Legge elettorale e attività del Comitato d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria

democraziaoggi-loghettoLegge elettorale regionale: in Sardegna si vuole allargare alle donne il concorso alla truffa. Quali spunti dalla Sicilia per una vera riforma?
10 Novembre 2017

Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
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Riflessioni e iniziative nella riunione Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria di Cagliari dell’8.11.2017
(segue)

Nella riunione del Comitato, Andrea Pubusa ha riassunto quanto deciso nella precedente seduta . Questa la sintesi della discussione:

1) Stato dell’arte in materia di legge elettorale: va in Consiglio regionale nei prossimi giorni la doppia preferenza, senza la radicale riforma della legge, che mantiene l’iperpremio di maggioranza e i quorum di sbarramento, nonché i noti squilibri nella rapresentanza dei territori.
Si esamina la legge elettorale siciliana che combina sistema proporzionale a elezione diretta del presidente, come auspicato dal ns. Comitato, ma almeno contiene due evidenti criticità: distribuzione dei seggi su base provinciale con forti disparità fra territori e nella distribuzione dei seggi (es., Fava con 100 mila voti ha avuto un solo seggio, il PD con 250 mila ne ha ottenuto ben 11!). Esiste poi un premio di maggioranza camuffato: il listino del presidente vincente pari a 7 seggi.
Su questi punti le riflessioni del Comitato (interventi di Gianni Pisanu, Gianna Lai, Fernando Codonesu, Antonello Murgia) sono trasfuse in un post su www.democraziaoggi.it di venersì 10 novembre. Eccolo: http://www.democraziaoggi.it/?p=5163 .
Il Comitato illustrerà le sue proposte al presidente del Consiglio regionale Ganau mercoledì prossimo. Per definire la delegazione e le linee guida da proporre quale alternativa al disegno di legge in discussione nell’Assemblea regionale, la prossima riunione del Comitato è anticipata a martedì alle ore 19,00 nella sede CSS (via Roma 72).
2) Sviluppo delle linee emerse dal nostro Convegno sul Lavoro dell’ottobre scorso con un’iniziativa entro la prima metà di dicembre che illustri i risultati più salienti del Convegno. Da porre come proposte per lo sviluppo in Sardegna.
Si conta di fare l’iniziativa presentando il volume degli atti del Convegno, in fase di realizzazione.
Le successive iniziative saranno dedicate a Scuola e Lavoro, Ambiente Lavoro, Reddito di cittadinanza, Beni comuni e lavoro, ecc.
Franco e Giacomo Meloni hanno illustrato i risultati del recente convegno nazionale dei cattolici svoltosi a Cagliari (26-29 ottobre, sito web http://www.settimanesociali.it), indicando molti spunti di riflessione. Apprezzabili la metodologia partecipativa e i contenuti discussi nella “Settimana sociale dei Cattolici italiani”; condivisibili le conclusioni di carattere generale (7 obbiettivi/rivendicazioni rivolti a Parlamentoe e Governo italiano e all’Unione europea), seppure riduttive rispetto alla copiosità e alla qualità di quanto discusso nello stesso Convegno. Due grandi limiti: 1) la scarsa attenzione alle problematiche della Sardegna (ma la scadenza era nazionale/italiana e l’organizzazione fortemente accentrata nella CEI-Conferenza dei Vescovi italiani) niente affatto mitigata dagli interventi del Sindaco di Cagliari (divertente) e del presidente della Regione (deprimente); 2) la mancanza di attenzione sulla questione del Reddito di Cittadinanza/Reddito di inclusione sociale e dintorni, che pure è argomento di grande attualità (tanto che il nostro Comitato, dando seguito alle riflessioni fatte in argomento nel nostro Convegno, intende organizzare un’apposita iniziativa di studio e proposta). Da sottolineare e da valorizzare da parte del nostro Comitato di Iniziativa Costituzionale l’indirizzo Costituzionalmente ispirato assunto dalla Chiesa italiana per “…una rinnovata politica come presenza laicale nelle attività temporali in fedeltà alla attuazione dei principi costituzionali (…)” con la pratica di un “metodo sinodale” che “raccorda esperienze diverse orientate a dare risposta ai bisogni della gente e specificamente al bisogno di lavoro. Da questa realtà già esistente in forme variegate, ma connesse fra loro delle modalità di impegno di varie associazioni e movimenti si può sviluppare una unità operativa che nasce dal fermento evangelico (…) coinvolgendo nell’azione persone di buona volontà anche se provengono da esperienze culturali differenti. Qualcosa di simile è accaduto con il contributo dei parlamentari cattolici nella stesura della nostra costituzione repubblicana” [citazione da documenti ufficiali della Settimana Cattolica].
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Dina Raggio ha sollecitato una presa di posizione contro la apertura della sezione di casa Pound a Cagliari e contro la realizzazione a Giorgino del rigassificatore.
Per quanto riguarda queste problematiche il Comitato appoggia e collabora con i gruppi che già lavorano da anni su questi temi (riferimento per il rigassificatore è Marco Mameli – Associazione consumatori e CSS). Non pochi degli aderenti al Comitato sono anche attivisti di quei gruppi e pertanto il collegamento è più semplice, anche se ciascuno mantiene la propria autonomia di azione. Specificamente per la questione di casa Pound e rigurgiti fascisti il Comitato assumerà una posizione in analogia a quella espressa dall’Anpi di Cagliari.
Martedì poi si discuterà sulla proposta di adesione alla campagna dei radicali per una legge d’iniziativa popolare sulla democrazia partecipativa al fine di ampliare gli spazi della partecipazione popolare (in analogia alle decisioni assunte dal Comitato nazionale).
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La prossima riunione – come detto – si terrà martedì 14 p.v. alle ore 19,00 nella sede del CSS via Roma, 72, per deliberare sugli argomenti suindicati e formare una delegazione per l’incontro col Presidente Ganau di mercoledì pomeriggio sulla legge elettorale sarda.

Andrea Pubusa – Franco Meloni
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Principi guida per una nuova legge elettorale regionale

Il Comitato di Iniziativa Costituzionale e Statutaria di Cagliari ritiene indispensabile che, in vista della prossime elezioni del 2019, il Consiglio regionale voti una nuova legge elettorale di tipo proporzionale che modifichi sostanzialmente l’impianto della legge elettorale regionale oggi vigente.
Ogni piccola modifica quale la possibilità della doppia preferenza di genere di cui si parla insistentemente in questo ultimo periodo, senza una modifica sostanziale del suo impianto, non cambia la natura truffaldina della legge attuale, pensata ai danni di qualche partito e non a vantaggio di tutto il corpo elettorale.
Chiediamo una legge elettorale che riparta dalla Costituzione, nel pieno rispetto dell’articolo 1 che assegna al popolo la sovranità e dell’articolo 48 che considera elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età e allo stesso tempo precisa che il voto è personale ed eguale, libero e segreto.
In questi semplici riferimenti si possono trovare tutti gli elementi necessari per scrivere una buona legge elettorale, una legge che sia in grado di garantire la “sovranità del popolo”, che è tanto più reale quanto più si ha una larga partecipazione popolare al voto.
Questi sono i capisaldi che consentono agli elettori di fare le loro scelte e, a nostro avviso, permetteranno anche un riavvicinamento alle urne di gran parte di quella metà dell’elettorato sardo che nella precedente consultazione del 2014 non ha votato.
Vogliamo una legge che garantisca “uguaglianza” nel voto, sia che si voti per la maggioranza che per un partito o movimento di opposizione, senza gli stravolgimenti generati dal sistema maggioritario nel corso del tempo perché qualunque premio di maggioranza, che di fatto attribuisce una maggior peso relativo ad un voto dato a chi governa piuttosto che a chi sta all’opposizione, è sempre elemento di “distorsione” del principio di uguaglianza del voto sancita dalla Costituzione.
Una legge che garantisca la “rappresentanza” perché ad una supposta governabilità che non può mai essere garantita da una legge elettorale, si preferisce la rappresentanza, questa sì possibile attraverso una buona legge, anche di partiti e movimenti minori perché la democrazia è fatta di pluralità di opinioni che devono trovare sintesi nel parlamento come nei consigli regionali, ovvero negli organi elettivi di governo.
Su questo specifico punto si può trovare un significativo ancoraggio nell’individuazione di una soglia che deve essere necessariamente bassa, per evitare il grave vulnus di democrazia presente nella vigente legge elettorale che ha negato la rappresentanza a circa 130.000 elettori.
Una legge che garantisca la parità di rappresentanza di uomini e donne, perché la società è composta di uomini e donne, e non vi può essere discriminazione di genere nell’accesso agli organi elettivi, sarà l’elettorato a scegliere chi eleggere senza discriminazioni in partenza.
A questo riguardo giova ricordare che anche nell’ambito delle materie concorrenti disciplinate dalla modifica dell’art 117 della Costituzione viene riportato che “Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”.
A noi pare che sul punto non siano gli ancoraggi costituzionali e normativi a non essere presenti o non sufficientemente chiari, quanto una proterva, acclarata e reiterata mancanza di volontà politica da parte delle consorterie dei partiti.

Per la nostra isola è particolarmente significativa anche la rappresentanza territoriale che va garantita, ma non sacrificata a piccole e spesso meschine oligarchia o capi bastone locali.
Al riguardo si ritiene che debbano essere individuati dei collegi elettorali che siano sufficientemente grandi da rappresentare ampie zone del territorio regionale e allo stesso tempo simili quanto a numero di elettori, superando i limiti territoriali imposti dai confini amministrativi delle vecchie provincie.
La scelta di collegi uniformi o almeno tendenti all’uniformità dal punto di vista del numero degli elettori potrà evitare la formazione di un Consiglio regionale totalmente egemonizzato dai due poli demografici di Cagliari e Sassari. Allo stesso tempo, una scelta oculata dei collegi e un corretto meccanismo di attribuzione proporzionale dei seggi che, per esempio, comprenda la possibilità di ripartizione dei resti, potrà evitare la distorsione verificata anche nelle recenti elezioni in Sicilia, dove un movimento politico che ha avuto centomila voti ha avuto il riconoscimento di un solo seggio in Consiglio, a fronte di 11 seggi attribuiti ad un partito che ha avuto appena 250.000 voti.
Anche questo è un caso di grave violazione della democrazia e del principio di uguaglianza del voto, infatti non vi è alcuna proporzionalità tra numero di seggi attribuiti e voti conseguiti.
Questi principi sono validi per ogni espressione del voto sia di tipo nazionale che regionale e locale.
Un altro riferimento per noi imprescindibile è il nostro Statuto che con la legge costituzionale n. 2 del 31/01/2001, all’art. 15 riporta “ …In armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica e con l’osservanza di quanto disposto dal presente Titolo, la legge regionale, approvata dal Consiglio regionale con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, determina la forma di governo della Regione e, specificatamente, le modalità di elezione, sulla base dei principi di rappresentatività e di stabilità, del Consiglio regionale, del Presidente della Regione e dei componenti della Giunta regionale, i rapporti tra gli organi della Regione, la presentazione e l’approvazione della mozione motivata di sfiducia nei confronti del Presidente della Regione, …, nonché l’esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e la disciplina del referendum regionale abrogativo, propositivo e consultivo. Al fine di conseguire l’equilibrio della rappresentanza dei sessi, la medesima legge promuove condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali”.
Ancora una volta se ci riferiamo alla costituzione del popolo sardo troviamo i principi ispiratori di una buona legge: rappresentatività e stabilità, esercizio del diritto di iniziativa legislativa del popolo sardo e referendum propositivo, abrogativo e consultivo, condizioni di parità di accesso per uomini e donne.
Per quanto attiene alla rappresentatività è evidente che il sistema proporzionale è l’unico che la può garantire anche per i partiti e movimenti minori, mentre per la stabilità, se è vero che non può essere garantita da nessuna legge, è altrettanto evidente che l’ipotesi di una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente eletto può positivamente concorrervi quale elemento di equilibrio sistemico.
La possibilità del referendum propositivo è un altro grande diritto da far valere, specialmente in un periodo caratterizzato da partiti impegnati esclusivamente nella gestione del potere mirata alla propria sopravvivenza e conservazione di privilegi personali.
E’ ispirandosi a questi principi che può essere scritta una Legge elettorale statutaria per la Regione Sardegna che potrà permettere al popolo sardo di tornare massicciamente alle urne e scegliere consapevolmente i propri rappresentanti.

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