Oltre il 4 marzo
No all’Aventino, la democrazia è a rischio!
di Giovanni Sarubbi su il dialogo
A distanza di una settimana dal voto, tutta quella che si definisce come “la classe dirigente italiana” è intenta a discutere di come affermare il proprio potere sull’intera società italiana, pur rappresentando essa solo una piccola minoranza della popolazione.
Anche quest’anno è aumentato notevolmente il numero di coloro che non sono andati a votare o hanno annullato la scheda. Il numero dei votanti è stato del 72,93 del totale degli elettori che per la camera era di oltre cinquanta milioni (50.782.650). Hanno votato cioè solo 37.035.786 elettori. Ma i voti validamente espressi sono stati soltanto 32.830.000 e quindi altri 4.205.786 persone hanno annullato la propria scheda o votato scheda bianca. In totale le persone che si sono astenute o hanno annullato la scheda sono stati circa 18milioni (17.952.650) cioè il 35,35% del totale degli elettori.[1]
Il maggior partito è dunque quello degli astenuti e i calcoli della influenza dei singoli partiti, su cui da sempre si specula nel dopo voto, andrebbero fatti rispetto all’intero corpo elettorale e non già rispetto ai voti validamente espressi, che sono utili solo per la ripartizione dei seggi e non certo, sul piano politico, per valutare la credibilità e l’influenza che i singoli partiti hanno sul piano politico-sociale.
E allora facendo un po’ di conti i dati veri dell’influenza politica dei vari partiti che si stanno dilaniando per sapere chi potrà esercitare il proprio comando sull’intera società, sono questi:
La destra (Lega, FI, FDI, UDC) rappresenta appena il 23,92% degli elettori;
il Centro Sinistra (PD+alleati) rappresenta il 14.77% degli elettori
il M5S rappresenta il 21,12 % degli elettori
LeU rappresenta il 2,19% degli elettori
gli altri partiti sono praticamente insignificanti ed incapaci di costituire alcun punto di riferimento valido neppure per una minima percentuale di popolazione.
Nessuno preso singolarmente rappresenta la maggioranza del popolo italiano e nessuno da solo o in coalizione può arrogarsi il diritto di comandare e imporre la propria volontà al popolo italiano nel suo complesso. Tutti, dice la Costituzione, hanno l’obbligo di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. È l’art. 49 della Costituzione che non prevede l’idea di maggioranza ed opposizione, di uomini soli al comando, di minoranze sociali che possono imporre la propria volontà al resto della società.
I partiti politici che siedono nel parlamento e tutta la società nel suo complesso si sono allontanati da tempo dallo spirito e dalla lettera della Costituzione. Spirito e lettera che è stato attuato, anche se non pienamente, durante quella che viene definita “prima repubblica”, fino a quando cioè, a partire dagli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso, non venne scardinata la legge elettorale proporzionale esistente e sostituita con la legge maggioritaria, che comporta l’idea di un uomo solo al comando e di una minoranza che impone la propria politica alla maggioranza dei cittadini.
Nella cosiddetta “prima repubblica” la grandissima maggioranza delle leggi sono state approvate con maggioranza elevatissime. Il PCI, che in quella fase non ha mai partecipato al governo, approvava quasi sempre le leggi e partecipava attivamente alla loro formazione entrando nel merito dei provvedimenti tenendo un collegamento continuo con i cittadini.
Oggi assistiamo ad una “classe politica”, cioè ad una casta di persone che nel loro complesso si sentono separati e diversi dagli altri cittadini, in preda a deliri di onnipotenza, a pretendere di volere il potere tutto per se e a ritenere di essere investiti da una sorta di unzione divina che imporrebbe loro di avere tutto il potere per se. Ma è, sopratutto, una “classe politica” incapace di mettere al primo posto quello che la Costituzione chiama “la politica nazionale”, cioè il bene comune della popolazione, che non coincide mai con gli interessi di una piccola parte della società ma con ciò che è utile alla grande maggioranza della popolazione. Avere armi in ogni casa, ad esempio, corrisponde agli interessi delle industrie armiere non certo a quello di tutta la popolazione, che ha bisogno di vivere in una società pacifica e non di avere una società modello far-west americano dove ogni giorno ci sono stragi di innocenti per le troppe armi che possono essere acquistate liberamente.
Dunque la sindrome dell’uomo solo al comando è trasversale a tutti i partiti e a tutti i parlamentari presenti in parlamento, con rare eccezioni. La logica del maggioritario che nega lo spirito e la lettera della nostra Costituzione pervade tutti i comportamenti dei leader politici che hanno trasformato l’arte della politica, che consiste nel trovare compromessi che soddisfino tutte le componenti della società e non una parte sola, in una schizofrenia collettiva. Il maggioritario, con la sua semplificazione che ha ridotto il “governare” al semplice “comandare”, ha fatto ritenere alla grande maggioranza dei politici che ciò poteva risolvere tutte le contraddizioni sociali esistenti.
Ma arricchendo una sola parte della società, quella dei ricchi e gaudenti che da oltre trent’anni determinano a loro uso e consumo le scelte politiche nazionali, ci ritroviamo oggi con un paese alla fame, con tutto ciò che questo comporta in termini di tensioni sociali.
E sono proprio i partiti che hanno la maggiore responsabilità nell’aver esercitato la dittatura di una minoranza della società, quella dei ricchi e gaudenti, che oggi alzano la loro voce e utilizzano le loro TV e tutti i mezzi di comunicazione di massa che possiedono per rivendicare di avere tutto il potere. Ma sono una minoranza.
Per fortuna la loro legge elettorale truffa non ha funzionato e loro sono di fronte ad un nulla di fatto. “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, dive il vecchio adagio popolare e così i vari partiti sono di fronte a solo due possibilità: quella di trovare dei compromessi oppure quella di andare a nuove elezioni, magari con una legge iper-maggioritaria che però la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale.
Ci vorrebbero persone con capacità di capire quelle che sono le forze in campo e capaci di guidare un percorso politico che non consegni alla destra fascio-leghista un potere che scatenerebbe azioni violente ancora peggiori di quelle che stanno venendo fuori in questi ultimi mesi.
I mafiosi hanno interesse a dire che la mafia non esiste, così i fascisti e i razzisti hanno lo stesso interesse. Ma la mafia, il razzismo e il fascismo esistono e sono organizzate come ho più volte scritto su queste pagine.
Lo testimoniano gli omicidi e le tentate stragi realizzate o le aggressioni a sedi di giornali o di associazioni pacifiste. L’ultimo omicidio, quello del senegalese Idy Diene di Firenze, uomo pacifico e buono, è particolarmente indicativo di una situazione esplosiva e del pericolo che la diffusione di armi comporta. Ma altrettanto significativi sono i tanti troppi delitti efferati contro le donne, ultimo quello delle due bambine di 7 e 13 anni ucciso dal padre carabiniere che poi si è suicidato. Il soffiare continuamente sul fuoco dell’odio razziale e il continuo appello del capo della Lega al diritto di uccidere e ad armarsi spacciato per “legittima difesa”, sta facendo venire a galla un vero e proprio impazzimento generale.
La politica e la vita sociale in Italia sta scivolando verso una deriva psichiatrica. E quando parlo di politica mi riferisco non solo ai capi o ai dirigenti dei partiti ma anche a tutta la popolazione nel suo complesso.
Per fortuna la gente onesta reagisce come è stato dimostrato dalla grande manifestazione antirazzista di ieri 10 marzo a Firenze. E siamo convinti che una grande mano al popolo italiano a liberarsi dall’odio razziale e dalle politiche discriminatorie che vorrebbe imporre la destra fascio-leghista, la daranno proprio gli immigranti, con i quali abbiamo il dovere di interagire e di lavorare.
Non si illuda la destra fascio-leghista sulla possibilità di realizzare il proprio programma basato su espulsioni di massa di migranti o su chiusura di luoghi di culto, in particolare di quelli musulmani.
I nostri fratelli migranti hanno già dimostrato di non avere paura delle minacce del capo della Lega. Si tratta di persone che in larghissima parte sono giovani che non hanno nulla da perdere.
Occorre così ritornare alla Costituzione. Occorre mettere da parte una visione “aventiniana” della politica che sta avanzando all’interno del PD, con comportamenti che definire bambineschi e dir poco. L’idea che i cittadini hanno indicato al PD di stare all’opposizione è figlia della depravazione maggioritaria della politica e dello stravolgimento dello spirito e della lettera della Costituzione che invece ci impone di “concorrere alla definizione della politica nazionale”.
Il congelare i propri voti, il ritirarsi sull’Aventino dell’opposizione, ha il solo scopo di favorire la politica della destra e paralizzare il PD che dimostrerebbe così di essere un partito inutile.
Occorre invece capire, per il PD, che la propria politica finalizzata agli interessi delle grandi multinazionali è stata duramente condannata dagli elettori tradizionali di quel partito che hanno votato in larga parte per il M5S e, in percentuale minore, anche per la destra fascio-leghista. Lo spostamento a destra di regioni come l’Umbria o l’Emilia Romagna dovrebbe far riflettere chi nel PD ha un cuore che batte a sinistra.
Il PD deve scegliere se continuare ad avere come proprio punto di riferimento Marchionne o gli altri amministratori delegati delle aziende che detengono il potere economico e quindi anche politico del mondo, o gli interessi dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati, di tutti coloro che non sfruttano il lavoro altrui per arricchirsi fregandosene di tutti e pensando solo ai propri interessi. La scelta è semplice e chiarissima.
Questa è la scelta di fronte alla quale siamo oggi. Ed è una scelta che riguarda tutti, anche quei partiti di sinistra che sono rimasti fuori dal parlamento o che in parlamento hanno pochi seggi. Soprattutto perché se la destra fascio-leghista riuscisse ad andare al governo o a imporre una modifica in senso maggioritario della legge elettorale per poi ritornare alle urne, la nostra democrazia sarebbe a rischio. Sarebbero a rischio la stampa, le associazioni, i partiti e le associazioni che si oppongono al razzismo e al fascismo, come già è successo nella storia del nostro paese. Ed è una storia che non possiamo e non dobbiamo rivivere.
Giovanni Sarubbi
NOTE
[1] Per i risultati complessivi del voto 2018 vedi Vedi it.wikipedia.org
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