Hibakusha. Perché la “Peace boat” in Sardegna. Il servile voto italiano di NO a un Trattato internazionale che proibisca ed elimini le armi nucleari nel mondo
Tonio Dell’Olio su Rocca
Hibakusha è il termine con cui in Giappone si definiscono i sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki dell’agosto 1945. Per molti di loro quell’esperienza è diventata una ragione di vita al punto da dedicare tutte le proprie energie e il proprio tempo a raccontare quella tragedia – un vero e proprio giorno nero dell’umanità – e a sensibilizzare il mondo affinché si smetta definitivamente di progettare, costruire e pensare di poter utilizzare armi nucleari. Alcuni hibakusha da anni solcano i mari del mondo con la «Peace boat», una nave giapponese che viene posta di volta in volta a disposizione di programmi di sensibilizzazione sui temi della pace e che il 13 maggio ha gettato l’ancora nel porto di Cagliari, unica tappa italiana. Sulla nave sono presenti tre hibakusha di prima generazione, due da Hiroshima ed uno da Nagasaki, e due hibakusha di seconda generazione, che condivideranno sia le loro esperienze dirette che quelle delle loro famiglie. Inoltre ci sono due «Giovani Comunicatori per un Mondo Libero dalle Armi Nucleari», designati dal Ministero per gli Affari Esteri giapponese. La tappa italiana è particolarmente significativa perché dal 27 al 31 marzo scorsi presso il Palazzo di vetro delle Nazioni Unite di New York si è dato inizio alla Conferenza finalizzata alla firma di un Trattato internazionale che proibisca ed elimini le armi nucleari nel mondo. Ebbene a quella Conferenza hanno partecipato 132 dei 193 Stati membri dell’Onu e gli Stati che posseggono armi nucleari hanno espresso voto contrario o si sono astenuti nonostante all’appuntamento abbiano partecipato anche 220 realtà della società civile con il sostegno di un documento elaborato e sottoscritto da 3.000 scienziati tra i quali 28 Premi Nobel. Ebbene l’Italia, allineata al dettato della Nato, ha votato contro il percorso iniziato dalla Conferenza.
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La scelta della Sardegna come tappa italiana è dettata dalla constatazione che proprio in quella regione ha sede il 60% delle basi militari del nostro Paese, negli ultimi mesi si è registrato un incremento insostenibile di esercitazioni militari tanto di terra quanto di mare e proprio dalla Sardegna partono le bombe aeree costruite dalla Rvm di Domusnovas che con ogni probabilità sono destinate alle forze dell’aeronautica dell’Arabia Saudita che sta facendo strage di civili in Yemen. E a questo proposito è da segnalare la presenza di Mauro Meggiolaro della Fondazione di Banca Etica all’assemblea degli azionisti della Rheinmetall, la multinazionale proprietaria dell’azienda di Domusnovas, per chiedere conto della violazione delle leggi che regolano il commercio di armi che finora hanno causato più di seimila morti tra i civili in Yemen, il bombardamento di scuole e ospedali oltre a due milioni e mezzo di sfollati. Una guerra condotta senza mandato Onu e che dallo stesso organismo ha ricevuto condanne. Un’iniziativa di azionariato critico in cui si acquista un numero minimo di quote azionarie per poter aver diritto di parola e informare tutti i soci di quello che avviene con i propri soldi. Ecco, gli hibakusha vengono a ricordarci tutto questo. Ma lo fanno con la forza della testimonianza dell’esperienza che ha segnato la pelle e la vita delle proprie famiglie e delle rispettive comunità. Un monito per l’umanità. ❑
- hibakusha, Tonio Dell’Olio su Rocca per CAMINEIRO.

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