DIBATTITO
Il M5S vacilla sull’antifascismo. I rischi dell’essere “nè di destra, nè di sinistra”
15 Giugno 2018
Tonino Dessì su Democraziaoggi. Con un commento di Andrea Pubusa, sempre su Democraziaoggi.
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Il M5S vacilla sull’antifascismo. I rischi dell’essere “nè di destra, nè di sinistra”
di Tonino Dessì.
Allo scopo di rimediare alla decisione della maggioranza del Consiglio comunale di Roma di intitolare una strada della Capitale a Giorgio Almirante, che ha visto una sola consigliera pentastellata votare contro, la sindaca Virginia Raggi ha chiesto ai consiglieri del M5S di preparare una mozione per vietare l’intitolazione di strade ad esponenti del fascismo o persone che si siano esposte con idee antisemite o razziali.
Tutto è bene quel che finisce bene?
Forse si, in larga misura ancora no.
Il fatto positivo è che la Sindaca Raggi (non il M5S nel suo complesso) si è dimostrata sensibile alla reazione dell’opinione pubblica antifascista e antirazzista soprattutto romana, con in testa la comunità ebraica.
Il che non ha rimediato gran che alla figura da Alice nel paese delle meraviglie che anche questa vicenda ha contribuito a ritagliarle addosso.
Per inciso questo vale anche in tema di corruzione pubblica nella Capitale e nel Paese.
Quando il successo di opinione ed elettorale di un soggetto politico è in larga misura connesso alle sue denunce contro il pubblico malaffare, una volta assunto un ruolo di governo non si può trattare la questione platonicamente. Ci si attrezza specificamente per fare della lotta alla corruzione l’asse portante della propria gestione.
E non pare che a Roma ci si stia dimostrando all’altezza, non soltanto in Campidoglio.
Ci torneremo senz’altro.
La questione però ha investito anche problematiche più profonde.
Il gruppo consiliare capitolino del M5S ha dato un segnale concreto di quello in cui può tradursi l’assunto “nè di destra nè di sinistra”, ossia nell’indifferenza rispetto ai principali valori fondanti della nostra democrazia repubblicana, fra i quali rientrano appunto l’antifascismo e il ripudio delle discriminazioni razziali, quelle storiche e quelle contemporanee.
L’aspetto più inquietante concerne il fatto che militanti, sostenitori e fiancheggiatori del M5S, fino al “contrordine, compagni”, si sono in stragrande maggioranza schierati a difesa della deliberazione adottata da una maggioranza consiliare giallonera.
È palpabile un fenomeno di introiezione del centralismo di partito che non era mai più stato dato constatare nella vita politica italiana almeno dalla fine degli anni ‘70 in poi.
Persino nel PCI del “centralismo democratico” era ammesso il dissenso, anche pubblico. Quello che non era ammesso era organizzarsi all’interno stabilmente intorno al dissenso o praticare all’esterno comportamenti difformi da quelli decisi formalmente a maggioranza.
Tuttavia il prezzo pagato nel 1969 con la radiazione del gruppo de Il Manifesto fu tale da indurre lo stesso PCI a non ripetere più provvedimenti repressivi di quella natura e via via ad ammettere (fin troppo, a un certo punto, ma sarebbe un discorso troppo lungo, in questa sede) le modalità più articolate di discussione e di interpretazione della linea politica del partito.
Al di là dell’aspetto storico (un fenomeno di regressione), è auspicabile che ai militanti fedelissimi e fideistici la vicenda possa insegnare che non è difendendo acriticamente “la linea”, che si manifesta la vitalità del proprio agire politico, ma anche esprimendo opinioni differenti.
Sempre che le si abbia.
Perché il contesto di questi giorni è stato ed è davvero inquietante.
Il Paese è stato investito da un’ondata xenofoba e razzista di proporzioni mai viste prima, con una marcata funzione di indirizzo egemonico in tal senso di uno dei due partiti di governo e del suo leader, che è assurto all’immagine interna ed estera di vero capo politico della maggioranza.
Nulla ha saputo (nè sembra abbia voluto) fare l’establishment dei pentastellati per evitare che si verificasse una condizione tale da ridimensionare in tal modo la loro funzione e la loro immagine. Nemmeno dando in tal senso una qualche indicazione alla base, che ha finito anch’essa per salvinizzarsi.
Realpolitik? I sondaggi danno il 90 per cento degli italiani favorevoli al blocco tout court del soccorso e dell’accoglienza dei migranti?
Ecco che emerge l’insidia della politica dell’assecondare il vento che tira.
Non c’è dubbio che se il partito di maggioranza relativa non cerca almeno sul piano della cultura dei valori umani -altra cosa potrebbe restare, distinta, la tematica dei provvedimenti per la gestione in ambito europeo dell’ondata migratoria- di contrastarla, la xenofobia non può che dilagare incontrollata.
Siamo parsi in questi giorni alle soglie di una svolta concretamente neofascista della politica italiana, senza che sia apparso un presidio adeguato sul piano dei soggetti politici.
Resiste la società civile democratica diffusa, ma con affanno.
Ecco perché parlare di lieto fine mi sembra al momento prematuro e improprio.
COMMENTO di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi.
15 Giugno 2018 – 19:02
di Andrea Pubusa
Tonino Dessì ha ragione. Per quanto post-ideologica una forza come il M5S, ormai partito di maggioranza relativa nel Paese, deve avere alcune coordinate ideali ferme e chiare. L’ancoraggio ai valori democratici trasfusi nella Costituzione antifascista, l’etica pubblica, l’attenzione alle forze sociali, ai ceti deboli, e alle forze produttive sane.
A me è parso nel M5S di individuare questi ancoraggi nella ferma battaglia per la difesa della Costituzione, nella lotta senza quartiere al malaffare e alla corruzione, nella difesa dei ceti popolari anche se con un occhio di riguardo alla piccola e media impresa.
Un po’ come il PCI di una volta che, se ricordate, difendeva i lavoratori e lottava contro i monopoli e i grandi gruppi, ma aveva molta attenzione per la piccola e media impresa e il mondo dell’artigianato e della cooperazione.
Ora i fatti di Roma mi dicono che nel M5S c’è molta gente e non ai livelli di base che ha fatto la battaglia in difesa della Costituzione senza capirne il valore o per puro spirito di disciplina. Come si fa a votare l’intitolazione di una strada ad Almirante? Non sanno ch’egli è stato sostenitore deille leggi razziali e firmatario dei bandi che prevedevano la fucilazione dei giovani che non si arruolavano nell’esercito della repubblica di Salò? Il fatto in sé è grave, e il rimedio della Raggi non ne cancella la macchia.
A livello più generale il M5S deve contrastare il messaggio razzista di Salvini. Si può capire un gesto forte (ma in sicurezza) per dare uno scossone all’Europa. Ma i toni di Salvini devono essere adeguati al rango di un ministro, non possono essere simili a quelli di un bullo leghista. Le parole degli spagnoli e dei francesi verso l’Italia sono inaccettabili, ma sono la risposta scadente ai toni vergognosi e inutili di un ministro della nostra repubblica. Il Presidente della Repubblica e del Consiglio dei ministri e Di Maio dovrebbero pretendere che si ponga fine a questo teatrino disgustoso. Fra l’altro, alla lunga, anche controproducente.
Sulla questione morale il M5S è stato finora fermo e chiaro. Ma ora viene la prova vera. Fino a ieri era una forza di minoranza e i marpioni del malaffare stavano alla larga: non c’era nulla da prendere. Oggi è diverso. Il M5S deciderà la presidenza di enti e organismi pubblici importanti, deciderà sulla spesa pubblica. La vicenda di Roma insegna che se ti affidi ai soliti personaggi che si propongono con atteggiamento servente, vai a finire male. Il M5S dovrebbe sforzarsi di cercare per gli incarichi persone di alta professionalità che non chiedono, che non si propongono e che non mettono al primo posto la moneta. Per esempio quell’Anzalone a 240.000 euro l’anno non mi piace. E’ troppo uguale ai soliti noti. Si possono trovare persone capaci, disposte a servire lo Stato e le istituzioni anche con spirito di servizio e pretese moderate. Ce n’è tante in tutte le professioni. Basta cercarle. Così si contrasta anche il costo veramante scandaloso di questa nuova aristocrazia, che si papa voracemente la maggior parte della ricchezza sociale. I pentastellati hanno promesso questo. O lo fanno o torneranno coi piedi in terra. Non crederanno che il vento soffia forte sempre e… a prescindere!
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