Oggi domenica 6 maggio 2018
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Buon compleanno, caro Karl!
6 Maggio 2018, su Democraziaoggi.
Il 5 maggio 1818 nasceva a Treviri Karl Marx, un pensatore che ha inciso sulla storia recente più di qualunque altro. I giudizi si sprecano, ma io rimango convinto che si tratti di un filosofo dal pensiero liberatore, anche se se ne sono fatti usi impropri. Anche Cristo, del resto, è stato assunto a giustificazione […]
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Rifondare il pensiero di sinistra? Riscopriamo Marx e Gramsci
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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[…] Il cinque maggio cade il duecentesimo anniversario della nascita di Marx, colui che probabilmente ha più influenzato la filosofia, l’economia, la politica del mondo contemporaneo. Marx era nato nel 1818 a Treviri, in Prussia, da una famiglia agiata di origine ebraica, si era laureato in filosofia nel 1841. Perseguitato per i suoi articoli, era stato costretto a lasciare la Germania per rifugiarsi prima a Parigi, poi a Bruxelles, e infine a Londra, dove resterà per tutta la vita. Strinse amicizia con Friedrich Engels, figlio di un industriale tedesco con interessi in Gran Bretagna. Con lui iniziò una stretta collaborazione che durerà per tutta la vita, come il sostegno materiale che l’amico gli fornirà. Nel 1848 scrivono insieme un documento per la Lega dei Comunisti: è il Manifesto del partito comunista, il pamphlet politico che più ha influenzato la storia del mondo. Nella biblioteca del British Museum, Marx studia l’economia politica. Frutto di questi studi è Per la critica dell’economia politica del 1859, e Il Capitale, che porta come sottotitolo Critica dell’economia politica. Nel 1867 esce il primo libro, l’unico pubblicato con Marx vivo. La stesura del secondo libro alla morte di Marx è completa ma non pronta per la stampa, il terzo libro è in una stesura non definitiva ed è incompiuto; il manoscritto si interrompe dopo poche righe del cinquantaduesimo capitolo, intitolato Le classi. La teoria economica di Marx si può esporre partendo dalla seguente domanda: nella società borghese, in cui gli uomini sono uguali e il lavoro è libero, esiste lo sfruttamento? La risposta di Marx è positiva e l’intera sua teoria economica è rivolta a spiegare i processi di trasformazione attraverso i quali una realtà semplice e immediata offusca una realtà complessa e meno percepibile; ciò richiede l’adozione di un apparato analitico, la critica dell’economia politica. Una scienza critica perché supera i limiti teorici dell’economia politica e perché penetra la vera natura del capitalismo. La trasformazione del lavoro sfruttato in lavoro libero è quindi la risultante di numerosi processi di trasformazione: del lavoro concreto in lavoro astratto, dei valori in prezzi, del plusvalore in profitto, dei prodotti in merci, dei rapporti fra gli uomini in rapporti fra le cose. L’origine dello sfruttamento sta, secondo Marx, nella natura di una merce particolare, la forza lavoro, venduta dal lavoratore e comprata dal capitalista. Il suo valore di scambio è inferiore al suo valore d’uso. La differenza, cioè il plusvalore, va al capitalista e rappresenta appunto lo sfruttamento, La teoria del valore lavoro, secondo cui il valore di una merce è dato dalla quantità di lavoro impiegato per produrla, solleva immediatamente una serie di problemi, che Marx cercò di spiegare, ma in termini non soddisfacenti Si aprì così la questione se e in quale misura la teoria dello sfruttamento fosse coinvolta nelle difficoltà incontrate dalla teoria del valore lavoro. In questa discussione si assiste a un ampio spettro di posizioni: dal rifiuto della teoria dello sfruttamento come conseguenza del fallimento della teoria del valore lavoro, all’idea di separare nettamente la teoria dello sfruttamento dalla teoria del valore. Sotto diversi aspetti l’interpretazione del pensiero di Marx si presta a conclusioni contrastanti, dovute sia al fatto che Il Capitale è un’opera incompiuta, sia alle forti implicazioni sociali e politiche che ogni aspetto della teoria di Marx comporta. In particolare la discussione si accese, con toni a volte dogmatici e faziosi, sulla questione della fine del capitalismo, se essa fosse da intendere come l’effetto di trasformazioni ed evoluzioni intrinseche o invece il risultato dell’intensificarsi della lotta di classe.. Quello che sembra chiaro è che Marx non intendesse tanto occuparsi delle modalità della fine del capitalismo, su cui peraltro non aveva dubbi, ma volesse analizzare i caratteri delle trasformazioni cui il sistema è esposto. Espansione e crisi si susseguono, sfociando in processi di concentrazione che trasformano il capitalismo da concorrenziale in monopolistico e nel dominio del capitale finanziario sul capitale industriale, con crisi sempre più frequenti e profonde. Fenomeni contradditori, che evidenziano processi di trasformazione e di impoverimento generale e che presentano la concentrazione di ricchezza come un processo di sviluppo ordinato e progressivo. Così intesa, la teoria di Marx è esente da profezie sul futuro; liberata da dispute dottrinarie e da interpretazioni dogmatiche, resta un potente strumento di analisi per comprendere i processi che investono la struttura e la dinamica dell’economia capitalistica, un sistema che ha mostrato più vitalità di quanto Marx avesse immaginato. Nonostante le difficoltà e i problemi che la sua teoria presenta, per potenza di visione e per profondità analitica Marx non ebbe rivali nella sua epoca e ne ebbe pochi in altre. Le sue idee ispirarono grandi movimenti e non c’è dubbio che, liberate da ogni dogmatismo e da pretese ortodossie, abbiano ancora molte cose da dire per chi vuole cambiare il mondo. ——— *Pietro Maurandi (5 maggio 2018, su fb) ————————– Rifondare il pensiero di sinistra? Riscopriamo Marx e Gramsci di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi e su Aladinews. […]