AUGURIOS SARDINIA AUGURI SARDEGNA
Per la Sardegna lo stesso augurio
di Raffaele Deidda
Cara Sardegna, un altro anno è quasi passato. Già non eri felice aspettando la fine del 2015, avevi pensato che sarebbe stato un anno più ricco di soddisfazioni, migliore di quello precedente, non peggiore. Avevi confidato che i tuoi amministratori avrebbero coltivato un forte senso dell’onore e dell’impegno nel servire la propria terra con competenza, onestà morale e sacrificio. Avevi creduto che la tua classe dirigente, eletta o nominata, avrebbe manifestato serietà e affidabilità, impedendo l’espandersi dello spirito di sfiducia da parte dei cittadini verso i loro rappresentanti e quindi verso le istituzioni. Avevi sperato di poter verificare un agire politico nel segno del servizio e non del potere, del bene comune e non di quello di parte, fiduciosa che la missione politica dei tuoi figli avrebbe prodotto forme di vita migliore per tutti e senso della collettività, lontana dall’autoreferenzialità.
Hai dovuto però constatare come troppi sardi non potessero pagare le bollette, come tantissime famiglie non potessero comprare i libri scolastici e come fosse aumentata la richiesta d’aiuto alla Caritas. Troppe le persone che non potevano sottoporsi a cure essenziali, troppi i padri di famiglia senza lavoro e troppo numerosi i giovani istruiti che hanno continuato ad abbandonarti per costruirsi altrove un futuro che non riescono a vedere nella loro terra.
Speravi che il 2016 sarebbe stato migliore. Hai ancora dovuto assistere, invece, alla chiusura di tante attività produttive e commerciali, alla ulteriore desertificazione di paesi e territori. Hai assistito allo sfilare delle marce per il lavoro e la salute nell’indifferenza dei responsabili che le vivono come quinte sceniche. A Roma come in terra sarda. Sei stata percorsa dalle molte manifestazioni a favore dell’ambiente contro folli progetti di sfruttamento delle tue risorse naturali eterodiretti, che arricchiscono pochi e impoveriscono irrimediabilmente la qualità del tuo territorio. Hai visto la tua classe dirigente comportarsi da ascara impegnata nei giochi di palazzo, dentro la superbia dei propri privilegi. Disponibile, per mantenerli, a sostenere riforme del Governo centrale che, se passate, avrebbero minato i fondamenti della tua autonomia. Eppure i padri della tua specialità avevano ribadito che bisogna amarla la propria terra e che bisogna usare il cuore per governarla, non l’opportunismo.
Che cosa augurarti e augurarci per il 2017 di diverso dal 2o16? Nulla, se non confermare l’auspicio che tu possa essere governata da uomini che, nella consapevolezza delle difficoltà a individuare e perseguire il bene comune, non siano supponenti e arroganti ma che, avendo avuto l’onore e la ventura di essere scelti come decisori, si assumano l’onere di farlo avendo come unico obiettivo il bene tuo e dei tuoi figli e non gli interessi propri e le volontà d’altri. Che si impegnino con rispetto e con attenzione nella gestione e soluzione dei veri problemi dell’isola. Che sappiano distinguere l’interesse proprio da quello della comunità regionale.
I migliori auguri, Sardegna.
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