Referendum: un nuovo comitato per il NO in Sardegna

no sar 2Referendum, Pau(Rossomori): “Se vince il No Pigliaru a casa”
“Dopo il voto sul referendum costituzionale del 4 dicembre, se il presidente della Regione non è in sintonia con il popolo sardo dovrà prenderne atto e andare via”. La sollecitazione non arriva dai banchi dell’opposizione ma dai Rossomori
(Ansa News) – segue –
“Dopo il voto sul referendum costituzionale del 4 dicembre, se il presidente della Regione non è in sintonia con il popolo sardo dovrà prenderne atto e andare via”.
La sollecitazione non arriva dai banchi dell’opposizione ma dal segretario regionale dei Rossomori, Marco Pau, durante la presentazione del Comitato trasversale per il No alla riforma costituzionale, formato da Rossomori, Upc, Sel, Psd’Az, Possibile (Civatiani), Irs, Sardegna sostenibile e sovrana, Cagliari Capitale. Tutti sollecitano la discussione in Consiglio della mozione presentata luglio con cui si invita il governatore Francesco Pigliaru a prendere una posizione chiara sul tema della riforma. “Serve una discussione alla luce del sole – spiega Pau – Non bastano i comunicati stampa e generiche adesioni al Sì”. Una bordata arriva anche all’indirizzo dell’assessore degli Affari generali, Gianmario Demuro, che si era schierato a favore della riforma: “se ne assumerà la responsabilità politica”, dicono i sostenitori del No.

“Noi crediamo che la Sardegna sia una regione orgogliosamente diversa del resto d’Italia e con l’entrata in vigore della nuova Costituzione riformata si confezioneranno a Roma gli abiti per tutta Italia ma le regioni hanno diverse taglie – osserva Paolo Zedda sempre per i Rossomori – per il Pd la sconfitta al referendum avrà una conseguenza negativa all’interno e credo che risponda ad un istinto di sopravvivenza”. Secondo Christian Solinas (Psd’Az), occorre dire “basta al cantiere informe delle riforme, ma la prospettiva deve essere quella di uscita dallo stallo”. Gavino Sale (Irs) ritiene che serva dare “uno schiaffone violento a questo Governo italiano e a questo tentativo di normalizzazione”. Per Tiziana Troja (Sardegna sostenibile e sovrana), “viene intaccato il principio di rappresentatività, passa invece il principio di accentramento”. Da qui l’appello ad altre forze politiche sovraniste e ai “colleghi artisti” – Troja è una delle due componenti della compagnia teatrale LucidoSottile – per aderire al Comitato per il No.

“La riforma – attacca ancora Luca Pizzuto di Sel rientra all’interno di un disegno che c’è ora in Occidente e che dice che dalla crisi si esce eliminando organismi democratici, in una visione reazionaria. Non perseguiamo le banche ma diamo la colpa al sistema parlamentare”. Per Thomas Castangia (Possibile), con la riforma “tutto il decentramento viene cancellato e le grandi materie passano allo Stato centrale, rafforzando il peso dell’esecutivo”. Enrico Lobina (Cagliari Capitale) sottolinea che il Comitato parla “a tutti coloro che pensano che i sardi si debbano autogovernare”, mentre per Antonio Gaia (Upc), la riforma rappresenta “un vero e proprio colpo di Stato: dobbiamo impedire che una minoranza sparuta di italiani rivoluzioni la Carta costituzionale che è sacra”.

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