Oggi giovedì 29 marzo 2018
Da oggi e fino al 5 aprile p.v. l’aggiornamento quotidiano della nostra News subirà un rallentamento per consentirci una pausa di riposo e anche di riflessione pasquale. Auguri di Buona Pasqua e festività pasquali a tutti!
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CITTÀ E TERRITORIO » NOSTRO PIANETA » INVERTIRE LA ROTTA
Onu. Nel 2050 in 4 miliardi vivranno in terre aride, allarme per il degrado del suolo
di PIETRO SACCÒ
Avvenire, 28 marzo 2018, ripreso da eddyburg e da aladinews. Nuove conferme del profondo degrado del pianeta Terra. Un recente studio dell’Onu ribadisce la gravità della situazione, ma nessun governo riesce ad arrestare lo “sviluppo” saccheggiatore edenergivoro che ci conduce al disastro
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Immigrazione senza fine: pericoli e rimedi
29 Marzo 2018
di Gianfranco Sabattini
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
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Non c’è catenaccio che tenga.
di Tonino Dessì, su fb
Se da qui alla vigilia di Pasqua il centrodestra non troverà rapidamente (nel suo specifico interesse) il modo di uscire dall’impasse delle ultime ore di ieri, lo scenario politico che si presenterà subito dopo il Lunedì dell’Angelo conoscerà una fase di movimento intorno a un solo punto fermo, non rimovibile.
Mattarella dovrà rassegnarsi a prendere atto che la formula “incarico al leader che abbia una probabilità di formare una maggioranza” non potrà esser declinata in modo predeterminato.
Dovrà perciò dare comunque a Di Maio l’incarico che un tempo si sarebbe definito “esplorativo”, ma che ora andrebbe definito “aperto”.
È una strada obiettivamente pressocchè obbligata.
Senza il M5S infatti nessuna maggioranza e nessun Governo sono possibili.
Il M5S è il primo partito ed è compatto intorno al suo attuale “capo politico”.
Il centrodestra no, infatti andrà alle consultazioni presidenziali con delegazioni distinte.
Il cuneo inserito dal M5S per compromettersi politicamente il meno possibile con l’ingombrante relitto di Berlusconi è e resterà tale da tenere aperte le contraddizioni di uno schieramento di centrodestra esistente più sulla carta che sugli interessi comuni e che come tale non ha vinto le elezioni, fatto che giorno per giorno appare più evidente con tutte le conseguenze del caso.
A quel punto sarà il turno del PD, di essere investito da un’altra bufera.
La possibilità di reggere incolumi su una linea di mera estraniazione non sembra realistica, anche se contingentemente può esser sembrata l’unica in grado di impedire una spaccatura nel gruppo dirigente post-renziano e nei nuovi Gruppi parlamentari.
Il gioco dell’arroccamento pare al momento più praticabile per il M5S al centrocampo che per il PD in difesa.
Se infatti la situazione dovesse precipitare, alle nuove elezioni si tornerebbe col Rosatellum, modalità di voto che oramai avvantaggerebbe il M5S, senza il cui apporto non si può nemmeno cambiare la legge elettorale.
Non ci sarebbe quindi alcuna modifica della legge con l’introduzione del premio di coalizione.
Lo scenario elettorale vedrebbe in campo un centrodestra più debole, un PD disarticolato e ridotto ai minimi termini, nessun’altra forza politica in grado di intercettare neppure quel minimo di voti intercettati il 4 marzo da L&U a sinistra o da invenzioni come la Bonino e la Lorenzin al centro del centrosinistra o da analoghe formazioni al centro del centrodestra.
Praticamente tutto il risultato finirebbe spartito fra i singoli partiti del centrodestra (coalizzati flebilmente e tra loro di nuovo concorrenzialmente), da una parte e il M5S dall’altra, con un elettorato sempre più impaziente di determinare uno sblocco definitivo della situazione politica del Paese.
Il M5S sarebbe il più probabile vincitore dell’ordalìa, guadagnando un consenso elettorale e una rappresentanza parlamentare sufficientemente maggioritari.
Voglio proprio vederli, gli attuali parlamentari neoeletti, nei giorni prossimi, di fronte a una così chiara rappresentazione del possibile shut down.
Salvi quelli del M5S, selezionati in modo tale che se defezionano son fuori (ma non si vedrebbe a che pro), mentre se restano compatti sono ricandidati e rieletti, nessuno degli altri avrebbe la certezza nè della ricandidatura nè della rielezione.
A freddo, questa è la situazione vista in una chiave strettamente politica, salve al momento imponderabili varianti.
Credo che davvero stiamo assistendo a una fase inedita, non riconducibile a nessuna esperienza precedente della storia repubblicana.
Se ci saranno compromessi per salvare la legislatura, le carte e le condizioni del gioco saranno sempre più in mano, nelle prossime cruciali due settimane, al M5S, che peraltro, al momento, proprio a rivendicare la guida del Governo non sembra possa oggettivamente rinunciare.
Certo, i Cinque Stelle potrebbero anche inopinatamente deragliare per impazienza o per imperizia. Sarebbe però, se non il caos, una limacciosa e insidiosa palude.
C’è davvero motivo di una forte curiosità e di un’attesa interessata di vedere come se le giocheranno, quelle carte.
E, ammettiamolo, è auspicabile che se la cavino nel modo migliore, con una prova di maturità, nell’interesse generale.
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