Oggi mercoledì 17 gennaio 2018

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democraziaoggi loghettoDomusnovas, non si può pensare che si può produrre e vendere altro in luogo delle armi di morte?
17 Gennaio 2018

Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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eddyburgSOCIETÀ E POLITICA » TEMI E PRINCIPI » DONNA
Meno disuguaglianze se la governance è donna
africa-renewal2018_smalldi MARCO COCH
Nigrizia, 6 gennaio 2018, ripreso da eddyburg e da aladinews. Drammatico il divario tra ricchi e poveri nel Continente antico, massimo in Nigeria e in Sudafrica. Che fare per superarlo, secondo la rivista dell’Onu. Africa Renewal, che spiega come il promuovere l’uguaglianza di genere, anche nella gestione del potere, giovi alla società e all’economia.
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img_4633Non diamo fin d’ora per scontato il nostro orientamento di voto, non regaliamolo in anticipo.
Prima facciamo più corposamente emergere la nostra domanda di cittadini rivolta a migliorare tutta l’offerta politica nel suo complesso e a ricordare con incisività che il 4 marzo il giudizio finale spetterà a noi e che sarà libero, rigoroso, selettivo, perfino, occorrendo, severo.

Una nota di Tonino Dessì (su fb)
Immagino che tutte e tutti si stiano ponendo il problema di chi votare, essendo in pieno corso la campagna elettorale.
In questi giorni, pur nell’impalpabilità dei programmi delle varie forze politiche e coalizioni quanto a realistiche proposte economiche e sociali, alcune questioni sono pur sempre emerse.
L’esplicitazione di una piattaforma razzista, oltre che xenofoba, del centrodestra: di tutto, non solo della Lega, o di Fratelli d’Italia, ma anche di Berlusconi.
Il problema del lavoro: hanno un bel diffondere cifre, ma l’occupazione stabile resta un fantasma, in un mare di precariato e di disagio. Intanto in fabbrica e sul lavoro si muore malamente, com’è accaduto ieri alla Lamina.
A fronte di chi pensa, anche in Sardegna, a confuse prospettive localiste o separatiste, si prospettano ben più solide le premesse, poste dai referendum leghisti di Veneto e Lombardia e dall’iniziativa dell’Emilia Romagna guidata dal centrosinistra, di una differenziazione censitaria tra le Regioni.
In palio le risorse per lo Stato sociale: sia ben chiaro che se passano queste pulsioni censitarie, spazio per altri non ce n’è e la già compromessa solidarietà finanziaria ed economica italiana salterà definitivamente.
Tutti prevedono un Parlamento instabile, ma in un simile contesto l’affermazione della destra, la fragilità culturale del centrosinistra nel suo insieme e l’evaporazione dello spirito democratico-radicale nel M5S riaprirebbero spazio alle tentazioni di un nuovo attacco alla Costituzione.
Avremmo tutti voglia, i democratici, specie quelli che, andando o tornando al voto, hanno determinato la vittoria del NO nel referendum del 4 dicembre scorso, di scendere in campo e di schierarci limpidamente per mantenere in vita una prospettiva civilmente e socialmente avanzata, in questo Paese.
Non ci viene, oggettivamente, al momento, offerta questa possibilità.
Benchè astenersi sia diventata la modalità più eclatante di protesta politica generalizzata, tanto da coinvolgere metà dell’elettorato, ogni scelta, anche quella di non votare, resta estremamente problematica e delicatissima.
Io oggi mi sentirei di dare un consiglio, di fare una sorta di appello o di raccomandazione.
C’è ancora tempo, perché sotto la spinta di movimenti dell’opinione pubblica, queste elezioni cambino tenore.
I partiti devono ancora comporre e proporci le liste dei candidati e anche queste costituiranno un metro di giudizio.
Toni, priorità, argomenti e proposte possono ancora essere influenzati.
Pur nell’insidiosità del meccanismo elettorale, si prospetta ancora un’offerta politica variegata e in un contesto proporzionalista anche la rappresentanza parlamentare di forze minori democraticamente caratterizzate avrebbe una funzione positiva.
Non diamo fin d’ora per scontato il nostro orientamento di voto, non regaliamolo in anticipo.
Prima facciamo più corposamente emergere la nostra domanda di cittadini rivolta a migliorare tutta l’offerta politica nel suo complesso e a ricordare con incisività che il 4 marzo il giudizio finale spetterà a noi e che sarà libero, rigoroso, selettivo, perfino, occorrendo, severo.
Noi non siamo ancora tenuti a fare passiva propaganda per prodotti confezionati da altri.
Abbiamo un potere residuale intatto: facciamolo valere su temi, argomenti, proposte, obiettivi, perché da qui al 4 marzo c’è ancora il tempo per farlo.
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