Le elezioni sono finite e i problemi “naturalmente” si aggravano. L’interrogativo è sempre comunque: che fare? Ci servono ora riflessioni e proposte non addomesticate. Perciò non si spenga il dibattito, soprattutto quello più critico, a cui bisogna garantire fiato e spazi. A questo serviamo.
Zedda: vittoria con quale progetto?
di Ottavio Olita su il manifesto sardo
(…) Mai come in questo momento abbiamo bisogno di un’azione politica che partendo dai quartieri e dalle aggregazioni di base faccia ripartire la partecipazione, la discussione, il confronto. L’errore è stato, ancora una volta, attendere l’appuntamento della consultazione elettorale.
Quanto di quel 38 per cento che, a Cagliari, stanco, demotivato, amareggiato, deluso, ha scelto di non andare a votare potrebbe tornare a partecipare alla vita pubblica se coinvolto? E non basta certo darsi da fare solo nelle settimane a ridosso delle elezioni. Ai vincitori le astensioni servono e come. Gli astenuti hanno bisogno di capire che il loro silenzio è autodistruttivo.
Faremo lo stesso errore anche con l’appuntamento referendario? Lì la partita è molto più pericolosa. C’è in gioco la qualità della democrazia. I comitati per il “No”, già operativi, devono incrementare la propria azione per scuotere tanti cittadini dall’apatia e dal disamore per la politica. Lì non si vince o si perde per un colore, un partito o una coalizione. Lì si definisce il futuro del Paese.
In questi ultimi anni abbiamo visto cosa succede affidandoci all’ ‘uomo solo al comando’. Bisogna impedire che questo schema, approvato da un Parlamento illegale perché eletto sulla base di una legge giudicata incostituzionale, venga istituzionalizzato dal voto popolare.
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Zedda ha vinto la sua sfida: i cittadini sono sempre sovrani
di Pierluigi Marotto su blogmar8
(…) La coalizione che sosteneva il progetto di Cagliari Città Capitale e la candidatura di Enrico Lobina a Sindaco non raggiunge il quorum, pertanto è da annoverare tra coloro che perdono perdono. L’idea di aprire una fase nuova, a partire da Cagliari, è certamente stata veicolata molto di più attraverso i candidati e le candidate di associazioni e movimenti che sostenevano il progetto (i numeri confermano), che non dai due partiti ufficiali presenti in coalizione (ProgReS e Verdi). La sconfitta nulla toglie ai contenuti di una battaglia politica e culturale (…) per aprire una fase nuova che rimane tutta in piedi e da giocare e che ha ora come seconda tappa il Referendum sulla Riforma della Costituzione e poi la scadenza delle elezioni Regionali del 2019, o forse anche prima in concomitanza delle politiche del 2018 (…).
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Zedda riconquista Cagliari: circo senza pane
di Andria Pili, su Contropiano – giornale comunista online
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Zedda: vittoria con quale progetto?
8 giugno 2016
di Ottavio Olita su il manifesto sardo
La netta e indiscutibile vittoria di Massimo Zedda al primo turno, definita da più parti – alcune anche inaspettate – ‘trionfo’, è stata accolta con un entusiasmo esaltante i meriti personali, quale amministratore cittadino, del riconfermato sindaco di Cagliari.
Ho il sospetto che dietro i tanti peana encomiastici ci sia un inconfessato retro pensiero tendente a utilizzare questa vittoria come un’ulteriore conferma della personalizzazione della politica, del ‘partito del leader’. Percorso incarnato perfettamente nella figura di Matteo Renzi, figlio spurio del berlusconismo, che, superando il maestro, cerca di far istituzionalizzare, con la sua riforma costituzionale, il nuovo modo di intendere politica, potere, governo del Paese, affidati tutti ad un ‘uomo solo al comando’.
Zedda prossimo Presidente della Regione, Zedda prossimo leader del centrosinistra, Zedda tentato dall’approdo nel Pd. Considerazioni frutto di valutazioni politiche? No. Suggerimenti di gestione del potere, indipendentemente dalle scelte politiche.
Perché tanta attenzione ‘pelosa’? Perché il suo successo è stato visto soprattutto come capacità di aggregazione intorno ad un modello di gestione, piuttosto che a un vero e proprio progetto politico.
Intorno a lui si sono unite forze che in passato avevano governato con il centrodestra e questa capacità gli è stata riconosciuta come un grande merito. Ma cosa comporterà in futuro per le scelte operative? Quanto saprà condizionare o quanto sarà condizionato nell’azione di governo della città?
Tutto questo, oggi, non sembra contare. Oggi importa il suo 50.9 per cento dei voti validi che Renzi si è precipitato a mettere nel conto consuntivo del Pd, dimenticando che quel totale è frutto di una convergenza, compresi il 7.84 per cento di Sel o il 7.02 per cento dei sardisti. La stessa valutazione il Presidente del Consiglio e segretario Dem ha fatto per i risultati di tutte le altre città, dimenticando le percentuali del suo partito (basti pensare a Torino, Napoli, Bologna). Ma nella sua ipotesi di nuovo modo di intendere la politica – l’uomo solo al comando – questo elemento conta poco: prima di tutto la vittoria, poi ci si aggiusta (Verdini, Alfano, Lupi insegnano).
Massimo Zedda entrerà in questo schema? Io spero di no. Il primo banco di prova è ormai prossimo e sarà il referendum costituzionale di ottobre. Come si schiererà? Quel “No” o quel “Sì” potranno essere indicativi per il percorso che in futuro intende percorrere. Speriamo solo che non sia un “Ni”, rifugio dettato dalla composita maggioranza di cui è alla guida.
Infine una considerazione sui tanti appassionati di politica che hanno messo cuore, idee, gambe in una competizione elettorale nella quale sono stati praticamente ignorati dagli elettori.
Non parlo delle formazioni minori che, sperando di avere almeno un cadreghino, hanno accettato di far parte delle due principali coalizioni. Parlo di quanti hanno voluto rischiare in proprio parlando dell’assoluta necessità di un ritorno alla politica. Mi riferisco in particolare a Paolo Matta ed Enrico Lobina che hanno voluto metterci la faccia, impegnandosi personalmente in una lotta impari.
Mai come in questo momento abbiamo bisogno di un’azione politica che partendo dai quartieri e dalle aggregazioni di base faccia ripartire la partecipazione, la discussione, il confronto. L’errore è stato, ancora una volta, attendere l’appuntamento della consultazione elettorale.
Quanto di quel 38 per cento che, a Cagliari, stanco, demotivato, amareggiato, deluso, ha scelto di non andare a votare potrebbe tornare a partecipare alla vita pubblica se coinvolto? E non basta certo darsi da fare solo nelle settimane a ridosso delle elezioni. Ai vincitori le astensioni servono e come. Gli astenuti hanno bisogno di capire che il loro silenzio è autodistruttivo.
Faremo lo stesso errore anche con l’appuntamento referendario? Lì la partita è molto più pericolosa. C’è in gioco la qualità della democrazia. I comitati per il “No”, già operativi, devono incrementare la propria azione per scuotere tanti cittadini dall’apatia e dal disamore per la politica. Lì non si vince o si perde per un colore, un partito o una coalizione. Lì si definisce il futuro del Paese.
In questi ultimi anni abbiamo visto cosa succede affidandoci all’ ‘uomo solo al comando’. Bisogna impedire che questo schema, approvato da un Parlamento illegale perché eletto sulla base di una legge giudicata incostituzionale, venga istituzionalizzato dal voto popolare.
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ZEDDA HA VINTO LA SUA SFIDA: I CITTADINI SONO SEMPRE SOVRANI
Date: 07/06/2016
di Pierluigi Marotto su blogmar8
Osservazione n.1 – Non ho mai fatto parte di coloro che pensano che il popolo ha ragione solo quando premia ipotesi politico-elettorali in sintonia con quello che penso e propugno, e non inizierò certo adesso. Massimo Zedda ha vinto le elezioni al primo turno: -Auguri e buon lavoro al Sindaco e a tutta la sua squadra. Massimo è giovane e se continua a gestire la sua carriera con la spregiudicatezza sin qui dimostrata, può darsi che giunga laddove Biolchini prefigurava in post recentissimo. Urrà per il numero di consigliere comunali elette e forte preoccupazione per gli oltre 53.800 cagliaritani che non si sono recati alle urne.
Osservazione n.2 – La coalizione che sosteneva il progetto di Cagliari Città Capitale e la candidatura di Enrico Lobina a Sindaco non raggiunge il quorum, pertanto è da annoverare tra coloro che perdono perdono. L’idea di aprire una fase nuova, a partire da Cagliari, è certamente stata veicolata molto di più attraverso i candidati e le candidate di associazioni e movimenti che sostenevano il progetto (i numeri confermano), che non dai due partiti ufficiali presenti in coalizione (ProgReS e Verdi). La sconfitta nulla toglie ai contenuti di una battaglia politica e culturale; vedere post di maggio pierluigimarotto.wordpress.com/…/sconfiggere-il-voto-utile-affermare-lutilita-del-voto-per-aprire-una-fase-nuova che rimane tutta in piedi e da giocare e che ha ora come seconda tappa il Referendum sulla Riforma della Costituzione e poi la scadenza delle elezioni Regionali del 2019, o forse anche prima in concomitanza delle politiche del 2018.
Osservazione n.3 – Cinque liste tra quelle che sostenevano Zedda hanno svolto la nobile funzione di portatori d’acqua al mulino del Sindaco e del PD, chiamiamoli perdenti tra i vincenti. E’ andata meglio ai Sovranisti e ai costruttori dello futuro Stato sardo che piazzano 1 consigliere a testa (che fanno 3), con quello della Base e dei quali, Sindaco+PD+SEL e PSD’AZ, detenendo la golden share con 18 consiglieri su 21 di maggioranza pari al 50%+1 dei Consiglieri, potranno disporre a loro piacimento. Utilizzando il guinzaglio da addestramento a strozzo, sempre che i due neo eletti dall’uno e dall’altro partito (ai quali l’unica indipendenza nota è quella prodomopropria) non abbiano già ex-ante pattuito l’appartenenza ai gruppo dei soci della golden share. Viste le rispettive provenienze e l’assoluta distanza politica e culturale che gli separa dai partiti, che hanno loro messo a disposizione la carrozza, non sarebbe una sorpresa.
Osservazione n.4 – La matematica dice che – Zedda perde oltre 2000 voti sul 1° turno e circa 10.000 sul 2° turno del 2011. Il PD perde oltre 1500 voti, SEL oltre 300 voti. Guadagna con il salto della quaglia la new entry Sardista in maggioranza, un robusto+ 2000 voti. L’area dei Comunisti duri e puri, oltre a cedere sangue a gratis, perde pure oltre 300 voti. Insomma forse ha ragione Miguel Gotor, testa d’uovo di Bersani quando non pettinava le bambole e, tutt’ora smacchiatore di giaguari, che oggi sul Corriere afferma: “Verdini è come Attila, fa crollare il partito, il modello è Zedda, perchè difende l’unità. Zedda è uno dei pochi vincitori a sinistra, proprio per la sua scelta di difendere l’esperienza unitaria e allargata del centro sinistra”. Quale sia il perimetro di allargata al quale pensa Gotor non è chiaro, ma se questo è la testa d’uovo della cosiddetta sinistra e attuale minoranza del PD, forse è meglio che Bersani & Co restino dove sono. Renzi ringrazia eppure Zedda. La Sinistra aspetta e spera…. con il rischio evidente per coloro che vivono sperando…..
Osservazione n.5– Le opposizioni.
a-Opposizione dei grilli parlanti: non pervenuta. In Sardegna il Gran Visir Pepponeilgrullo, vince le elezioni politiche, conquista 2 importanti Comuni uno a Nord e uno a Sud nelle tornate precedenti (per il comizio di chiusura di quello a Sud, ebbi a modo di parlargli in vista delle Regionali e confesso, pensai fosse solo un simpaticone avulso dalla politica), alle regionali non si presenta, infine nel Capoluogo schiera una cittadina-figurante che porta il M5S dal 1,8% del 2011 al 7,97% centrando uno strepitoso successo e piazzando “una consigliera una”, la cui utilità strategica oscurerà negli annali la famosa vittoria di Pirro.
b-Opposizione opposizione. PGMassidda & Co, batte Zedda 8-5 per liste donatrici di sangue. Con il maggioritario 60/40, praticamente di utile resterà lo sballottaggio quinquennale al quale verranno sottoposti i 10 magnifici amici suoi, più Lui che sarà ricordato per la sua scommessa elettorale tutta giocata sul ballottaggiooo con Zedda.
Considerazioni finale da 140 caratteri cadauna:
1-♌58 (@mororosso) ha twittato alle 3:58 PM on Sab, Giu 04, 2016:
15mesi fa abbiamo proposto a Zedda di guidare progetto di@CCCapitale. Ha scelto altro Domenica assicura la tua Sovranità#VOTALobinaSindaco https://twitter.com/mororosso/status/739093975756374016?s=03)
2-♌58 (@mororosso) ha twittato alle 4:01 PM on Sab, Giu 04, 2016:
@mororosso La corsa a tappe di @CCCapitale giunge al traguardo Domenica 5 Giugno. Da lunedi 6 tutti al lavoro per Tappa decisiva #AGENDA2019 (https://twitter.com/mororosso/status/739094683570294784?s=03)
3-♌58 (@mororosso) ha twittato alle 4:04 PM on Sab, Giu 04, 2016: @CCCapitale Ha bisogno di respirare a pieni polmoni aria nuova e pulita. Un Capoluogo con polmoni forti fa respirare la Sardegna #VOTALOBINA
(https://twitter.com/mororosso/status/739095436477206528?s=03)
A parte il voto a Enrico Lobina, che almeno per i prossimi 5 anni è precluso per l’elezione a Sindaco di Cagliari, per tutto il resto se è pur vero che Zedda ha vinto la sua sfida perchè cosi i cittadini sovrani hanno deciso, resto convinto e rendo onore al pensiero di Muhammad Ali il più grande, che suonava cosi.- Non perdi mai quando combatti per una causa, perdi quando non hai una causa per cui lottare.
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Zedda riconquista Cagliari: circo senza pane
di Andria Pili, su Contropiano – giornale comunista online
Le elezioni comunali del 5 giugno hanno visto, con il 50.6% dei voti, la riconferma del candidato del centrosinistra Massimo Zedda direttamente al primo turno, lasciandosi alle spalle un centrodestra ricomposto alla bell’e meglio- con un po’ di vernice civica – il Movimento 5 Stelle (un 9% legato al voto d’opinione più che alla reale presenza dei pentastellati sul territorio), la coalizione civico-indipendentista-ecologista “Cagliari Città Capitale” (che ha raccolto un 2%, sotto le aspettative) e altre candidature minori. Il trionfo dell’esponente di SEL, sostenuto dal PD senza passare dalle primarie, è avvenuto in un contesto assai differente rispetto alla vittoria al ballottaggio di cinque anni fa, quando Zedda aveva spodestato la destra dal governo cittadino detenuto da decenni, suscitando speranza ed ottimismo in un clima generale di sconfitta per il polo di Berlusconi (le cosiddette «rivoluzioni arancioni» con Milano e Genova).
Il programma della coalizione a sostegno di Zedda del 2011 conteneva dei punti molto ambiziosi per affrontare importanti questioni, lasciate insolute da decenni di governo della città: contro la disoccupazione (“Nei prossimi cinque anni ogni giorno almeno un occupato in più; ogni giorno almeno la stabilizzazione per un precario; ogni giorno almeno una altra donna che conquista il lavoro; ogni giorno almeno un giovane che inizi a lavorare”); per rivitalizzare l’economia locale (“un comune che costruisce impresa”; “è necessario rivitalizzare le piccole botteghe, dall’artigianato ai generi alimentari, negozi, mercati comunali e mercatini rionali: con il Comune capofila di un progetto che interessi tutti i quartieri e valorizzi le vie del commercio di uso. In tutta Cagliari tutti devono avere la possibilità di fare impresa”); risolvere l’emergenza abitativa (“Daremo soddisfazione al bisogno abitativo dei cittadini. Lo faremo attraverso il recupero del grande patrimonio abitativo già esistente, gli oltre 6.000 alloggi sfitti”; «Noi vogliamo comunque garantire a tutti la possibilità di una casa»); la questione dei rifiuti («Migliorare la raccolta differenziata anche implementando sistemi domiciliari, dove il contesto urbanistico lo consente, significa recuperare materiali di ottima qualità tali da consentire forme di riciclaggio ad elevato valore aggiunto ed un notevole risparmio per l’amministrazione»); la questione degli studenti fuorisede (… «campus» …) ecc.
A conclusione del mandato, tutte le questioni di cui sopra, che avevano caratterizzato la coalizione come potenziale portatrice di un cambiamento reale nella vita della maggioranza delle persone, sono rimaste insolute – in alcuni casi aggravandosi – tra impegni disattesi e inerzia dell’amministrazione. Dal 2011 al 2014, sommando disoccupati e inoccupati – iscritti al Centro Servizi per il Lavoro – notiamo che, nella città di Cagliari, i senza lavoro sono aumentati di 8000 unità; rimangono 5090 appartamenti sfitti e un migliaio di famiglie in graduatoria per un alloggio popolare – mentre il comune fece staccare luce e acqua ai senza dimora che hanno occupato le scuole di via Flumentepido e via s’Avanzada, applicando un decreto chiaramente contrario ai diritti umani- e 17000 studenti fuorisede con i lavori di costruzione del campus universitario di viale La Playa (540 posti letto) non iniziati ed una casa dello studente in via Roma (150 posti, chiusa dal 2011 per inagibilità) di cui un esponente di maggioranza aveva proposto la vendita ai privati per farne un albergo. La raccolta differenziata rimane problematica mentre in città si paga la tassa sui rifiuti più alta dello Stato; inoltre, la giunta comunale non si è pronunciata contro la nuova discarica a Macchiareddu, di sostegno ad un inceneritore, malgrado il comune di Cagliari sia uno dei principali azionisti del Consorzio che intende realizzarlo.
Quella che doveva essere un’amministrazione di cambiamento che avrebbe dovuto portare una discontinuità- in senso progressista – rispetto alle precedenti amministrazioni cittadine, si è rivelata una giunta più che ordinaria e di continuità. Nessuna misura radicale per far fronte all’emergenza abitativa e degli studenti fuorisede (ad esempio la requisizione di appartamenti sfitti); rifiuto di compiere ogni atto che potesse mettere in difficoltà gli esecutivi amici in Regione e a Roma, dunque il partito principale di maggioranza, il PD (ad esempio non applicare il decreto Lupi sulle utenze delle case occupate o pronunciarsi contro la ristrutturazione dell’inceneritore a Macchiareddu).
Zedda, nonostante l’isola sia stata attraversata da un movimento importante contro l’occupazione militare, non ha mai voluto compiere alcun gesto- fosse pure meramente simbolico – per manifestare ostilità contro la presenza militare italiana e internazionale, costituita da servitù militari intollerabili, costituenti anche- come gli stabilimenti balneari per i dipendenti delle Forze Armate o gli alloggi della Marina Militare (30000 mq)- dei privilegi intollerabili, specie in un periodo di crisi economica e sociale. Recentemente, il comune di Cagliari ha addirittura premiato un suo cittadino centenario che ha servito nella base Nato di Decimomannu per oltre 40 anni. Zedda non ha neanche ritenuto di doversi pronunciare riguardo lo sbarco in città dei mezzi militari diretti al poligono di Teulada.
Proprio a causa di questa metamorfosi in corso d’opera, la campagna elettorale di quest’anno è stata molto diversa dalla precedente. La comunicazione della coalizione di centrosinistra, in modo piuttosto intelligente, ha puntato principalmente sulla esaltazione della ordinaria amministrazione e delle opere pubbliche compiute («città di gran lunga migliore di quella che era, più verde, più ordinata, più fruibile, più accogliente, più sostenibile insomma più bella da abitare e da vivere» ; «Sappiamo bene quanto la bellezza sia importante per la qualità della vita dei nostri cittadini»; «imponente lavoro di riqualificazione e valorizzazione degli spazi pubblici e delle aree verdi (…) ci restituiscono una città più piacevole, più vivibile, più bella e più verde con una quantità enorme di spazi pubblici fruibili dai cittadini e dai visitatori») oppure anche con spot pubblicitari per eventi futuri di cui si sono gettate le basi («Olimpiadi e Città Europea dello Sport»; «Cagliari capitale italiana della cultura e candidata finalista capitale europea della cultura» ; «Cagliari ha dimostrato di poter ospitare grandi eventi» ; «Cagliari sempre più internazionale, aperta e ricca di occasioni»). Tutto questo, gettando discredito su chi come Cagliari Città Capitale- anche rifacendosi dichiaratamente a dei punti del programma zeddiano incompiuto del 2011 – ha posto l’accento sui problemi evidenziati precedentemente, proponendo delle soluzioni ed un progetto politico alternativo, contro le forze politiche egemoni e come punto di partenza per un cambiamento in tutta la Sardegna. Assai significative in questo senso le dichiarazioni del deputato di SEL Luciano Uras, dopo i risultati del voto: «il fenomeno populista nell’isola è molto contenuto. Dicono che la buona amministrazione, ad iniziare da quella di Cagliari e del sindaco Massimo Zedda, è apprezzata (…) E’ sconfitta al contempo l’ipotesi di una sinistra radicale, rancorosa e litigiosa, indisponibile ad assumere funzioni e responsabilità di Governo nell’interesse superiore delle nostre popolazioni».
Significativo è il drastico calo dell’affluenza, mai così bassa da quando (1994) il sindaco viene eletto direttamente dagli elettori (https://seosardinia.wordpress.com/2016/06/07/elezioni-cagliari-crolla-laffluenza-alle-urne-aumentano-candidati-e-liste/) con ben 11 punti percentuali in meno rispetto a cinque anni fa; ciò potrebbe essere il segno ulteriore del fatto che lo strumento elettorale non venga ritenuto come importante per cambiare la propria condizione, così come la «buona amministrazione» di Zedda non abbia spinto le persone alla partecipazione. Altri elementi di distacco rispetto alle amministrative del 2011 riguardano il contributo alla vittoria di Zedda da parte di forze politiche ed individui precedentemente legati al centrodestra cittadino o non riconducibili all’area politica progressista: PSdAz (5007 voti, 7%) che porta in consiglio comunale Gianni Chessa, già assessore al patrimonio durante la giunta di Emilio Floris ed ex consigliere comunale per l’UdC; Roberto Tramaloni, già candidato con Futuro e Libertà (il partito di Fini) nel 2011, ora neoconsigliere del Partito dei Sardi a sostegno del sindaco; l’Unione Popolare Cristiana ed il Centro Democratico hanno portato complessivamente in dote alla coalizione circa 1400 voti (2%).
I media hanno generalmente descritto la vittoria di Zedda a Cagliari come in controtendenza rispetto all’Italia: il centrosinistra italiano presentatosi unito; il PD tiene la propria forza, si conferma centro della maggioranza e forza determinante dell’amministrazione (come nella giunta precedente, con evidenti conseguenze) con 10 consiglieri su 21. Sommando i consiglieri di SEL, il centrosinistra italiano controlla ben 2/3 della maggioranza consiliare; gli altri 7 seggi saranno ripartiti tra i sardisti (4 seggi) ed altri tre partitini «identitari» o «indipendentisti» (3 seggi).
Cagliari addirittura diventa un modello per il centrosinistra di tutto lo Stato. Un incentivo per la sua ricomposizione, cioè in favore di un’alleanza stabile e organica tra PD e SEL. Cosa che una forza politica sardista e indipendentista di Sinistra- che si pone come obiettivo l’emancipazione sociale e nazionale del nostro popolo- dovrebbe considerare come negativa, dato che la sua tattica dovrebbe essere volta all’indebolimento delle forze politiche dei due poli liberali e unionisti (come sostenuto da Cagliari Città Capitale, che ha messo il diritto all’autodeterminazione del popolo sardo tra i punti fondanti del suo progetto di alternativa progressista). Diverso il caso per i sardi progressisti nei partiti italiani, che non si pongono come obiettivo la risoluzione della questione sarda o l’emancipazione nazionale, per cui la Sardegna è marginale (PRC, PCdI e SEL a sostegno del candidato sindaco del PD) e l’Italia come il centro dell’azione politica, da cui dovrebbero discendere cambiamenti anche nell’isola, al cui popolo è richiesta esclusivamente ricezione passiva (si contrasta il PD di Renzi ed il suo governo sulla penisola ma in Sardegna no) e non di agire attivamente per inserirsi, contribuire, provocare dei cambiamenti nello Stato centrale. Diverso il caso delle forze politiche cosiddette «identitarie» (Rossomori, La Base) – la cui ragione d’essere è sempre stata quella di partiti satelliti del centrosinistra, con l’ambizione di piazzare qualche candidato nei seggi- o «sardiste», «indipendentiste» come il Partito dei Sardi – contenitore per notabili con corrispondenti pacchetti di voti e spesso transfughi da altri partiti, il cui progetto politico si può ben leggere attraverso le categorie di «trasformismo» e «rivoluzione passiva», certo non come progetto di emancipazione reale della Sardegna.
Le elezioni municipali sono state spesso poste all’interno di un progetto generale di cambiamento: recentemente, in Spagna con i raggruppamenti vicini a Podemos (Madrid, Barcellona, Valencia, Galizia) e al nazionalismo di sinistra (Pamplona); la vittoria del nazionalista Gilles Simeoni a Bastia in Corsica, contro il dominio clientelare e clanista della famiglia Zuccarelli; la Sinistra abertzale nei Pirenei Atlantici, sotto amministrazione francese, che è riuscita a scavalcare la Sinistra centralista. Ritengo che scindere tra dinamiche «comunali» e dinamiche «nazionali» per costruire la propria politica delle alleanze sia sbagliato, per una forza politica che vuole cambiare l’esistente e non limitarsi ad amministrarlo o a ricercare particolari privilegi finalizzati a se stessi. Cagliari Città Capitale ha ottenuto un risultato al di sotto delle attese: sarà necessario interrogarsi sulle ragioni di questo risultato e fare autocritica; tuttavia, ProgReS- il partito indipendentista della coalizione – ha fatto bene ad aver ribadito la propria linea non compromissoria, allontanando ogni possibile deriva opportunista.
Andria Pili
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