Cagliari elezioni comunali 2016: caccia ai voti senza confronto
Massimo Zedda? Si assuma la responsabilità del confronto
di Giovanni Marini*
Meglio dirlo subito. Tutti quelli che hanno votato Massimo Zedda e ci hanno creduto percepiscono, chi più chi meno, che in questi cinque anni il sindaco, la sua giunta, la sua maggioranza si sono giocati non solo il capitale politico che la sinistra ha rastrellato in decenni ma anche la speranza di un futuro per la città.
Ogni taglio di nastro ed inaugurazione riaffermano che si tratta di progetti della giunta precedente. Ti viene il sospetto che le risorse che Zedda ha speso non esauriscono tutte quelle che Emilio Floris gli ha lasciato e che sia stato l’esecutore di un progetto di città non elaborato da lui e neanche portato a termine. Uno sguardo al lungomare Su Siccu per rendersene conto. Purtroppo non c’è possibilità di chiederlo direttamente al sindaco perché finora si è sottratto ad ogni confronto con i contendenti e con gli elettori.
Non lo sono certo le pagine dell’Unione Sarda dove i candidati svolgono “a casa” il loro compitino su singoli temi. Dopo la prima puntata si corre il rischio che facciano la fine di altri articoli che poco o niente incidono nella vita delle persone. Leggi i titoli e passi oltre. Una campagna elettorale al cloroformio. Un scelta strategica del sindaco in carica? Basso profilo, sottrazione, non riconoscere gli avversari come competitors, convinzione che qualche marciapiede sistemato alla buona e gli annunci disattesi possano riportarlo al palazzo municipale.
Ma non è così. Il confronto tra le diverse liste, per chi conosce la città, denuncia la rappresentatività del sindaco in carica e di chi lo sta insidiando. Da tempo il problema non è più infatti una sana contrapposizione tra destra e sinistra. Nelle liste di Zedda colpiscono i nominativi di chi la volta precedente militava da tutt’altra parte e il profilo di gran parte dei candidati poco rappresentativi della città reale ma molto di quella partitica che rischia di favorire la fuga dal voto. - segue -
Tanto vale allora fare valutazioni concrete su qualità personali senza pregiudizi ideologici che tutti i candidati sindaci hanno dichiarato non avere. Tanto meno il sindaco il cui partito è all’opposizione a Roma. Lui è di fede renziana, ricambiato.
Nel complesso lo schema che a Cagliari si è proposto, senza uno straccio di discussione, potrebbe essere un fatto positivo perché non si è condizionati dall’incombenza del “voto utile” che ha afflitto la sinistra da decenni. Ciascuno voti chi gli pare e piace. Liberi tutti.
Condivido molte delle analisi proposte da Alessandro Mongili ma è prioritario affermare su tutto che è tramontata l’idea che un sindaco più giovane avrebbe fatto il miracolo di uscire dalle retoriche di Cagliari capitale del Mediterraneo, come raccontava convintamente la destra. Tramontata l’idea che avrebbe innovato la macchina del Comune e la città. Niente di più sbagliato. Poche altre volte la città è parsa così provincialotta senza visione e prospettive economiche, sociali, culturali.
Se di tonfo si deve parlare quello culturale è stato drammatico dall’inizio alla fine. Sbagliato poi il rapporto con Regione e Governo. Gregario, subalterno, inesistente. E’ noto che molti politici cagliaritani preferivano il Comune alla Regione perchè la città capitale della Sardegna e il suo sindaco erano reputati dello stesa autorevolezza e autorità. Quasi quasi più del Presidente della Regione o di qualsiasi parlamentare.
Sicchè la crisi a cui Zedda ha portato Cagliari è una crisi della stessa identità della città, Sempre più in ombra, disabitata, in declino. La crisi dei low cost aggrava un quadro in cui mancano i fondamentali: PUC, Piano Particolareggiato del centro storico, politiche sulla casa, beni culturali, istruzione, viabilità. Il centro storico trasformato in barificio triste e vuoto e animato a sprazzi di notte il fine settimana.….Si potrebbe continuare all’infinto.
Un consiglio non richiesto? La smetta di “inaugurare” e di “annunciare” e si sottoponga ad un vero confronto sulle cose che ha fatto o non ha fatto con chi crede che sia necessario per il bene collettivo che vada a casa. Prenda sul serio i cittadini ed esca dalla dimensione di “giovane”, perché non lo più, e si assuma la responsabilità del confronto. Sarebbe un bel segno.
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*By sardegnasoprattutto/ 14 maggio 2016/ Società & Politica/
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