Buone proposte in attesa di buone patiche

copia-di-eu_direct_loc_4-5_ottobre_ok_001-2_2_21-2«Lavorare meno, lavorare tutti»
L’idea del ‘77 che rivive in Emilia
Proposta di legge del consigliere e giurista Giovanni Alleva: «Settimana da 32 ore e azzeriamo i disoccupati»
Marco Marozzi su Corriere di Bologna, Corriere Economia online.

BOLOGNA – Lavorare 35 ore alla settimana. Fausto Bertinotti si agitò tanto, nel 1998, fino a far cadere, sotto i colpi della sua bandiera mai davvero issata su nulla, il governo dell’Ulivo di Romano Prodi: spianando la strada a Massimo D’Alema. In Francia, unico paese europeo, il socialista Lionel Jospin introdusse la norma nel 1997: ma da tempo traballa, non sopravviverà se alle elezioni vinceranno il centro o la destra, gli stessi socialisti di Hollande e Valls non sanno che pesci prendere, hanno guardato al Jobs Act di Renzi. In Emilia- Romagna in compenso c’è qualcuno che vuole ridurre ancora di più l’orario di lavoro: dalle attuali 40 ore a 32, per «assorbire interamente» la disoccupazione. Con contributo economico dell’Ente Regione.
A preparare una legge ad hoc è un giurista dalla lunga storia: Piergiovanni Alleva, consigliere regionale dell’Altra Emilia-Romagna, allievo di Federico Mancini (uno dei padri delle riforme contrattuali targate Psi degli anni 70), come lui già docente di diritto del lavoro ed ex consigliere del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro che Bertinotti nel 2006 voleva presiedere e che il No al referendum del 4 dicembre scorso ha salvato dall’abolizione.

Ed ecco resuscitare il «Lavorare meno, lavorare tutti» di decenni lontani e sognanti. Proprio agli inizi di questo 2017, a 40 anni di distanza dal marzo 1977 dove gli studenti si rivoltarono contro «Bologna rossa di vergogna»: i rivoltosi sono cambiati da tempo, nell’oblio generale; solo qualcuno come Francesco Berardi, Bifo, mantiene ancora slogan antagonisti. Alleva, classe 1943, annuncia di stare ultimando un progetto di legge da presentare in Consiglio regionale per ridurre da cinque a quattro i giorni a chi lavora e coprire gli spazi aperti con nuove assunzioni. «I lavoratori dipendenti sono circa due milioni e i disoccupati circa 160.000, — dice — l’effetto occupazionale della riduzione di orario sarebbe più che doppio della disoccupazione esistente».

Disoccupazione addio, per il consigliere di estrema sinistra, che ricorda le riforme anni 70 da 48 a 40 ore di lavoro, «con nel tempo la creazione di oltre un milione di posti di lavoro ». La semplice riduzione delle ore di in una singola giornata non basta, sostiene: viene «facilmente riassorbita da misure organizzative, intensificazione dei ritmi di lavoro o riduzione delle pause». Quindi «riduzione mirata, consensuale e incentivata», per «un posto di lavoro in più ogni quattro», con «contratti di solidarietà espansivi previsti per lavoratori di imprese non in crisi». È un Jobs Act reinventato. Con la Regione che interviene per compensare almeno la metà del salario perso da chi accetta l’orario ridotto. Sfruttando, dice Alleva, anche i servizi di welfare aziendale.

04 gennaio 2017

Marco Marozzi

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>