Contus stampaxinus. L’amore sacro e l’amore profano
di Aladin
Avevo forse meno di 8 anni, sicuramente non di più (il perché lo capirete dopo), quando chiesi a mia mamma come mai la cappella della nostra chiesa (la parrocchiale di Sant’Anna) dedicata alla Madonna del Rosario, più nota come Madonna di Pompei, fosse sempre ricolma di fiori, sempre freschi, pulita e curata più delle altre cappelle. [segue] Mamma rispose che alcune donne, particolarmente devote alla Vergine del quadro, se ne facevano quotidiano carico. Secondo lei, tutto ciò era molto bello e anche “conveniente”, in quanto la Madonna intercedeva (con il Figlio), sì per tutti coloro che la pregavano, ma in primo luogo per queste donne volenterose operatrici e non solo oranti, che pare avessero particolare bisogno di perdono per i propri peccati. Di più non disse e, come capitava allora, di più non era possibile domandare: la risposta era stata data, esauriente o meno, il discorso era chiuso! Tempo dopo, non so quando, ma sicuramente dopo il 20 settembre 1958* – quando avevo 8 anni compiuti – o forse qualche anno più tardi, la mamma completò la risposta, mettendomi al corrente che queste “donne” altre non erano che le “signorine”, insomma le puttane, della casa di tolleranza funzionante, appunto, fino a quella data*, nella via Cammino Nuovo**, molto vicino all’abitazione della nostra famiglia.
Secondo mamma si trattava di brave donne, certo, rispettabili comunque, ma che avevano molto da farsi perdonare, perché molto avevano peccato e fatto peccare. Mamma, molto religiosa, probabilmente, senza citarla, aveva presente la frase di Gesù nel Vangelo secondo Matteo: “… le prostitute vi precederanno nel regno di Dio”.
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Note
*20 settembre 1958, chiusura delle case di tolleranza, conosciute anche come “case chiuse”, o, più di frequente come casini o bordelli, per effetto dell’entrata in vigore della Legge Merlin; alla mezzanotte del 19 settembre 1958, allo scadere dei sei mesi dall’entrata in vigore della legge, chiusero circa 600 bordelli dislocati nell’territorio italiano.
** Si trattava della Casa di tolleranza denominata Patam (“La prostituzione a Cagliari nel Novecento. Bologna è libera!” di Antonio Pibiri su L’Almanacco di Cagliari 1990).
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