Oggi sabato 13 gennaio 2018
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La Costituzione, patto d’amicizia e di speranza
13 Gennaio 2018
Domenico Gallo
[Democraziaoggi] Mentre ci avviciniamo alla Celebrazione del 70° della Costituzione lunedi a Cagliari (ore 17 Sala Fondazione di Sardegna via S, Salvatore d’Horta 2), pubblichiamo le conclusioni di Domenico Gallo al Convegno in ricordo della promulgazione Costituzione che il Comitato nazionale per la democorazia costituzionale ha tenuto a Roma al Palazzo della Minerva il 27 dicembre scorso.
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Gli editoriali di Aladinews. Lavoro: nuove schiavitù. di Giannino Piana su Rocca.
Lo sciopero dei lavoratori di Amazon, che si è verificato alla filiale di Castel San Giovanni, vicino a Piacenza, lo scorso 24 novembre, il giorno di Black Friday simbolo degli affari, ha messo a nudo l’avanzare anche nel nostro Paese di una situazione che, concernendo un settore dell’attività commerciale destinato costantemente ad espandersi, non può che suscitare giustificato allarme [...].
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Le statistiche e la vita reale
UN PAESE CHE SOFFRE (dal sito www.chiesadituttichiesadeipoveri.it.
I dati dell’ISTAT in termini percentuali fanno cantare vittoria; ma i disoccupati sono 2.855.000, aumentano gli ultracinquantenni che lavorano per effetto della riforma Fornero, e cresce il precariato.
Secondo le ultime rilevazioni dell’ISTAT gli occupati in Italia sono più di 23 milioni.
Il tasso di occupazione 15-64 anni è salito al 58,4% con un aumento di 0,2 punti percentuali su ottobre e di 0,9 punti su novembre 2016. Per le donne il tasso di occupazione è arrivato al 49,2%, il livello più alto.
Tra i nuovi occupati c’è tuttavia un boom dei contratti a termine.
Guardando ai dati di novembre, l’incremento rispetto al mese precedente di 65mila unità è dovuto in larghissima parte ai dipendenti (+68mila), tra cui prevale l’aumento dei posti di lavoro a termine (+54mila) mentre l’incremento dei posti con contratto a tempo indeterminato è molto più contenuto (+14mila).
Su base annua, la crescita degli occupati si concentra tra i lavoratori dipendenti (+497 mila, di cui +450 mila a termine e +48 mila permanenti), mentre calano gli indipendenti (-152 mila).
Se si prende in considerazione l’ultimo anno, quindi, la proporzione tra i contratti a termine e quelli a tempo indeterminato dei nuovi assunti (dipendenti) è di 90 a 10, come si evince da un grafico pubblicato su Twitter da Francesco Seghezzi, direttore della Fondazione Adapt.
In valori assoluti aumentano soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+396 mila) ma anche i 15-34enni (+110 mila), mentre calano i 35-49enni (-161 mila). Nello stesso periodo diminuiscono sia i disoccupati (-7,8%, -243 mila) sia gli inattivi (-1,3%, -173 mila).
Il tasso di disoccupazione a novembre è sceso all’11% dall’11,1% di ottobre, al livello più basso dopo settembre 2012. L’ISTAT sottolinea che il tasso è diminuito di un punto percentuale rispetto a novembre 2016. I disoccupati totali sono 2.855.000 con un calo di 18.000 unità su ottobre e di 243.000 unità su novembre 2016.
Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni a novembre scende al 32,7% in calo di 1,3 punti rispetto a ottobre. L’ISTAT spiega che rispetto a novembre 2016 si registra un calo di 7,2 punti percentuali. È il tasso più basso da gennaio 2012. Il tasso di occupazione in questa fascia di età è al 17,7% con un aumento di 0,5 punti rispetto a ottobre e di 1,4 punti rispetto a novembre 2016.
Queste cifre sono state considerate dagli uomini di governo come un grande successo e come una conferma dei miracoli attribuiti al Jobs Act, in quanto si sarebbe recuperata l’occupazione persa con la crisi di questi anni. Sul sito “Potere al popolo” Roberta Fantozzi il 9 gennaio fa invece questa analisi:
«I dati, a leggerli correttamente, dicono cose assai diverse:
«1. è del tutto falso che si sia recuperato il lavoro complessivamente perso in questi anni. Il confronto fatto in termini di ULA, cioè di “posizioni lavorative ricondotte a misure standard a tempo pieno” mostra che mancano ancora 1 milione di unità di lavoro rispetto al 2008. In sostanza gli occupati in più dipendono dalla crescita del part-time imposto e della sottoccupazione, non da posti di lavoro a orario pieno. Va ricordato che secondo i criteri di rilevazione dell’ISTAT è considerato occupato chiunque abbia svolto nella settimana in cui è intervistato, almeno “un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura”.
«2. la crescita degli occupati è quasi integralmente riconducibile a contratti non solo a orario ridotto ma a termine. Nel confronto rispetto al novembre 2016, il 90,5% dell’occupazione in più è con contratti precari e meno del 10% è con tempo indeterminato.
«3. continua ad essere abnorme il dato dal punto di vista dell’età degli occupati. La crescita infatti è concentrata tra gli over 50 (+396mila rispetto ad un anno fa a fronte di un aumento complessivo di 345mila occupati). Diminuiscono invece in termini assoluti gli occupati nella fascia di età tra 35 e 49 anni (-161mila).
«In sostanza l’occupazione cresce per le persone ultracinquantenni per gli effetti della controriforma Fornero delle pensioni, per gli altri ci sono solo contratti precari e di breve durata, mentre la quantità complessiva di lavoro continua ad essere inferiore di 1 milione di unità (equivalenti a posti di lavoro a tempo pieno) rispetto ai livelli precedenti la crisi.
«Tutto questo è costato alla collettività circa 20 miliardi di decontribuzione nel triennio, a cui vanno aggiunte le risorse andate alle imprese per i tagli strutturali all’IRAP e all’IRES (non meno di 8 miliardi annui), e quelle legate alle mille forme di incentivi messi in campo.
Per le lavoratrici e i lavoratori invece il Jobs Act ha comportato la definitiva eliminazione dell’articolo 18, demansionamenti, videosorveglianza, precarietà generalizzata».
Rispondendo a Vermigli nella trasmissione “Piazza Pulita”, Bersani ha aggiunto che si sono perse 1 miliardo 200.000 ore lavorative.
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