Scuola Popolare Is Mirrionis. Ripensare l’esperienza delle scuole popolari nella realtà delle “periferie” di oggi. Cominciamo a pubblicare i contributi dei relatori dell’evento del 12 aprile 2018.

libro scuola popolare is msp-aprile12-2018-rosaria SCHEMA INTERVENTO di Franco Meloni
Non credo di “bruciare” la proposta che farà Giorgio Seguro nel corso del suo intervento, cioè di fare una nuova edizione del libro, con una serie di aggiornamenti e di integrazioni, che lui, credo, dettaglierà. Nel collegarmi a tale proposta, che ovviamente condivido, formulandone una nuova: quella di realizzare un docu-film sull’esperienza della Scuola Popolare di Is Mirrionis, che partendo dalla sua ricostruzione storica può essere sviluppato sotto diversi punti di vista, sempre pensando a quanto tale esperienza può essere utile per l’oggi. Io qui ne propongo uno, sicuramente secondario, ma per me intrigante, avendo riguardo alla riproducibilità dell’esperienza come “costruzione di un gruppo di lavoro di impegno sociale”. Ripercorrendo la mia esperienza professionale di “formatore dei lavoratori adulti in ambito organizzativo pubblico” (mi occupavo del personale universitario), ricordo che per capire meglio come si potesse costruire un gruppo di lavoro ricorremmo alla visione e alla magnificent-seven-postersuccessiva analisi di diversi film, tra i quali il mitico “I magnifici 7″. Troppo antico per essere conosciuto dai più giovani (risale al 1960), tuttavia molto importante tanto da essere considerato un capolavoro nella storia dei cinema. Ma qui del film ci interessa soprattutto la trama, per il parallelo che vi proporrò rispetto all’esperienza della Scuola Popolare, con l’individuazione di alcuni tra quelli che ritengono siano gli ingredienti fondamentali (non esclusivi) della costruzione e del successo di un gruppo di lavoro. [segue]

Il film narra di un gruppo di cowboys (dalla sua formazione al raggiungimento della missione) che “viene assoldato per difendere un villaggio messicano dalle scorrerie del bandito Calvera e della sua banda. Gli uomini, sette in tutto, compiono il loro mandato, sconfiggendo la banda dopo varie vicende e cruenti scontri. Quattro mercenari perdono la vita. Un sacrificio che vale la libertà di una intera comunità” (Ma quest’ultimo fatto non rileva per la nostra operazione. Per fortuna!).

Gli ingredienti che enucleo sono:
L’obbiettivo.
M7. Difendere il villaggio messicano dalle scorrerie del bandito Calvera e della sua banda, fino all’annientamento della stessa.
SP. Far conseguire la licenza media e un adeguato livello di istruzione a un certo numero di lavoratori, esclusi da tale opportunità-diritto.

La committenza.
M7. La popolazione del villaggio.
SP. Un gruppo di giovani lavoratori e disoccupati che avevano necessità di tale licenza e, più in generale, richiedevano di accrescere il loro livello culturale.

La leadership.
M7. Il capo dei Magnifici (impersonato nel film dal bravisssimo attore, allora già divo di Hollywood, Yul Brynner) e i suoi primi collaboratori.
SP. I fondatori.

Strettamente collegata alla leadership
La competenza, la conoscenza della problematica, la capacitò di ascolto… insomma le doti che Gramsci richiede all’intellettuale organico: “un intellettuale di tipo nuovo non separato per mestiere e appartenenza di classe dal resto della società, ma proveniente da questa e legato alla classe lavoratrice dal compito di costruire attivamente la sua emancipazione”.
M7. Qualità possedute (complessivamente) dai magnifici sette
SP. Qualità possedute (singolarmente e complessivamente) dai giovani docenti, quasi tutti studenti universitari e qualche insegnante delle Scuole Superiori

I mezzi materiali
M7. Esistenti con qualche “accomodamento”
SP. Procurati mano mano che l’esperienza si consolidava e cresceva.


Il consenso popolare
M7. Alto e crescente
SP. Alto e crescente, costruito nel tempo, con la pratica della “partecipazione popolare”, a volte perseguita in maniera acriticamente illusoria


(…)
——–

Cominciammo in pochi nell’estate del 1971 e crescemmo in fretta.
Tutta la vicenda è riportata nel nostro libro:
- dall’inizio nei locali concessi dalla Parrocchia di Sant’Eusebio (parroco don Antonio Porcu, ogni 90enne)
- alla rottura con il parroco e alla cacciata
- alla parziale ricucitura per l’intermediazione del Cardinale Arcivescovo Sebastiano Baggio
- alla conquista dei locali dell’ex Asilo e Centro Sociale
scuola-popolare-is-mirrionis--300x187_2
- ai quattro anni pieni di Scuola Popolare
71-72
72-73
73-74
74-75
- alla continuità nell’esperienza del Comitato di quartiere e del Circolo Culturale, fino agli anni 2000.

PARTECIPAZIONE A TUTTA LA VITA DELLA SCUOLA
DIDATTICA ATTIVA
PRESENZA NELLE VICENDE DEL MONDO, DAL QUARTIERE ALLA CITTA’ ALLA SARDEGNA AL PIANETA
RAPPORTI DEMOCRATICI

——–
magnificent-seven-poster
- I magnifici 7

DOCUMENTAZIONE

————–
I MAGNIFICI SETTE
Regia di John Sturges. Un film Da vedere, 1960, con Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen, Charles Bronson, Robert Vaughn, Brad Dexter. Cast completo Titolo originale: The Magnificent Seven. Genere Western – USA, 1960, durata 126 minuti.

UN SACRIFICIO CHE VALE LA LIBERTÀ DI UNA COMUNITÀ.
Recensione di Adriano De Carlo

Un gruppo di cowboys viene assoldato per difendere un villaggio messicano dalle scorrerie del bandito Calvera e della sua banda. Gli uomini, sette in tutto, compiono il loro mandato, sconfiggendo la banda dopo varie vicende e cruenti scontri. Quattro mercenari perdono la vita. Un sacrificio che vale la libertà di una intera comunità.
Remake del magistrale I sette samurai, questo anomalo western è un parente non indegno del film di Kurosawa. La trama, quasi identica nella scansione degli episodi, ha una plausibile ambientazione e il villaggio messicano non è dissimile da quello del Giappone medievale rappresentato nel capostipite. Se nel film originale i caratteri e l’ambiente traevano giovamento dalla sorpresa causata dall’emergente cinema giapponese con tutto l’armamentario culturale imperniato sulla ritualità e l’impeto belluino dei personaggi, nel film di Sturges vengono riproposti gli archetipi di comportamento della liturgia western e non. Ma con un elemento innovativo: la coscienza di una sconfitta morale da parte dei mercenari. Un finale affatto consolatorio è la conferma di questa intenzione.
Western adulto quindi, ma senza ombra di snobismo. Lo spirito di avventura che anima la pellicola è a tratti entusiasmante, come la miscela di attori, quasi tutti in odore di divismo, a parte il già affermato Yul Brynner. Sturges è per molti versi assimilabile nelle intenzioni a Raoul Walsh, con una tenuta tecnica forse superiore e una minore disinvoltura. Un regista dotato e sottovalutato, specie per la sua capacità di rendere giustizia al pubblico con prodotti ineccepibili sul piano dell’intrattenimento. (…)
——————————————— 
Antonio Gramsci, L’intellettuale organico
BY GABRIELLA GIUDICI
antoniogramsci_1-small
Antonio Gramsci (1891 – 1937)
Un passo dei Quaderni dal carcere, in cui Gramsci delinea l’identità e il ruolo dell’intellettuale organico, in opposizione a quello dell’intellettuale tradizionale. Gramsci precisa preliminarmente che non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens – lasciando implicito che questa distinzione è una delle tante distorsioni operate dal capitalismo – e propone l’idea di un’intellettualità diffusa, un intellettuale di tipo nuovo non separato per mestiere e appartenenza di classe dal resto della società, ma proveniente da questa e legato alla classe lavoratrice dal compito di costruire attivamente la sua emancipazione. [A. Gramsci, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino 1975, vol. III, pp. 1550-1551. Per ricordarlo a ottant’anni dalla morte].

Quando si distingue tra intellettuali e non-intellettuali in realtà ci si riferisce solo alla immediata funzione sociale della categoria professionale degli intellettuali, cioè si tiene conto della direzione in cui grava il peso maggiore della attività specifica professionale, se nell’elaborazione intellettuale o nello sforzo muscolare-nervoso. Ciò significa che se si può parlare di intellettuali, non si può parlare di non-intellettuali, perché non-intellettuali non esistono. Ma lo stesso rapporto tra sforzo di elaborazione intellettuale-cerebrale e sforzo muscolare-nervoso non è sempre uguale, quindi si hanno diversi gradi di attività specifica intellettuale. Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere o a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare.
Il problema della creazione di un nuovo ceto intellettuale consiste pertanto nell’elaborare criticamente l’attività intellettuale che in ognuno esiste in un certo grado di sviluppo, modificando il suo rapporto con lo sforzo muscolare-nervoso verso un nuovo equilibrio e ottenendo che lo stesso sforzo muscolare-nervoso, in quanto elemento di un’attività pratica generale, che innova perpetuamente il mondo fisico e sociale, diventi il fondamento di una nuova e integrale concezione del mondo. Il tipo tradizionale e volgarizzato dell’intellettuale è dato dal letterato, dal filosofo, dall’artista. Perciò i giornalisti, che ritengono di essere letterati, filosofi, artisti, ritengono anche di essere i “veri” intellettuali. Nel mondo moderno l’educazione tecnica, strettamente legata al lavoro industriale anche il più primitivo o squalificato, deve formare la base del nuovo tipo di intellettuale. Su questa base ha lavorato l’”Ordine Nuovo” settimanale per sviluppare certe forme di nuovo intellettualismo e per determinarne i nuovi concetti, e questa non è stata una delle minori ragioni del suo successo, perché una tale impostazione corrispondeva ad aspirazioni latenti e era conforme allo sviluppo delle forme reali di vita. Il modo di essere del nuovo intellettuale non può più consistere nell’eloquenza, motrice esteriore e momentanea degli affetti e delle passioni, ma nel mescolarsi attivamente alla vita pratica, come costruttore, organizzatore, “persuasore permanentemente” perché non puro oratore – e tuttavia superiore allo spirito astratto matematico; dalla tecnica-lavoro giunge alla tecnica-scienza e alla concezione umanistica storica, senza la quale si rimane “specialista” e non si diventa “dirigente” (specialista + politico).
————————–
img_5519
img_5520
img_5522
img_5523
img_5525
img_5526
img_5527
img_5528
img_5529

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>