Elezioni e politica fiscale

img_4732img_4633di Gianni Pisanu.
.
.
In questi giorni di campagna elettorale, anche a causa della stagione invernale e dell’età che mi consiglia di evitare freddo, pioggia e strapazzi, vedo molta televisione. Non è secondario il ruolo che in me gioca il fottuto interesse per la politica. Non lo nego.
Mi interessano naturalmente i temi in discussione, e non nego, unitamente all’interesse, di avere qualche idea mia abbastanza radicata. Una a caso l’uguaglianza. Ma la mia speranza viene frustrata non appena qualche esponente politico di buona volontà accenna a chiarire qualche proposta che appunto tenderebbe a ridurre la disuguaglianza.
[segue]
L’altra sera un politico ospite in una trasmissione televisiva, alla domanda se fosse d’accordo sulla tassa piatta [flat tax], nel rispondere negativamente si accingeva a spiegare che oltre alla progressività servirebbe un aumento del numero delle aliquote, se non addirittura (come in Germania) un sistema che applica una funzione matematica continua per un alleggerimento della tassazione dei redditi bassi, una moderata incidenza per i medi, e un’accentuata progressività per quelli più alti. Mentre l’ospite cercava di spiegare meglio la cosa, il conduttore ha pensato bene di mandare in onda la pubblicità.
Ho avuto la conferma che il ragionamento non incontra i favori di molta parte dei media in genere, e della televisione in particolare. I politici, quasi tutti, si adeguano. Le sparano grosse e soprattutto sono molto abili a far capire il contrario rispetto al reale contenuto delle loro proposte.
Esempio n.1. La Tassa piatta [flat tax] è eguale per tutti e conviene a tutti, poi con una sola aliquota è semplicissima.
In realtà non è vero che avrebbe lo stesso effetto per tutti. Infatti la società subirebbe un pesante impoverimento, col risultato che per i poveri mancherebbe qualsiasi sostegno, mentre i ricchi avrebbero un ulteriore surplus e le disuguaglianze già molto accentuate (in Italia siamo i più disuguali d’Europa dopo la Romania) aumenterebbero ancora.
Esempio n.2. Con la tassazione a scaglioni si pratica l’uguaglianza, infatti, se abbiamo tremila contribuenti, vedremo che per il primo euro guadagnato verranno trattati tutti allo stesso modo, e così per il secondo, il terzo ecc. fino a 50.000 euro per i quali avranno pagato tasse uguali. A questo punto solo duemila proseguono la loro corsa, e per gli ulteriori redditi fino a 100.000 euro avranno una tassazione superiore che varrà per tutti e duemila. A questo punto avremo solo 500 dei duemila contribuenti che si staccheranno, con un reddito superiore a 100.000 euro, i 500 “scarognati” verranno trattati per la ulteriore eccedenza con apposita aliquota, tutti allo stesso modo. Uguale trattamento a soggetti con uguale condizione.
Naturalmente dei due esempi, solo il primo è stato divulgato ripetutamente; sempre con scroscianti applausi. Il secondo me lo sono fatto io.
Oltre all’equità fiscale, esiste un pesante svantaggio per i cittadini incapienti che a causa del basso o inesistente reddito non beneficiano di nessuna redistribuzione (detrazioni, altri bonus). A questo proposito merita di essere considerato un punto programmatico di una formazione politica – non è una delle tre maggiori (centrodestra, coalizione PD, M5S), anzi è quella che come prima cosa deve rispondere all’accusa: -“il vostro partito è nato per danneggiare…”, per cui non gode di grandi spazi, solo il minimo sindacale concesso in una parvenza di par condicio. Riporto testualmente il testo che pazientemente ho rintracciato su internet. “Una distribuzione più equa del carico fiscale
Il dettato costituzionale e un’economia che funzioni per tutti ci impongono scelte che vadano nella chiara direzione della redistribuzione della ricchezza e del sostegno ai redditi da lavoro.
C’è domanda di equità, da garantire attraverso un fisco più giusto, la lotta all’evasione fiscale e all’elusione fiscale perché sottraggono al bilancio dello Stato risorse fondamentali per l’erogazione dei servizi pubblici e per il Welfare. La questione fiscale è una grande questione di giustizia.
La base imponibile dell’Irpef è costituita in larga parte da redditi di lavoro e pensione. Bisogna alleggerire il peso di questa imposta partendo dalla riduzione dell’aliquota del primo scaglione in modo da concentrare gli sgravi soprattutto sui redditi bassi e medi. Gli scaglioni di reddito devono essere più stretti e le aliquote più progressive (può essere preso in considerazione anche il modello tedesco di Irpef graduata secondo una funzione matematica continua). Ogni ipotesi di imposta piatta o con poche aliquote va invece respinta perché beneficia i più abbienti colpendo i ceti medi. Occorre ritornare a sistemi di progressività effettiva, rispettando la previsione dell’art. 53 della Costituzione.
Le detrazioni per carichi familiari vanno unificate con gli assegni familiari in uno strumento unico di sostegno alle famiglie, da estendere anche ai lavoratori autonomi, in modo da superare il problema dell’incapienza (che riguarda circa 10 milioni di contribuenti che non possono beneficiare di alcuna detrazione fiscale perché già hanno un’imposta pari a zero).
Dall’altro lato i tanti prelievi esistenti sui redditi da capitale e sul patrimonio mobiliare e immobiliare (imposte sostitutive, Imu, imposta di bollo sulle attività finanziarie) possono essere eliminati e sostituiti da un’imposta unificata con aliquota progressiva e minimi imponibili adeguati, che lascino esenti i patrimoni inferiori alla media, in modo che anche il capitale, oltre al lavoro, contribuisca al finanziamento del welfare e della spesa pubblica. Contestualmente va fortemente ridotta l’imposta di registro.
Deve essere introdotta, possibilmente a livello europeo, una vera imposta sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax) e va sostenuta la proposta europea di una tassazione sui profitti delle multinazionali, che impedisca loro di sfuggire all’imposizione nei paesi in cui realizzano i loro profitti. Nel frattempo va introdotta una vera web tax sui beni e servizi commercializzati via web da imprese multinazionali non residenti in Italia.
Una lotta senza tregua all’evasione fiscale deve andare a beneficio di chi le tassa le paga fino all’ultimo centesimo: la lotta all’evasione si fa utilizzando le nuove tecnologie, secondo proposte da tempo sul tappeto con le quali è possibile recuperare in pochi anni almeno 50 miliardi da utilizzare per ridurre le tasse.
Si deve inoltre prevedere uno specifico piano di azione, da coordinare a livello europeo e internazionale, contro l’elusione fiscale delle grandi multinazionali, soprattutto se in rapporto con paradisi fiscali, per una rigida interpretazione delle norme sulla trasparenza degli assetti proprietari, per la reintroduzione del reato penale di elusione.”

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>