Pronti? Via! Al di là della numerosità di liste e candidati: “la discussione di progetti e programmi, l’unico elemento che può dar senso alle elezioni comunali e ad una scelta di voto”. Proviamoci a fornire un terreno di confronto. Nonostante tutto!

cq comune caTante liste, orde di candidati, niente democrazia
9 Maggio 2016
democraziaoggi loghettodi Andrea Pubusa su Democraziaoggi

Avete letto l’Unione sarda di ieri? Pagine e pagine di liste e di candidati. Siete stati colpiti dai capogiri? Confesso: io sì. Centinaia di nomi, decine di simboli dalle denominazioni più banali o più fantasiose. Sembra la manifestazione di una grande e corale partecipazione. La polis che s’impegna con una gran fetta dei suoi cittadini nella competizione elettorale, come nell’Atene dei tempi d’oro. Ma è così? Scava, scava, ti accorgi che le centinaia di candidati provano l’esatto contrario. E cioè che i molti candidati e le tante liste sono l’espressione della mancanza di progetto; non essendoci più politica, si cerca il consenso coi candidati e le liste. Più liste a sostegno del candidato sindaco, più nomi in lista, più voti. Insomma, terra terra, anche il più scalcinato dei candidati ha mamma e babbo, sorelle e fratelli, moglie e figli, due o tre amici, dunque qualche voto lo prende. Se son tanti i candidati, tanti sono i voti. Senza progetto politico e, dunque, senza processo democratico. Al tempo dei partiti, le liste erano poche, i candidati scelti per il loro radicamento, c’era più progetto e più competizione politica effettiva. – SEGUE -
Prendete Zedda. Perché dovrebbe vincere? Perché è il sindaco dei marciapiedi e dei giardinetti? Veniva da SeL, si era presentato come candidato di svolta sui temi sociali, su quelli della cultura e dello sviluppo. Sulla partecipazione: ricordate lo slogan? “Ora tocca a noi”. E poi? Da sindaco ha sbattuto la porta in faccia ai lavoratori, della cultura neanche a parlarne (voleva chiudere anche il Lirico) lo sviluppo si è ridotto a marciapiedi, aiuole e strade, importanti certo, ma frutto di stanziamenti (talora pregressi) più che di un pensiero o di un progetto. Di partecipazione neanche l’ombra. E’ a rischio decadenza, la legge Severino incombe per la vicenda del Teatro Lirico, che fra un anno andrà in appello. Cosa è rimasto delle promesse e delle aspettative suscitate nella scorsa campagna elettorale? Niente, proprio niente. Dice di essere di Sel, ma quella sigla serve solo da specchietto per traghettare nel partito di Renzi voti di cittadini che aspirano all’esatto contrario. Duplice imbroglio dunque. Il mancato rispetto delle promesse di cinque anni fa, il tentativo di carpire il voto di un’area elettorale progressista in favore di una coalizione ad egemonia PD, ossia di malamministrazione unita non di rado al malaffare. Niente rendiconto, niente verifica, solo tanti candidati a cercar voti fra parenti e conoscenti, tante liste tante consorterie mobilitate per lui. Un uomo da marciapiedi verrebbe da dire per Zedda.
Forse in tutta questa confusione si salva Lobina, che si caratterizza per un programma, costruito negli anni, di rigore e di sviluppo anzitutto culturale della città e vede schierati i suoi candidati in tante iniziative di base che si agitano nella società cagliaritana, dalla difesa della Costituzione, alla riqualificazione dell’immenso patrimonio pubblico con la finalità generale di ridefinire il volto di una moderna città capitale.
Il M5S ha una carica dirompente di per sé. Non fa alleanze con i partiti compromessi nella gestione del potere, non candida personaggi della vecchia politica, ha un programma rigoroso di moralizzazione e di sviluppo delle piccole imprese e del commercio. Paradossalmente, essendo dichiaratamente un movimento fondato sopratutto sul web, è più partito degli altri, avendo un programma e puntando più su questo che sul numero di candidati, che è solo quello della sua unica lista.
Riusciranno le proposte di Lobina e della Martinez a imporsi in un dibattito inesistente e sommerso dalle liste e messo in ombra dall’orda dei candidati delle coalizioni intorno a Zedda e Massidda? Difficile dirlo anche se è questo, la discussione di progetti e programmi, l’unico elemento che può dar senso alle elezioni comunali e ad una scelta di voto.

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