanno scazzando sulle nomine delle aziende partecipate, mostrando l’ingordigia tipica dei parvenu al potere, soprattutto per quanto riguarda Cassa Depositi e Prestiti, unica vera cassaforte parapubblica ancora traboccante di soldi. Una lite a tre, in questo caso, visto che per ora siamo a Lega-Cinque Stelle contro il solito ineffabile ministro Giovanni Tria, titolare del dicastero che detiene la partecipazione in Cdp, vera e propria monade nell’esecutivo, sulla cui sopravvivenza al potere non ce la sentiremmo di scommettere, soprattutto se continuerà a ripetere l’eresia suprema: che i soldi per reddito di cittadinanza e flat tax non ci sono, né ci saranno nel 2019.
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Ci sta, direte voi. Sono giovani, inesperti, pieni di nemici e vogliono cambiare davvero le cose. Ma mentre vi immaginate Di Maio e Salvini che picchiano duro i grigi burocrati come Bud Spencer e Terence Hill, ne approfittiamo per ricordarvi che i nostri eroi del cambiamento stanno scazzando sulle nomine delle aziende partecipate, mostrando l’ingordigia tipica dei parvenu al potere.
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Già che ci sono, poi, i nostri discutono anche di armi e legittima difesa, con i malumori di Conte e Bonafede rispetto alla linea pro-armi di Salvini, evidentemente invisa a buona parte degli elettori del Movimento. E ancora di immigrazione e richiedenti asilo, con Moavero – altro ministro, ahi lui, con la data di scadenza tatuata in fronte – che un giorno sì e l’altro pure ricorda al suo collega del Viminale che no, quelli libici non sono porti sicuri. E di decreto dignità, coi padroncini lombardo-veneti che affilano i coltelli contro le norme che irrigidiscono i contratti a termine, riuscendo nell’impresa di resuscitare Confindustria in una battaglia campale contro il ministro Di Maio, che cerca manine fantasma e blatera di «terrorismo psicologico» contro il governo (i gufi, di nuovo gli stramaledetti gufi!) E già ci immaginiamo la gioia, nelle Regioni dell’Autonomia – a proposito: l’autonomia? – al pensiero che lo Stato si compri il 51% di Alitalia, idrovora di soldi pubblici per eccellenza, in attesa di capire che succederà all’Ilva, dove il solito ineffabile Di Maio ha mandato all’aria una gara europea per la quale – miracolo! – non c’era stato alcun ricorso.
C’è da dire che consenso non ne perdono, i nostri Bud & Terence, entrambi stabilmente attorno al 30%, in una luna di miele che si carica di aspettative ogni giorno che passa e che probabilmente troverà alle elezioni europee la sua certificazione finale. Da lì in poi, a campagne elettorali finite, almeno per un po’, si comincerà a capire di che morte morirà questo governo. Se finalmente si deciderà a governare, se continuerà a fare la meravigliosa, balneare ammuina di questi primi cinquanta giorni, o se qualcuno staccherà la spina, e passerà all’incasso delle urne, di nuovo, per provare a prendersi tutto. Ve lo ricordate il contratto, vero? Immaginatevi se non ci fosse stato.
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