Elezioni
Pigliaru, Zedda e Muroni: ecco chi rischia di più dal voto del 4 marzo
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01/03/2018 alle 13:20
Vito Biolchini su vitobiolchini.it
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La foto di Pigliaru e Zedda è alla fine del post
Ultime ore di campagna elettorale e tutti abbiamo l’impressione che il finale sia già scritto: quello di centrodestra sarà lo schieramento più votato ma non raggiungerà il 40 per cento, i Cinque Stelle saranno il primo partito, e il Pd subirà un tracollo, parzialmente ammorbidito dall’affermazione della lista Bonino. Previsioni da Bar dello Sport che attendono solo l’esito delle urne. Ma siccome ci piacciono le situazioni complicate, ci chiediamo: e in Sardegna cosa succederà?
Fermo restando che il voto isolano non si è mai discostato eccessivamente da quello italiano (benché per i sondaggi, la nostra è la regione dove ai Cinque Stelle viene data una percentuale più alta che nel resto del paese e dove la Lega, nonostante l’accordo con i sardisti, sarà chiaramente al di sotto del suo dato italiano), sono tre le situazioni che vorrei analizzare. Perché tre sono i leader che in questo voto di domenica si giocano gran parte della loro credibilità e delle loro prospettive politiche: Francesco Pigliaru, Massimo Zedda ed Anthony Muroni.
Se avessi potuto dare un consiglio al presidente della Regione gli avrei detto “Stai lontano dalle elezioni, non immischiarti, non fare campagna elettorale”. Invece in questi ultimi giorni stiamo assistendo alla sagra dell’assessore regionale in perenne stato di eccitazione, con conferenze stampa convocate a ripetizione su qualunque tema, con una tempistica imbarazzante per ogni elettore dotato di un minimo di senso critico (ma non, dispiace dirlo, per La Nuova Sardegna, che sistematicamente enfatizza a dismisura ogni comunicato stampa che arriva da viale Trento). Mettendo sul piatto della bilancia in questi giorni tutto il peso della sua attività di governo, Pigliaru sta trasformando il voto di domenica anche in un voto di gradimento alla sua giunta. Ha scelto lui di farlo e a noi non resta che prenderne atto. Quindi dal voto di domenica si capirà anche in che misura i sardi hanno apprezzato questi quattro anni di governo di Francesco Pigliaru.
Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda è riuscito finora ad uscire indenne dai disastri della sinistra. Ha sempre puntato ad un accordo di Campo Progressista con il Pd ma gli è andata male perché il progetto di Pisapia si è dissolto ed ora lui è senza partito. Il centrosinistra in ogni caso ritiene che proprio il sindaco di Cagliari sia il miglior candidato alla presidenza alle prossime elezioni regionali (mancano appena undici mesi), ma questa nomination ora deve passare al vaglio degli elettori. Perché se domenica Luciano Uras (senatore uscente ex Sel e candidato per il centrosinistra nel collegio uninominale della Camera a Cagliari) dovesse prendere un risultato inferiore alle attese (magari arriva terzo), vorrebbe dire che Zedda non ha più il sostegno dei suoi elettori e che dunque per il sindaco la cosa alla presidenza alla Regione sarebbe tutta in salita (e infatti non a caso c’è già chi pensa nuovamente a riproporre Renato Soru, e non sto scherzando).
Anthony Muroni con grande coraggio sta portando avanti il suo progetto politico (già intuibile nell’ultimo periodo della sua direzione dell’Unione Sarda) e ora è il leader del Progetto Autodeterminatzione. Gavino Sale, Bustianu Cumpostu, Pier Franco Devias e soprattutto Gesuino Muledda (a mio avviso il vero regista dell’operazione) gli stanno lasciando l’onore e l’onere di rappresentare pubblicamente questa nuova proposta politica e lui non si sta tirando indietro. Davanti all’opinione pubblica poteva giocare il ruolo del portavoce (quale ufficialmente è), invece oggi è, per sua scelta, evidentemente molto di più. A quanto ne so, Progetto Autodeterminatzione prevede di prendere tra i 50 mila e i 70 mila voti: grosso modo quelli che raccolsero le cinque liste del raggruppamento che si presentarono alle ultime regionali (Rossomori, Irs, Fronte Indipendentista Unidu, Gentes e Comunidades, che in realtà ottennero in tutto quasi 56 mila voti, pari all’8,16 per cento), raccolti in tre schieramenti diversi. Come ho avuto modo di dire pubblicamente allo stesso Muroni, io non sarei così convinto del fatto che i voti presi quattro anni fa dalle liste di Michela Murgia (a proposito, che fine ha fatto? Si è già espressa pubblicamente a favore di Autodeterminatzione? E Marcello Fois? Anche lui, non ha ancora preso posizione?), siano ancora nella disponibilità degli indipendentisti. Per cui l’azzardo è alto, tenuto conto anche che storicamente le liste indipendentiste alle politiche vanno peggio che alle regionali.
In ogni caso, benché un anno fa, in una intervista a SardiniaPost, Gesuino Muledda avesse detto “ci danno al 25 per cento”, io continuo a pensare che per Autodeterminatzione la soglia del successo sia fissata al quattro per cento. Sopra è un ottimo risultato, sotto è una delusione (se non un disastro, con tutto quello che ne consegue).
Dal voto di domenica Anthony Muroni, Francesco Pigliaru e Massimo Zedda si giocano dunque una fetta del loro futuro politico. Staremo a vedere.
E buon voto a tutti.
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