OGGI sabato 14 aprile 2018

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Legge elettorale regionale: i partiti non hanno capito…
14 Aprile 2018
Gianni Pisanu su Democraziaoggi.
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(Nelle foto: Incontro del CoStat con il Presidente Ganau sulla necessità di una nuova legge elettorale; Gianni Pisanu del CoStat )

Niente da fare, i partiti non hanno capito … un bel niente. Eppure era chiaro che il Presidente Ganau, pur senza fare miracoli voleva offrire due possibilità. Una: correggere almeno in parte la legge più brutta del mondo portando dal 10 all’8% la soglia per le coalizioni e dal 5 al 3% la soglia per le liste non coalizzate. Niente di eccezionale ma aggiustamenti che rendono la legge meno vergognosa. Due, portare la soglia per i partiti coalizzati da zero virgola al 2% giusto per evitare la proliferazione all’interno delle coalizioni di liste estemporanee che rappresentano il peggio del peggio e con la loro presenza ingenerano confusione e spaesamento in un elettorato già abbastanza stressato.
I partiti anche alla luce dei risultati del 4 marzo hanno buttato via l’ennesima occasione di confrontarsi con la realtà e darsi una ragione per partecipare con un minimo di dignità alle prossime elezioni regionali, dando al popolo sardo l’opportunità di scegliere col voto una classe politica che nel bene e nel male ne rispecchi la volontà. Basta ricordare i casi Michela Murgia e Mauro Pili esclusi nonostante un consenso complessivo superiore ai 100.000 voti.
In diverse occasioni, e da ultimo in seguito alle elezioni regionali siciliane chi scrive aveva segnalato gli effetti gravemente antidemocratici della legge elettorale sarda, che seppure in minima parte la proposta Ganau poteva limitare, fermo restando il vizio capitale derivante dalla possibilità di attribuire grazie al voto disgiunto il 60% dei consiglieri alla lista o coalizione del presidente eletto, vero asso pigliatutto, anche con un numero di voti di lista inferiore rispetto alla coalizione concorrente, vedi Pigliaru 2014. Ebbene, il voto disgiunto è rimasto, e fra le perle rimaste abbiamo la disparità degli sbarramenti, così per le liste non coalizzate lo sbarramento è pari al 5%, mentre per quelle a rimorchio delle coalizioni che superino il 10% può bastare qualche centinaio di voti.
Già da prima del 4 marzo era facile capire che con tre poli, più qualche altra lista non coalizzata, con l’attuale legge non ci sarebbe un secondo posto come finora è sempre stato, perchè tranne il vincitore al quale andrebbe il 60% dei seggi, tutte le altre forze politiche uscirebbero dalle urne non solo sconfitte, ma mortificate data la ridottissima rappresentanza in assemblea.
Sempre ricordando le occasioni che potevano essere colte, si sarebbe potuto utilizzare il lavoro del Ministero degli interni nella suddivisione del territorio e del corpo elettorale, prendendo a riferimento i 6 collegi uninominali della camera, ottenendo quindi circoscrizioni omogenee per numero di elettori, e ancora nel caso suddividere i collegi per 2 ciascuno ottenendo 12 collegi, dando la necessaria attenzione ai territori invece di limitarsi a parlarne. Il superamento delle circoscrizioni corrispondenti alle provincie si renderebbe utile per avere omogeneità nelle grandezze e candidature espressione del territorio.
Con 12 collegi da 5 seggi si poteva optare per un sistema proporzionale, utilizzando per l’attribuzione dei seggi la cifra elettorale regionale di ciascun gruppo di liste premiando i candidati che nei relativi territori avessero conseguito il maggior consenso, come si è operato in passato per il senato e anche nelle ultime elezioni politiche per il proporzionale.
Si poteva anche, volendo, far coesistere l’elezione diretta del Presidente con un sistema del tutto o in parte proporzionale. In Sicilia il presidente eletto traina un listino di 6 consiglieri su 70, niente vieta che in Sardegna il listino, più ridotto, sia elettivo attingendo dalle candidature ordinarie. Ipotizzando per la coalizione vincente un premio di 5 consiglieri oltre al Presidente, e un seggio per il candidato presidente della seconda coalizione, l’elezione sarebbe proporzionale per il 91,66%. Naturalmente per evitare le liste bloccate sarebbero irrinunciabili la preferenza e la parità di genere nelle candidature. Sbarramento al 3% o nessuno sbarramento, in quanto le liste sotto il 2% non avrebbero seggi.
Forse parlarne ancora è del tutto inutile, forse no. Non ho la pretesa di aver individuato la soluzione ideale, la mia è solo una riflessione. Penso che il problema sia alla portata della classe politica regionale e che sia una priorità se si vuole evitare il peggio, che non è ancora arrivato.

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