Cari studenti miei, cari lavoratori, cari amici democratici… Mi rivolgo a voi in amicizia per dirvi che la Sardegna e l’Italia non hanno bisogno di correre questi rischi, che bisogna riprendere, con pazienza e unità, quel cammino che, grazie alla nostra Costituzione, ci ha consentito di diventare, da un Paese rurale e arretrato, un grande Paese civile e avanzato, da una comunità di analfabeti una società di persone consapevoli. Ora dobbiamo difendere la nostra Carta poi avremo il tempo, tutti insieme, per emendarla nelle parti che risulteranno osbolete. D’altra parte, siamo cresciuti fino all’inizio degli anni ‘80 attraverso l’attuazione della Costituzioone, siamo tornati indietro man mano che, sotto la sferza del neoliberismo, i nostri partiti e i nostri governi se ne sono allontanati. Oggi Renzi, in sintonia con i poteri forti interni e internazionali, vuole adeguare la Costituzione a questa nuova realtà che taglia diritti e spazi democratici, che umilia il lavoro e lascia a spasso i giovani, che mette in pericolo la nostra democrazia. Noi non dobbianmo permetterlo. Per questo vi invito a recarvi alle urne e a votare NO
di Andrea Pubusa, coordinatore del Comitato Sardo per il NO nel referendum costituzionale.
Cari studenti miei, ormai diventati professionisti, funzionari, avvocati, magistrati o seriamente inseriti nel mondo del lavoro, che ho avuto il piacere di conoscere in ragione della mia lunga docenza, cari lavoratori e compagni con cui ho condiviso l’impegno per una Sardegna e un’Italia più giusta ed uguale, in una vita di militanza dignitosa nella sinistra, democratici amici di tante battaglie di civiltà, cari colleghi del Foro, difensori dei diritti dei cittadini, con l’animo pieno di preoccupazione, mi rivolgo a voi per invitarvi al voto contro lo stravolgimento della nostra Costituzione proposto da Renzi. Ve lo chiedo con la stessa passione con la quale dalla cattedra, dal Consiglio regionale, dal microfono di un’assemblea o con la toga vi ho invitato alla difesa dei diritti fondamentali, del lavoro o vi ho spronato ad un impegno comune per un Paese più avanzato e civile.
Tutte le nostre conquiste democratiche sono in pericolo. La sovranita popolare che vuole il corpo elettorale fonte di ogni legittimazione degli organi pubblici a partire dal Parlamento e dal Governo; le autonomie locali che postulano comunità, comunali, provinciali e regionali, capaci, nell’ordine delle competenze stabilito dalla Costituzione, di decidere per gli interessi esclusivi dei propri cittadini e concorrere alle scelte dei livelli di governo superiori; il bilanciamento dei poteri che deve esistere non solo fra gli organi costituzionali, ma anche attraverso l’indefettibile garanzia dei diritti inviolabili della persona e delle libertà collettive e territoriali; l’indipendenza interna ed esterna degli organi di garanzia, cui è rimessa la custodia degli delicati equilibri costituzionali.
Perché mi appello a voi? Perché il testo Renzi-Boschi-Verdini non si limita a ritocchi della nostra Carta, ma ne mina gli equilibri, colpendo due pilastri del bilanciamento dei poteri: il corpo elettorale e il parlamento, da un lato, le regioni e le autonomie locali, dall’altro. Il bilanciamento viene così incrinato a favore del governo che diviene il centro unico e unilaterale delle decisioni rilevanti nel nostro Paese con il ridimensionamento altresì del ruolo delle formazioni sociali intermedie, cui si deve quel prezioso ingrediente di qualsiasi democrazia, che si chiama partecipazione volontaria e disinteressata.
Una oligarchia di esponenti dei poteri forti, ingrossata da una ampia turba di nominati sempre pronti a dire sì, diventerà l’arbitro dei nostri destini. Questo si sta già in larga misura verificando, basta vedere la recente campagna elettorale fatta da Renzi, da ministri, sottosegretari, presidenti di regione e esponenti vari del sottogoverno, sempre circondanti da cercatori di commesse e prebende.
In queste ore i sostenitori del sì ci spaventano evocando i pericoli conseguenti alla vittoria del NO. In realtà, l’esistente è già orrendo ed è un’anticipazione di quanto di peggio accadrà se vince il sì. Un capo del governo nominato, non eletto dai cittadini in un’elezione generale, una Camera formata sulla base di una legge elettorale costituzionalmente illegittima (il Porcellum annullato dalla sent. n. 1/2014 della Corte costituzionale), una stampa asservita, una radioTv pubblica completamente alle mercè del capo del governo, sindaci e presidenti di regione sempre genuflessi di fronte al potere centrale: se prevarrà il sì questa tendenza all’oligarchia e all’accentramento autoritario non avrà più argini. E non è detto che domani a diventare padrone del Paese sia il segretario del PD. In Europa diventano sempre più minacciosi gli umori di una destra estrema, nemica della democrazia, che, con la Costituzione e l’Italicum voluti da Renzi, può divenire padrona assoluta del campo, con un immancabile travolgimento delle libertà e delle garanzie. Le Costituzioni e le leggi non si fanno per questo o per quel partito o leader politico, si fanno per dare equilibrio democratco al Paese, oggi e domani.
Per questo mi rivolgo a voi in amicizia per dirvi che la Sardegna e l’Italia non hanno bisogno di correre questi rischi, che bisogna riprendere, con pazienza e unità, quel cammino che, grazie alla nostra Costituzione, ci ha consentito di diventare, da un Paese rurale e arretrato, un grande Paese civile e avanzato, da una comunità di analfabeti una società di persone consapevoli. Ora dobbiamo difendere la nostra Carta poi avremo il tempo, tutti insieme, per emendarla nelle parti che risulteranno osbolete. D’altra parte, siamo cresciuti fino all’inizio degli anni ‘80 attraverso l’attuazione della Costituzioone, siamo tornati indietro man mano che, sotto la sferza del neoliberismo, i nostri partiti e i nostri governi se ne sono allontanati. Oggi Renzi, in sintonia con i poteri forti interni e internazionali, vuole adeguare la Costituzione a questa nuova realtà che taglia diritti e spazi democratici, che umilia il lavoro e lascia a spasso i giovani, che mette in pericolo la nostra democrazia. Noi non dobbianmo permetterlo. Per questo vi invito a recarvi alle urne e a votare NO.
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Impegnati per il NO. “Non stiamo votando pro o contro Matteo Renzi, ma per bloccare una riforma che potrebbe produrre condizioni molto spiacevoli per noi. Votare NO per i Sardi è l’unica scelta”
11 agosto 2017. La sorpresa dopo il SI
di Nicolò Migheli
Per fortuna era venerdì, cominciava la lunga sospensione ferragostana. A Cagliari faceva caldo, molto caldo. Quell’anno sul golfo del Leone dovevano aver montato una barriera. Il maestrale mancava dal 25 di giugno. La data la conoscevano tutti, perché è da quel giorno che si viveva dentro una cappa di umidità afosa. I cagliaritani come sempre affollavano il Poetto, chi poteva era partito o risiedeva nelle case del litorale.
Nella sede della presidenza regionale si era a ranghi ridotti, le ferie erano già cominciate. Però il presidente era lì, con i collaboratori definiva gli ultimi impegni prima delle vacanze. Squillò il telefono. «Presidente, ho in linea la segreteria del Presidente del Consiglio» «Me la passi» nel contempo fece cenno ai suoi collaboratori di lasciare la stanza. «Presidente Pigliàru, buon giorno» «Pìgliaru, prego…» Rispose il presidente, rassegnato al fatto che dopo tanti anni nessuno oltre Tirreno azzeccasse una volta l’accento. La voce femminile all’altro capo del filo tradiva imbarazzo.
« Mi scusi ancora una volta presidente, è che i vostri accenti sono difficili per noi; mi scusi ancora, le passo il presidente» Una musichetta d’attesa per pochi secondi e poi: «Francesco ciao, come va?» «Va che siamo alle solite Matteo, mi avevi promesso più Canadair ed invece ce ne hai lasciato solo uno» «Non ti preoccupare arriveranno anche gli altri, certo che se i pecorai abbandonassero il vizio di dar foco alle ^ampagne la sarebbe tutta più facile»
«Ancora con questa storia Matteo, e poi dove sono finiti tutti quei milioni che ci avevi promesso prima del referendum? Qui me li chiedono tutti ed io non so più che dire» «Arriveranno France’ arriveranno, l’è che in questo momento abbiamo un po’ di difficoltà, le solite cose: i mercati, la situazione internazionale, e poi lo sai anche tu, Trump ha diminuito il suo impegno con la NATO; in Europa si è deciso di aumentare il budget per la difesa, dobbiamo raggiungere il 2% del PIL entro il 2020, non è facile, ma li avrete quei finanziamenti. Però dai, con la riforma costituzionale sei diventato senatore, non ti va bene?»
«Certo, però non mi sono dato da fare per il SI solo per questo, è perché nella riforma ci credo veramente, anche se non lo sono diventato di fatto per via dell’adeguamento dello statuto» «È nostro interesse che la procedura costituzionale sia la più veloce possibile, però ti chiamavo per un motivo ben preciso, è correttezza istituzionale che tu sia il primo a saperlo, non vorrei che la notizia tu l’abbia ad apprendere da un lancio di agenzia o da un tweet di qualche gola profonda.» Renzi si interruppe, poi misurando le parole:
«Come saprai il comitato scientifico e la Sogin hanno scelto il sito per il Deposito Unico sulle scorie nucleari…» «Cosa stai per dirmi…» Il presidente alzò il tono della voce, non era sua abitudine ma lo fece. «Ti sto dicendo che per al Sardegna si presenta una opportunità unica, investimenti per miliardi di euro, un centro ricerca internazionale, un futuro non più legato solo ad una economia di pecorai»
«E dove vorreste farlo questo sito che ci farà diventare tutti ricchi?» Sibilò il presidente con una vena di sarcasmo: «La Sogin ha scelto il sito di Òttana… » «Ottàna..» replicò Pigliaru sempre più stizzito.
«Si certo Ottana, lontano dal fiume però, nella zona industriale, e poi un altro investimento consistente nel porto di Arbatax per il deposito provvisorio, una strada veloce che unisca l’Ògliastra al sito scelto. Ottana poi è a due passi da Màcomer, lì c’è l’esercito, è vicina a Nuòro dove possiamo mettere un altro distaccamento militare nelle vecchie caserme dell’artiglieria, il sito è strategico, dobbiamo militarizzarlo per forza. Però è una opportunità, ne converrai.»
Il presidente si vide nel bilico di un precipizio, il mondo che gli cadeva addosso. Mai avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione simile, i suoi consiglieri avevano sempre minimizzato, anzi escluso che quel deposito si dovesse realizzare in Sardegna, una scelta antieconomica dicevano. Come aveva fatto a fidarsi di quel politico solo promesse ed accenti sbagliati?
Tossì, si riprese, e poi con tono duro: «Matteo, fino a prova contraria siamo ancora una regione autonoma, le competenze sull’ambiente sono nostre. Aspettati una opposizione in tutte le sedi, questo lo devi sapere fin d’ora» «Ma perderete» replicò sornione Renzi. «Questo si vedrà!»
«Perderete, perché ti vorrei ricordare che con la riforma è entrata in vigore la clausola della supremazia che invalida ogni altra decisione, perché è in ballo l’interesse nazionale e poi è cambiato il contesto costituzionale, ciò che valeva prima del 4 di dicembre oggi non ha più senso. L’è tutta un’altra roba.»
«No Matteo! Non posso accettare una simile imposizione, già sopportiamo un carico senza pari di servitù militari ed ora ce ne imponi un’altra che durerà secoli!» «Ma è una opportunità anche per voi, la devi vedere con questa ottica.» Rispose Renzi suadente
«In Sardegna scoppierà una rivolta, tu e il tuo partito non prenderete più un voto!» «Dappertutto in Italia sarebbe così, ma voi siete solo il 2,6% del corpo elettorale, non sarà una gran perdita, e poi quando arriveranno i dindi, perché come dicono da noi: “Senza dindi ‘un se lallera”, vedrai che ti faranno un monumento. Voi sardi siete in stato di bisogno e come tutti sensibili ai finanziamenti.» «Ci sentiremo nelle sedi opportune.»
Francesco Pigliaru posò violentemente il telefono, chiamò i suoi collaboratori e raccontò di quel colloquio, concluse con: «Quando la notizia sarà pubblica, cercheremo di impugnare in tutte le sedi quel dictat, so anche che sarà molto difficile vincere, se non impossibile. Nel tempo vedremo come agire, cosa fare.» «Ho fatto bene a votare NO. Te l’avevo detto che questa riforma sarebbe stata per noi una fregatura» interloquì uno dello staff.
«Forse sarà così, a suo tempo però sembrava utile per l’Italia e la Sardegna.» Replicò il presidente sempre più angosciato.
È solo un raccontino fantapolitico di tardo autunno, ma anche una possibilità reale se domenica 4 dicembre dovesse vincere il SI. Per correttezza bisogna aggiungere che anche oggi con la costituzione vigente, è possibile che la Sardegna venga scelta come sede del DUdSN. Ora però è più facile agire contro una decisione simile e bloccarla. Mi scuso con il presidente Francesco Pigliaru se nel testo ho dovuto citarlo con il suo nome e cognome, ma usare uno pseudonimo sarebbe stato inutile, sarebbe stato riconosciuto comunque.
Non credo che questa distopia indurrà chi ha già deciso per il si a votare NO, però mi rivolgo agli incerti, non stiamo votando pro o contro Matteo Renzi, ma per bloccare una riforma che potrebbe produrre condizioni molto spiacevoli per noi. Votare NO per i Sardi è l’unica scelta.
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Francesco Pigliaru, ti accuso davanti al popolo sardo di alto tradimento e di attentato allo Statuto speciale, perché tu, sostenendo il sì, apri la porta all’aggressione contro l’autonomia della Sardegna
Andrea Pubusa su Democraziaoggi
Caro Pigliaru,
l’altro giorno la Boschi in Sardegna ha confermato, puoi negarlo?, che le regioni ordinarie vengono piallate con la clausola di supremazia speciale e l’assegnazione allo Stato di materie vitali per ogni comunità, quali le infrastrutture strategiche, l’ambiente, le fonti energetiche. Tu ben sai cos’è la clausola speciale di prevalenza. E’ la previsione che il governo, proprio così il governo!, possa avocare allo Stato materie attribuite dalla Costituzione alle Regioni quando ritenga che lo richieda l’interesse nazionale. Ora, tu dirai, questo è ragionevole. Ma lo è meno, anzi è insensato, se pensi che questo interesse nazionale è un concetto labile e scivoloso. Chi stabilisce se esso effettivamente esiste o se è un pretesto per togliere la competenza alla Regione? Lo è, dice la deforma Renzi-Boschi, sol che il governo lo affermi! Ed è una qualificazione insindacabile, perché l’interesse nazionale è concetto così fumoso da non poter essere sindacato neppure dalla Corte costituzionale. E allora, tradotto dal giuridichese, questa clausola di prevalenza azzera le autonomie regionali, riducendole a grandi municipi, perché elimina la garanzia costituzionale delle competenze regionali. E intacca l’art. 5 della Costituzione che dice che “la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali…“, perché evidentemente non garantisce e promuove le autonomie regionali una revisione che mette in balia del governo centrale perfino la competenza legislativa delle Regioni. E poi l’accentramento dell’ambiente e delle grandi infrastutture o la materia energetica vuol dire che, se il governo decide lo stoccaggio delle scorie nucleari nelle miniere sarde, lo Stato potrà farlo senza intesa con la Regione, e così, senza intelocuzione con la Regione, potrà incidere sul nostro ambiente naturale, potrà disporre trivellazione e simili scempi. Proprio l’altra sera a S. Antioco, nel corso di un dibattito, abbiamo ricordato che il Tar Sardegna ha bloccato l’installazione di un potente radar nell’Isola perché il ministero, accampando l’interesse nazionale, aveva deciso unilateralmente di piazzarlo, senza tener conto dell’interesse della popolazione alla tutela della salute e senza rispettare l’ambiente in una zona con protezione speciale. Se vince il Sì questo domani il governo potrà farlo e non ci sarà alcuna tutela, non ci sarà alcun Tar a garanzia dei diritti della popolazione.
Caro Pigliaru, la Boschi a Cagliari ha anche detto che la deforma non mette in discussione le Regioni speciali, ma, udite! udite!, “prevede che anche queste debbano fare uno sforzo di modernizzazione e accettare le sfide del cambiamento“. Ora, siccome la modernità per la Boschi e per Renzi è segare le autonomie regionali e locali per accentrare, il messaggio è abbastanza chiaro e terribile. Attraverso l’intesa gli Statuti speciali devono essere modificati in modo da renderli simili alla disciplina delle Regioni ordinarie. D’altronde, tutti i commentatori fanno notare l’anomalia di un ordinamento generale in cui le Regioni ordinarie vengono ridimensionate e quelle speciali rimangono com’erano. L’accentramento non può soffrire eccezioni e, dunque, anche gli Statuti speciali dovranno essere ridimensionati con l’intesa delle Regioni. Del resto – chiedi conferma a Demuro – soffia in Italia un forte vento contro le Regioni speciali, e non da oggi, da molte parti se ne chiede la soppressione. Se passa il sì e vengono ridimensionate le Regioni ordinarie, il prossimo bersaglio saranno quelle speciali, che sole e isolate, non potranno che soccombere.
Caro Pigliaru, tu però opponi l’intesa e lasci intendere che questa ci sarà solo se l’autonomia sarda non verrà ridotta. Ma come crederti, se non hai perso occasione per mostrarti ossequioso rispetto a Renzi e al governo nazionale, in questa campagna referndaria di attacco duro al regionalismo del nostro ordinamento? No, tu non sei credibile perche in questa vicenda hai tradito la tua alta funzione di rappresentante di tutti noi. Non ti contesto ovviamente di avere un’opinione sul referendum, quandomai!, ti contesto il diritto e l’opportunità di partecipare a manifestazioni propagandistiche per il sì, mentre tu e ancor prima il capo del governo da questa partita referendaria dovevate tenervi fuori ed essere solo garanti del regolare e paritario svolgimento del confronto. Tu in questo modo hai cessato di essere il mio presidente, mio in quanto sardo, pur non condividendo la tua totale incapacità ed inerzia politica, e sei diventato il presidente del PD, ossia di una parte largamente minoritaria dei sardi.
Caro Francesco, nella franchezza che ha sempre caratterizzato i nostri rapporti e per la lealtà dovuta a tutti i sardi/e, a seguito delle tue prese di posizione sull’autonomia sarda, ti accuso di alto tradimento dei sardi e di attentato allo Statuto speciale, che, se dio non voglia, passerà lo scasso Renzi-Boschi-Verdini, sarà immediatamente aggredito da tutte le forze che hanno votato il sì e che non potranno tollerare questa evidente anomalia dell’esistenza di Regioni speciali nel deserto del regionalismo italiano. Tu stai spalancando le porte ai nemici dell’autonomia sarda, del popolo sardo, anzi ne sei diventato un nemico tu stesso, da primo difensore che dovevi e devi esserne. E poi tu tradisci anche l’insegnamento de nostri padri dell’autonomismo da Gramsci, a Lussu fino a un tal Antonio Pigliaru, che ha scritto pagine mirabili, ripendendo l’insegnamento gramsciano, nel lavoro: L’autonomia come riforma democratica dello Stato e della sovranità e come momento di estinzionea democratica dello Stato, (“Democrazia e Diritto”,n. .2, aprile – giugno, 1963). In questo scritto Antonio Pigliaru vede nelle autonomie un modo concreto di riduzione democratica dello Stato, un ridimensionamento dell’apparato centralistico a vantaggio delle Regioni, tu invece, con Renzi-Boschi-Verdini, vedi in essa un intralcio al comando statale e ti batti per una forma di neoaccentamento antiquato e pericoloso. Non so che altro dirti. Spero che i sardi sommergano te e gli altri con una valanga di
NO.
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Cagliari: 300 donne lanciano un appello per il NO. Crescono le adesioni
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- Il NO di Stefano Puddu Crespellani su il manifesto sardo.
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