Impegnati per il NO

la-più-bella-300x169Perché voterò NO
di Franco Meloni*

By sardegnasoprattutto/Società & Politica/

Siamo quasi coetanei. Non esattamente, come affermerebbe, sbagliando, una attuale rappresentante del Governo: io ho qualche anno in più. La prima volta che mi sono interessato ai suoi contenuti, è stato nel 1961, leggendo un libro, Storia e miti del ‘900, scritto da Armando Saitta per Laterza. Si parlava dell’articolo 7, discusso in tribunale a proposito dell’accusa di concubinaggio rivolta dal Vescovo di Prato a una coppia sposata solo (!) in Municipio.

Poi ho continuato a ritenerla sana e giusta. Potevo citarla per definire i partiti che erano fuori del cosiddetto arco, i fascisti. Poi ho dovuto riprenderla in mano quando la terribile anomalia politica del berlusconismo l’ha messa in discussione. Come persona estremamente rispettosa nei confronti della Scienza, so che nulla è indiscutibile, anzi. Ma la leggevo e la capivo e non trovavo che avesse bisogno di sostanziali modifiche.

Non era la Parola rivelata con salmi, sure e parabole ma riassumeva un traguardo di eguaglianza che mi sembra prevalga su qualunque calcolo di alchimia politicante.

Il referendum, forte strumento da usare con la giusta cautela, come insegna Brexit, mi mette in una posizione insolita: ho avuto sempre le idee chiare sulle risposte da dare, dal divorzio al nucleare. Ora sento una eccessiva confusione, e Fanfani non scherzava quando attaccava i difensori del divorzio annunciano tragedie familiari apocalittiche.

La situazione di distacco dei cittadini dalla politica dimostra per lo meno una necessità di estendere il senso civico con maggiore attenzione. Parafraso Pertini chiedendo di riempire le scuole e lasciare perdere gli F35, per esempio. Sento piangere Cicerone al pensiero che la S delle insegne del glorioso Impero Romano sarà cancellata insieme alla sigla CNEL, che molti identificano con un Ente che porta energia nel nostro disastrato Paese.

Se l’argomento non fosse serio, ma siamo pur sempre in Italia, dove il melodramma ha segnato il nostro DNA, potrei concludere dicendo che Sono Pazzi Questi Renziani, e quindi, voterò NO.

*Fisico e Narratore
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Ref iovotoNo
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Eliminare l’elettore, questa è la riforma
di Salvatore Settis

Se volete votare come persone e non come buoi leggete l’intervento di Salvatore Settis a un convegno sull’erosione delle democrazie promosso al Parlamento Europeo da Barbara Spinelli. Il Fatto Quotidiano, 25 novembre 2016 (p.d.)

Il combinato disposto fra nuova legge elettorale (Italicum) e riforma costituzionale mostra la chiara intenzione di far leva sull’astensionismo per controllare i risultati elettorali, restringendo de facto la possibilità dei cittadini di influire sulla politica. La nuova legge [che è già in vigore - n.d.r] incorre nelle stesse due ragioni di incostituzionalità del defunto Porcellum. Prevede un premio di maggioranza per la lista che superi il 40% dei voti, e ammettiamo pure che sia ragionevole. Ma se nessuna lista raggiunge questa soglia, si prevede il ballottaggio fra le due liste più votate, delle quali chi vince (sia pure per un solo voto) conquista 340 seggi (pari al 54%). Se, poniamo, le prime due liste hanno, rispettivamente, il 21 e il 20%, e al ballottaggio prevale una delle due, a essa toccheranno tutti e 340 i seggi di maggioranza. Inoltre i deputati nominati dai partiti e non scelti dagli elettori potrebbero essere fino a 387 (il 61%). Continuerà dunque l’emorragia degli elettori, sempre meno motivati a votare visto che scelgono sempre meno. Ma questa crescente disaffezione dei cittadini è ormai instrumentum regni: anziché puntare su un recupero alla democrazia rappresentativa dei cittadini che in essa hanno perso ogni fiducia, si tende a far leva sull’astensionismo per meglio pilotare i risultati elettorali.

Nella stessa direzione vanno alcuni aspetti della proposta di riforma costituzionale. Essa è assai complessa, riguardando ben 47 articoli sui 139 della Costituzione (un terzo), e perciò la sua stessa estensione (3000 parole) è di per sé una scelta poco democratica, perché rende difficilissimo al cittadino studiarne ogni aspetto, e praticamente impossibile pronunciarsi consapevolmente con un ‘sì’ o un ‘no ’ (…). Esso assume in tal modo un carattere fiduciario e plebiscitario, che espropria i cittadini della propria individuale ragion critica, e chiede loro di pronunciarsi a favore sulla base degli slogan martellati dal governo.

Una volta assicurata alla Camera dei deputati una maggioranza forte al partito di governo (con la legge elettorale), il Senato viene neutralizzato abolendone l’elettività e trasformandolo in un’assemblea di sindaci e consiglieri regionali che ne saranno membri part-time. Poco importa che gli Statuti di alcune Regioni vietino espressamente ai loro consiglieri regionali di ricoprire qualsiasi altro incarico pubblico; (…) che il nuovo Senato sia a composizione variabile (i suoi membri scadono uno per uno, via via che decadono dal loro incarico regionale o comunale); che l’intricatissimo art. 70, combinato con altri (art. 55) preveda una moltitudine di interazioni Camera-Senato che, a parere di 11 ex presidenti della Corte costituzionale, porteranno a una paralisi del processo legislativo.

Le complicazioni procedurali (presentate come “semplificazioni”), la moltiplicazione dei percorsi di approvazione delle leggi,i potenziali conflitti di competenza avranno per effetto di rendere arduo e lento il funzionamento del Parlamento, con ciò favorendo di fatto la supremazia del governo e il suo potere.

Non è stato dunque abolito il Senato, ma i suoi elettori (cioè i cittadini).Lo stesso è accaduto a livello territoriale con la cosiddetta abolizione delle Province, che di fatto sopravvivono come circoscrizioni amministrative, quanto meno con la figura del Prefetto, funzionario del governo che continua ad avere in ogni capoluogo di provincia funzioni importanti, anzi accresciute dalla legge Madia (al punto di potersi anche sostituire al parere tecnico dei Soprintendenti in materie delicate come gli illeciti paesaggistici). Anche in questo caso, non è la provincia che è stata abolita, bensì i cittadini della provincia. (…).

Con questi e altri artifizi, la nuova proposta di riforma costituzionale accresce i poteri del governo allontanando gli elettori dalla politica, diminuendo le istanze in cui i cittadini sono chiamati a esprimersi, riducendo l’autorevolezza del capo dello Stato. Temi, questi, che non risultano in alcun modo dalla scheda approntata per il quesito referendario, che riproduce il titolo, abile perché manipolatorio, della legge di riforma.

Per questo il referendum del 4 dicembre sarà un test importante e rivelatore. Ci mostrerà se sta prevalendo in Italia un’idea di politica come meccanismo chiuso e privilegiato che garantisca la governabilità limitando lo spazio della democrazia;ovvero un’idea di democrazia partecipata, dove moltiplicare e non ridurre le istanze di partecipazione attiva dei cittadini, di espressione del voto, di scelta dei candidati, incrementando e non demolendo la forma-partito con la sua democrazia interna, diffondendo informazioni corrette e non manipolate, puntando sulla coscienza critica dei cittadini e non sulla loro obbedienza.
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NO di Clara Murtas

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