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Asl unica, un mostro contro il decentramento e le comunità locali
5 Maggio 2016
Andrea Pubusa, su Democraziaoggi
Ecco, la rivoluzione! Addio alle otto aziende sanitarie in Sardegna. E con loro vanno in soffitta otto bilanci separati, altrettanti sistemi di controllo con relativi collegi dei revisori. Dall’1 luglio arriva l’Azienda sanitaria unica regionale (Asur), che subentra nel patrimonio e nelle funzioni delle soppresse Asl. Tra due mesi, dunque, si cambia modello organizzativo nell’Isola: ci saranno l’Asur, l’azienda ospedaliera Brotzu, le due ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari e l’Azienda regionale dell’emergenza e urgenza (Areus).
Pigliaru, col piglio dello statista, annuncia: “Approdiamo ad un sistema integrato, sotto un’unica e forte regia per una sanità migliore in grado di allocare bene i servizi senza sprecare un euro”. Risparmio di “almeno del 30%”, ha chiarito.
Ma niente paura, avvertono i nostri, il rapporto cittadini-amministrazione è salvaguardato. La legge prevede anche l’istituzione di otto Aree socio-sanitarie locali che rispetteranno il Piano di riordino territoriale della Regione: in fase di prima applicazione e fino all’adozione del Piano stesso, le aree coincideranno con quelle delle Asl soppresse. E che fanno le Aree? Aria fritta? No dice l’Assessore, “avranno il compito di leggere e interpretare le esigenze dei cittadini e di trasmetterli all’assessorato, e quello fondamentale di prendere in carico l’assistenza di tutti”.
Che dire? Sopprimono le province, da enti elettivi, ridotti ad appendici dell’amministrazione regionale con tanto di commissario, sopprimono le ASL territoriali: sapete cosa colpiscono? Colpiscono insieme il principio di autonomia e quello del decentramento enunciati nella Costituzione, due principi fondamentali. – segue – Si dice che nessuno tocca la prima parte della Costituzione, ma l’attacco non avviene solo con modifiche formali, come fa Renzi, in grande, con Boschi e Verdini, viene anche con leggi come queste di cui stiamo parlando. Ne volete una conferma? Leggete l’art. 5, che sta proprio nella prima parte della Carta: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. Capite la legislazione deve riconoscere, promuovere, adeguarsi, sviluppare le autonomie locali e il decentramento dei servizi. L’esatto contrario di quanto fa questa giunta in tema di province e ora di ASL. Ma si risparmia, osserva Pigliaru, il 30%. Vuol risparmiare anche di più? Sopprima tutte le articolazioni istituzionali territoriali e accentri tutto in viale Trento n. 69. Ma che ragionamenti sono! Non sembra neanche un prof.! La democrazia ha dei costi, bisogna far sì che non siano sprechi, ma nessuna spesa è meglio giustificata di quella fatta per inverare la democrazia e la partecipazione. Forse è il caso che Pigliaru legga anche l’art. 3 della Costituzione, non deve fare molto sforzo, sta poco prima dell’art. 5. La verità è che l’azione di questa giunta s’inquadra ed è espressione di quel filone di pensiero più che conservatore, reazionario secondo cui per salvare l’Italia si dovrebbe “meticolosamente disfare tutto ciò che è stato fatto” con la Costituzione della Repubblica: “regioni, servizio sanitario nazionale, moltiplicazione di enti locali, autorità indipendenti e consimili bellurie”. Pigliaru si rende conto di tutto questo? Non capisce che si sta facendo strumento di quel processo che mira a distruggere la rappresentanza e anche le Regioni? Per capire, verrebbe da consigliargli di rivolgersi a Demuro, costituzionalista della Giunta; ma da uno che vede nella deforma renziana-boschiana-verdiniana del titolo V un rafforzamento del regionalismo, c’è solo da star lontani.
Volete una previsione? Ricordate i miracoli, in termini di risparmio di risorse e di efficienza, di Abbanoa? Sarà così e forse anche peggio: un gran carrozzone, lontano e contro i cittadini, un terreno di scorribande e di malamministrazione. E’ sempre questo il risultato quando la gestione dei servizi si allontana dalla sua sede naturale, le comunità di riferimento, come sancisce esattamente nei suoi principi fondamentali la Costituzione coi principi di autononmia e di decentramento. Creano mostri e le chiamano riforme.
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