Elezioni
Riflessioni sulle elezioni amministrative di Cagliari
di Tonino Dessì, su Democraziaoggi
Le elezioni amministrative giungono in prossimità della loro scadenza in modo sonnolento, in Sardegna. A Cagliari massimamente, più che in passato.
Non so ancora se confermare un mio pregresso indirizzo elettorale astensionista. Per il referendum sulle trivelle ho votato SI; per il referendum costituzionale voterò NO. Ma si tratta di questioni capitali: non definirei tali anche le elezioni comunali. Comunque rifiuterei nettamente il richiamo al voto utile per scongiurare la prevalenza di uno schieramento sull’altro: per troppo tempo quel richiamo si è rivelato un inganno e metà del corpo elettorale, tra cui il sottoscritto, ha smesso ormai di crederci.
Piuttosto, si pone un problema. Il Presidente del Consiglio Renzi ha fatto coincidere la sua apertura della campagna elettorale per un referendum ancora non indetto con quella, in corso, per le elezioni amministrative, praticamente sovrapponendole. È un evidente indicatore dell’intreccio politico generale esistente tra le due scadenze, una delle quali è diventata giocoforza la premessa dell’altra.
È la ragione dirimente per ritenere, da parte mia, non votabili il PD e qualunque coalizione vi si sia raccolta intorno ovunque, anche localmente, almeno nelle città.
Già questo troncherebbe un prosieguo di ragionamento. Tuttavia, già che ci siamo, completiamolo, con un focus su Cagliari.
Qui il centrodestra si è pienamente compattato, a mio avviso in una versione che, per la leadership espressa nella candidatura di Piergiorgio Massidda, si preannuncia più spregiudicata, nella prospettiva che vinca, della precedente, sonnacchiosa esperienza Floris. Superfluo aggiungere motivi in questa sede per sostenere che la considero invotabile.
Ma nella competizione in corso, anche al di là della preminente ragione politica generale che ho prima premesso, dare un indirizzo di voto per la coalizione di centrosinistra (e “sovranista”, omologamente a quella che governa la Regione), vien male. Al netto di una brillante politica dei lavori pubblici e dell’arredo urbano, cui aggiungerei un’apprezzabile gestione dei problemi della circolazione stradale, con un saldo negativo, tuttavia, nel continuismo della gestione dei rifiuti, un’anima e una proiezione progressista adeguate alla dimensione metropolitana del capoluogo regionale la Giunta Zedda non l’ha espressa.
Le problematiche del rilancio di attività economiche, commerciali e non, quella della situazione sociale nella concentrazione forse più intensa, in Sardegna, di disoccupazione, di povertà e di disagio, il problema degli alloggi e della condizione delle giovani coppie in un municipio anagraficamente in via di rarefazione demografica se non di spopolamento, il tema dell’accoglienza dell’ondata di profughi in transito, gestita da un sistema al cui indirizzo il Comune è rimasto sostanzialmente estraneo, le questioni della partecipazione e della trasparenza, mi son parse dimensioni assenti dall’orizzonte della giunta Zedda e più ancora della sua maggioranza politica. Non si tratta di cose da poco. - segue –
Potrei temperare in qualche modo il giudizio con la considerazione che in apparenza l’amministrazione uscente è sembrata essersi mantenuta immune dall’influenza degli storici poteri forti, affaristici e soprattutto immobiliari, che costituiscono lo zoccolo durissimo della destra cagliaritana, ma da cui non può escludersi qualche importante componente di altra storia e provenienza.
Tuttavia per la prospettiva non sono così sicuro neppure di questo. Se penso, a tal proposito, alla vicenda della Fondazione Teatro Lirico, ho dubbi. Beninteso: a differenza dei più, io ritengo che in quella vicenda il Sindaco Zedda sia stato sconfitto e ridimensionato. Un tentativo di risanare finanziariamente la Fondazione credo lo abbia fatto, ma ha scontato uno svarione gestionale deprecabile, quello della nomina a Sovraintendente della signora Crivellenti, duramente sanzionato per illegittimità dal giudice amministrativo e solo per una giurisprudenza particolare del Tribunale penale
di Cagliari (analoga in questa circostanza all’impostazione sposata nella vicenda Saatchi&Saatchi per Renato Soru), quello svarione non ha comportato conseguenze personali pesanti per il Sindaco.
Nella Fondazione, alla fin fine, un settore dei poteri forti ha ristrutturato il suo assetto estromettendo il Sindaco, consolidandovi il monopolio politico di una componente regionale del PD, riproponendo non tanto nella carica del nuovo Sovraintendente, quanto nella persona dell’attuale Direttore artistico la linea di continuità con un passato assai discutibile e discusso e confermandosi come alleanza strutturale tra una parte politica e uno dei più importanti imprenditori immobiliari e alberghieri operanti a Cagliari. Imprenditore che è il soggetto privato centrale di un’irrisolta e gigantesca questione d’interesse anche regionale, quella di Tuvixeddu. Di questo imprenditore non è ignoto poi
il particolare feeling (emerso proprio in occasione di uno scambio di vedute tra i due su Tuvixeddu) col leader di un altro partito – sovranistissimo – di governo alla Regione, alleato organico del PD in queste elezioni, che non so quanto casualmente ha inaugurato la sua campagna elettorale amministrativa proprio al T-Hotel.
Insomma, rispetto ai nastri di partenza della precedente consiliatura, la struttura del centrosinistra cagliaritano non sarà la stessa, per di più col candidato Sindaco appartenente a una formazione politica il cui destino prossimo è strettamente connesso al rapporto dei suoi dirigenti col PD.
Detto questo, qualche notazione sulle possibili alternative da considerare per l’eventuale scelta di voto. Per affinità sia pure un po’ labili, a sinistra (ma anche loro con l’ammiccamento che non si identificano nè con la destra nè con la sinistra), c’è la coalizione raccolta intorno alla candidatura a sindaco di Enrico Lobina, nella conclusa legislatura inizialmente schierato con la maggioranza uscente, poi staccatosene e collocatosi all’opposizione. Mi pare di poter dire, di lui e dei candidati che conosco, che si tratta di brave persone. Il programma è d’ispirazione vecchiotta, da ex nuova sinistra anni ‘80-’90, con almeno due punti critici, uno dei quali poco auspicabile, l’istituzione di una municipalizzata per la gestione dei rifiuti, l’altro non dissimile da quello del centrosinistra, la riconversione del rudere dell’ex Colonia Duo ed ex Ospedale Marino in albergo, che io considero totalmente inaccettabile non meno della proposta di un nuovo ospedale (ineluttabilmente privato) propugnata dalla destra. Spero che correggano il tiro. Non so che risultati avranno, ma insomma, se non mi appassionano, nemmeno mi danno un’impressione negativa. È prevedibile però che oltre una non particolarmente incisiva funzione di tribuna, la loro rappresentanza non potrà avere.
Non so infine cosa prevedere per il M5S. Se immaginassi una loro reale competitività nei confronti dei due schieramenti principali, alla buonora, salterei diffidenze e distinguo e incoraggerei a votarli. La signora M. A. Martinez, candidata a sindaco, mi pare rispettabile, il programma corretto, anche sui due punti che ho trattato prima. Dei candidati non so proprio nulla.
Ma l’impressione iniziale (più concreti programmaticamente e meno supponenti o truci nella comunicazione, rispetto alla consueta immagine nazionale dei grillini), si è via via intiepidita nella considerazione di una campagna elettorale inesistente e al di sotto di ogni accettabile e auspicabile aggressività sui temi cittadini. Una lista che spera di aver successo e di campare sulla rendita di un’onda di opinione nazionale non mi pare
particolarmente interessante. Insomma, nihil obstat, direi, per chi voglia votarli, ma non sembra che stiano facendo il meglio per chiederlo, soprattutto a potenziali elettori di sinistra.
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