Per ridurre la presenza militare in Sardegna serve una strategia nuova, più decisa e apertamente conflittuale sul piano politico con lo Stato italiano

sardegna-dibattito-si-fa-carico-181x300Servitù militari in Sardegna, la strategia di Pigliaru è assolutamente inefficace. Volutamente?
by vitobiolchini su vitobiolchini.it

Portaerei_Cavour_francobollo
Saluti da La Maddalena (la cartolina sceglietela voi che il francobollo ce lo mette il governo Renzi)

La vicenda del molo che a La Maddalena il ministero della Difesa vorrebbe realizzare per rendere l’isola di Santo Stefano la base di approdo della portaerei Cavour dimostra in maniera lampante come il Patto per la Sardegna, firmato meno di tre settimane fa in pompa magna a Sassari dal presidente della Regione Pigliaru con il presidente del Consiglio Renzi, non affronti il vero nodo cruciale per l’isola, cioè il suo nuovo modello di sviluppo, di cui la liberazione dell’isola dai poligoni e dalle basi a favore di una economia sostenibile è un elemento essenziale.

Bisogna certamente dare atto Francesco Pigliaru di avere assunto in questi anni posizioni chiare contro le servitù militari e di avere più volte chiesto la riduzione del peso che grava sull’isola per quanto riguarda basi e poligoni. Anche nell’ultimo caso di La Maddalena il presidente della Regione ha detto parole inequivocabili; il punto è che a fronte di due anni e mezzo di parole non è mai seguita una azione politica efficace, e questo per un motivo semplice: perché la strategia di Pigliaru è evidentemente fallimentare.

Se il presidente della Regione avesse realmente ritenuto fondamentale per la sorti della Sardegna la riduzione della presenza militare nell’isola, avrebbe subordinato ogni accordo su qualunque tema con lo Stato italiano ad un impegno serio sulla presenza dei poligoni. Con una azione politica forte e decisa, la Regione potrebbe infatti costringere in un angolo lo Stato.
- segue –
Ripeto: se si pone al centro dell’azione la riduzione in tempi rapidi delle servitù militari in Sardegna, è necessario entrare in una fase politicamente conflittuale con lo Stato italiano. Ma questo Pigliaru non lo vuole fare: perché si sente il rappresentante degli interessi italiani in Sardegna e non degli interessi dei sardi in Italia.

Eppure sarebbe semplice. Il Patto per la Sardegna è un vantaggio per l’isola ma anche per il governo Renzi e per gli interessi che rappresenta (basti pensare al grande business della metanizzazione). Ebbene, se Pigliaru avesse voluto, avrebbe potuto non firmare il Patto in assenza di impegni concreti a favore dell’inizio di un processo di vera smilitarizzazione dei nostri territori.

Pigliaru poteva farlo: ma non lo ha fatto. Perché continua a ritenere una battaglia non meritevole di essere combattuta fino in fondo quella per la difesa del territorio da tutte le servitù, vecchie e nuove. La vicenda dell’impianto termodinamico di Villasor (con le inquietanti domande sulle ingerenze governative renziane poste al presidente della Regione dal sito di Sardegna Soprattutto e ancora senza risposta) lo dimostra ampiamente.

L’opposizione di Pigliaru alle servitù militari è dunque solo formale e non sostanziale; “di facciata”, se volessimo usare un termine un po’ forte. Perché la linea che sta seguendo è assolutamente inefficace. Volutamente inefficace? Ogni tanto ho la tentazione di pensarlo. Non a caso, nello “storico” patto firmato con Renzi a Sassari non c’è nulla che riguardi l’argomento: niente, zero. E il motivo è semplice: perché quegli interventi non assecondano un nuovo modello di sviluppo.

Peraltro, se da una parte Pigliaru predica benissimo e auspica la riduzione dei poligoni, dall’altra razzola malissimo e liscia continuamente il pelo alla grande industria militare. La parola “duale” è la parola chiave che il presidente utilizza in ogni contesto per rilanciare la presenza delle multinazionali delle armi in Sardegna, una presenza supportata dall’Università di Cagliari (di cui non va dimenticato anche lo strettissimo rapporto con i centri di ricerca israeliani e con l’ambasciata di Gerusalemme a Roma).

Ecco dunque perché lo “stupore” e il “disappunto” mostrati dalla Regione davanti al progetto di rilancio della presenza militare a La Maddalena sono soltanto formali e non sostanziali.

Per ridurre la presenza militare in Sardegna serve una strategia nuova, più decisa e apertamente conflittuale sul piano politico con lo Stato italiano. Invece il presidente Pigliaru ha deciso di abbaiare ma non di mordere. E con lui tutti i partiti che lo sostengono.

vitobiolchini

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>