Agenda Sardegna. Apriamo i cassetti dei ricercatori universitari
Nei laboratori delle Università della Sardegna opera una nutrita schiera di ricercatori che si dedicano a tempo pieno allo studio di fenomeni complessi nei vari ambiti delle scienze chimiche, fisiche, biomediche, ingegneristiche e veterinario-agrarie con, tra essi, non poche eccellenze riconosciute e apprezzate dalla comunità scientifica internazionale. I risultati della ricerca di base condotta da questi validi scienziati raramente esce dai loro laboratori, se non sotto forma di pubblicazioni scientifiche.
Manca quindi un ente che, anche se in modo figurato, “metta le mani nei cassetti dei ricercatori” in modo da verificare quali prodotti della ricerca di base, teorica o applicata, possono essere suscettibili di trasferimento tecnologico verso il comparto industriale della Sardegna.
Ma questa operazione, per poter essere efficace, deve essere attuata “in house”, ovvero deve essere l’esito di un rapporto “face to face” tra il ricercatore in possesso di un know how interessante ed un collega docente (che parla quindi li stesso linguaggio del ricercatore) esperto nella valutazione del prodotto – sia sul piano scientifico che sul piano delle potenzialità della sua trasferibilità in ambito industriale – che si assume l’onere di supportare il flusso di informazione tra il ricercatore e la struttura attuatrice delle politiche per lo sviluppo delle imprese (l’Assessorato regionale all’Industria? L’associazione industriali? La Camera di Commercio?).
Si tratta quindi di costituire un’interfaccia snella tra il comparto della ricerca nelle Università della Sardegna e il comparto delle imprese la quale, con pochissimi passaggi intermedi, metta in relazione funzionale ricerca e industria. In questo modo si favorirà l’instaurarsi di un ciclo virtuoso che miri direttamente a creare il contatto tra l’offerta potenziale – il know how generato nei laboratori universitari – e la domanda potenziale – le imprese che intendono innovarsi attraverso l’acquisizione di conoscenze strategiche -.
Verranno quindi bypassati farraginosi processi intermedi quali gli incubatori d’impresa, gli sportelli per gli start up ecc., strumenti ormai soffocati da una burocrazia sempre più pervasiva e fine a se stessa, che per un verso tendono a forzare i ricercatori all’interno di una veste da imprenditore che non è loro congeniale, e per un altro verso tendono a trattare gli imprenditori alla stregua di potenziali trasgressori delle norme implementate negli articolati piani per le agevolazioni, senza creare quel rapporto di amichevole consulenza per le strategie aziendali che invece dovrebbe essere privilegiato.
La costituzione di un gruppo di lavoro per le interazioni tra Università e imprese, se concepito con le modalità sopra accennate, potrebbe agevolmente vicariare megastrutture caratterizzate da costi di funzionamento stratosferici e pesante impatto ambientale. Si tratterebbe di un gruppo di lavoro regionale per il trasferimento tecnologico dei prodotti della ricerca delle Università della Sardegna al comparto industriale della stessa regione che, in termini di risorse umane, non richiederebbe più di una dozzina di unità, senza nessun costo rilevante per strutture ad esso dedicate in quanto le attività primarie – quelle della ricerca di base teorica o applicata – si sviluppano totalmente all’interno dell’Università.
* professore ordinario di fisiologia dell’Università di Cagliari
L’articolo è già stato pubblicato su Aladinews il primo maggio 2012
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