La “flat tax” del centro destra per la distruzione dello Stato sociale

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La politica fiscale del centro destra contro il Welfare State.
Difendiamo il criterio Costituzionale della progressività impositiva fiscale contro la flat tax voluta dal centro destra.
L’articolo 53 della Costituzione, posto nella Sezione I. Diritti e doveri dei cittadini, Titolo IV. Rapporti politici, recita:
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Bisogna dirlo chiaramente alla gente, soprattutto ai ceti meno abbienti e al ceto medio sempre più impoverito, che se passa la politica fiscale del centro destra (flat tax, tra l’altro anticostituzionale) si assesterà un colpo mortale allo stato sociale (welfare state). Ciò significa tra l’altro: addio assistenza ospedaliera gratuita, annullamento o forte ridimensionamento delle forme di assistenza a anziani e disabili (accompagnamento, reddito di inclusione sociale, indennità di invalidità) perché banalmente mancheranno i soldi, oggi nonostante tutto assicurati dalla fiscalità generale. Significa ancora ulteriori tagli all’istruzione pubblica, agli interventi di sicurezza sui trasporti, e così via di male in peggio. Sulla base dei calcoli degli esperti, a fronte di esigui vantaggi fiscali per i ceti meno abbienti, si determinerebbero ingenti vantaggi per i ceti ricchi e ricchissimi. Ma, come detto, le peggiori ripercussioni si avrebbero nell’ulteriore scasso dello stato sociale, contro i poveri e il ceto medio.
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- Approfondimenti.

3 Responses to La “flat tax” del centro destra per la distruzione dello Stato sociale

  1. admin scrive:

    Un intervento di Roberto Mirasola sulla sua pagina fb.
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    I tributi si sa piacciono a pochi ma è anche vero che le imposte vengono versate all’Erario affinché lo Stato possa sovvenzionare i servizi pubblici essenziali usufruibili dall’intera collettività. Ecco questo semplice principio del diritto tributario spesso viene dimenticato per facili egoismi personali. Certo la pressione fiscale ha raggiunto livelli record ormai da anni, ma siamo sicuri che la risposta possa essere la Flat Tax, cioè un’imposta con una sola aliquota? Aliquota al 15% se passa la proposta della Lega al 23% nella versione Berlusconiana. In poche parole mettiamo sullo stesso piano chi guadagna, poniamo 1.500,00 Euro al mese con chi invece ne guadagna 7.000,00. Ma sembra ragionevole? E secondo voi chi si agevola il contribuente che ha più reddito o quello che ne ha di meno?
    Uno studio recente della lavoce.info ha quantificato in € 58 miliardi il gettito che verrebbe a mancare nelle casse dello Stato. Chi finanzierebbe dunque i famosi servizi pubblici essenziali? Al riguardo è stato chiaro l’Istituto Bruno Leoni, il think tank liberista che quest’ estate ha rilanciato la proposta della flat tax: scordiamoci la sanità pubblica tanto per iniziare. Quindi chi ha bisogno di cure o ha soldi altrimenti pazienza. Questo è il prezzo per eliminare l’evasione e ridurre la pressione fiscale.
    Ma poi è proprio vero che riduciamo la pressione fiscale? La flat tax si basa su un assunto mai provato che vuole che l’aumento dell’aliquota fiscale comporti un aumento di gettito solo fino ad un certo livello, superato il quale si verifica invece l’effetto opposto: il disincentivo al lavoro e la maggiore convenienza dell’elusione fiscale finiscono per ridurre la base imponibile. Assunto mai provato da nessuno studio, quindi la flat tax si basa solo sui sogni o meglio sugli egoismi dei più ricchi che non vogliono partecipare alla vita sociale del Paese. Loro si fanno beffe dell’art.53 della Costituzione che dice che i cittadini partecipano alla spesa pubblica in ragione della loro capacità contributiva.
    Attenzione se passa la flat tax state pur certi che non dimenticheremo solo il poco welfare rimasto in piedi ma si inasprirà ancora una volta il rapporto tra fisco e contribuente. L’Erario il gettito mancante l’andrà a cercare nelle tasche dei meno abbienti e del ceto medio, con l’introduzione di nuovi strumenti di accertamento altamente penalizzanti per il contribuente. Del resto come pensate che siano nati gli studi di settore?

  2. admin scrive:

    Riceviamo da Gianni Pisanu e volentieri pubblichiamo.
    IL PROGRAMMA PER L’EQUITA’ FISCALE di LeU (Liberi e Uguali).

    Una distribuzione più equa del carico fiscale
    Il dettato costituzionale e un’economia che funzioni per tutti ci impongono scelte che vadano nella chiara direzione della redistribuzione della ricchezza e del sostegno ai redditi da lavoro.
    C’è domanda di equità, da garantire attraverso un fisco più giusto, la lotta all’evasione fiscale e all’elusione fiscale perché sottraggono al bilancio dello Stato risorse fondamentali per l’erogazione dei servizi pubblici e per il Welfare. La questione fiscale è una grande questione di giustizia.
    La base imponibile dell’Irpef è costituita in larga parte da redditi di lavoro e pensione. Bisogna alleggerire il peso di questa imposta partendo dalla riduzione dell’aliquota del primo scaglione in modo da concentrare gli sgravi soprattutto sui redditi bassi e medi. Gli scaglioni di reddito devono essere più stretti e le aliquote più progressive (può essere preso in considerazione anche il modello tedesco di Irpef graduata secondo una funzione matematica continua). Ogni ipotesi di imposta piatta o con poche aliquote va invece respinta perché beneficia i più abbienti colpendo i ceti medi. Occorre ritornare a sistemi di progressività effettiva, rispettando la previsione dell’art. 53 della Costituzione.
    Le detrazioni per carichi familiari vanno unificate con gli assegni familiari in uno strumento unico di sostegno alle famiglie, da estendere anche ai lavoratori autonomi, in modo da superare il problema dell’incapienza (che riguarda circa 10 milioni di contribuenti che non possono beneficiare di alcuna detrazione fiscale perché già hanno un’imposta pari a zero).
    Dall’altro lato i tanti prelievi esistenti sui redditi da capitale e sul patrimonio mobiliare e immobiliare (imposte sostitutive, Imu, imposta di bollo sulle attività finanziarie) possono essere eliminati e sostituiti da un’imposta unificata con aliquota progressiva e minimi imponibili adeguati, che lascino esenti i patrimoni inferiori alla media, in modo che anche il capitale, oltre al lavoro, contribuisca al finanziamento del welfare e della spesa pubblica. Contestualmente va fortemente ridotta l’imposta di registro.
    Deve essere introdotta, possibilmente a livello europeo, una vera imposta sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax) e va sostenuta la proposta europea di una tassazione sui profitti delle multinazionali, che impedisca loro di sfuggire all’imposizione nei paesi in cui realizzano i loro profitti. Nel frattempo va introdotta una vera web tax sui beni e servizi commercializzati via web da imprese multinazionali non residenti in Italia.
    Una lotta senza tregua all’evasione fiscale deve andare a beneficio di chi le tassa le paga fino all’ultimo centesimo: la lotta all’evasione si fa utilizzando le nuove tecnologie, secondo proposte da tempo sul tappeto con le quali è possibile recuperare in pochi anni almeno 50 miliardi da utilizzare per ridurre le tasse.
    Si deve inoltre prevedere uno specifico piano di azione, da coordinare a livello europeo e internazionale, contro l’elusione fiscale delle grandi multinazionali, soprattutto se in rapporto con paradisi fiscali, per una rigida interpretazione delle norme sulla trasparenza degli assetti proprietari, per la reintroduzione del reato penale di elusione.

  3. admin scrive:

    Ciao Aladin, con riferimento alle politiche fiscali, ho estratto parte del programma LeU che puoi vedere sul link che segue

    http://www.ilpost.it/2018/02/02/programma-liberi-uguali/#steps_5

    è abbastanza sintetico.

    Saluti Gianni

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