In giro nella rete con la lampada di aladin

lampadadialadmicromicro13Governatore o proconsole? Il di Pigliaru a Renzi.
Cultura generale. Proconsole (dal latino proconsul) era un promagistrato romano, a volte ex console incaricato di governare una provincia romana. Come un propretore, il proconsole era qualcuno che agiva al posto di (pro) un magistrato ufficiale. Aveva tutta l’autorità di un console, ed era in alcuni casi un ex-console la cui carica governatoriale veniva iterata di un altro mandato (prorogatio imperii).
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chiederò
Pigliaru vuol essere un vero governatore dei sardi o solo un proconsole di Renzi?
Anthony Muroni, sulla sua pagina fb.
Confesso: ho sempre avuto un buon rapporto personale col presidente Pigliaru. Anche stima personale.
Sin dai giorni in cui venni nominato direttore de L’Unione – quando lo incontrai più volte -, in campagna elettorale, prima, e nei suoi due anni e mezzo di governo, poi.
Ne apprezzo lo stile, l’educazione, la disponibilità all’ascolto e anche la fermezza dialettica nel diniego.
Nonostante questo, non ho votato per lui (non potrei mai votare per partiti che hanno testa e cuore a Roma). E, visto quanto accaduto, ho fatto bene. - segue -
Il solco politico tra noi (e prima ancora tra me e alcuni suoi fedelissimi alleati pseudo indipendentisti) è andato crescendo soprattutto su una questione irrisolvibile: lui convinto che non c’è alternativa a un dialogo conciliante col Governo (e nella sua testa pure del fatto che la Sardegna sostanzialmente non esista come nazione ma che sia, invece, nient’altro che un organico pezzo d’Italia, assistito-arretrato-da globalizzare), io convinto del fatto che non ci sia alternativa alla vertenza continua, imperniata sul nostro diritto-dovere all’autodeterminazione economica e sociale e sulla pretesa del rispetto dei patti in essere tra Stato e Regione autonoma.
Il modo di affrontare le varie questioni (Entrate, servitù militari, continuità territoriale e insularità in genere, energia, bonifiche, piano delle infrastrutture) ha rivelato un approccio subalterno che ha via via reso insostenibile il rapporto di Pigliaru non tanto (poco male) con me, quanto con parte dei suoi stessi alleati e una non piccola fetta di cittadini sardi.
La mia domanda quotidiana da molti mesi è: Pigliaru si sente il governatore dei sardi – cioè, il primus inter pares o, se preferite, il loro comandante in capo nel corso di una battaglia decisiva in un momento durissimo per l’Italia, l’Europa e il mondo occidentale – o il proconsole nominato da Renzi e ratificato dal 20% degli elettori sardi nel febbraio 2014?
Questa è una domanda dirimente per capire la sua adeguatezza al momento storico.
In questo senso non lo aiutano le poco edificanti tesi con le quali ha accompagnato il suo primo pronunciamento pubblico a favore del Sì in occasione del prossimo referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale fortemente voluta dal duo Renzi-Verdini.
Si è arrivati al punto che il “giurista” Pigliaru, evidentemente in imbarazzo, ha dovuto elevare al rango costituzionale alcune sue impressioni circa “il governo che certamente non imporrà qualcosa che non piace ai territori”.
Poco importa che questa sua originale convinzione sia riferita a Renzi e al Pd (e già basterebbe) ma che dire – una volta scardinata la Costituzione e, con essa, le attribuzioni decentrate – dei futuri governi Scamurro, Sofurro e Cimurro?
Oppure Pigliaru conosce già la natura democratica di tutti gli esecutivi che si succederanno da qui a 50 anni alla guida del Paese?
Perse le garanzie costituzionali ed esposti così a ogni sghiribizzo del governo di turno, ci toccherebbe andare a cercare l’ormai ex politico Francesco Pigliaru in qualche fondazione bancaria o in qualche Senato accademico, per rimproverargli certe sue errate valutazioni, che tanto impatto avranno avuto sulla vita delle prossime generazioni di sardi.
Nel frattempo, a riprova della lealtà dello Stato e del governo, sulla stampa rimbalzano notizie preoccupanti: l’Anas trattiene i soldi accantonati dalla Sardegna per le sue opere pubbliche (sic) e non paga le aziende (sarde) virtuose che hanno lavorato a cantieri già conclusi e già pomposamente inaugurati da assessori-asfaltatori sulla Sassari-Olbia.
Questa è l’idea che Pigliaru ha del suo leale rapporto con Roma?
Il 4 dicembre ci sarà l’opportunità di regolare nell’unico modo possibile, col voto democratico, molti conti.
I sardi dovranno dire se accettano il rischio di perdere quel poco di voce in capitolo che ancora hanno su materie decisive per il loro sviluppo e se accettano anche di non poter più scegliere col voto i propri rappresentanti al Senato.
Ma non solo: avranno anche l’occasione per dire, con nettezza, cosa pensano di Renzi e Pigliaru. #bastaunNo

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