Roberto Loddo nuovo direttore del Manifesto sardo. Subentra allo storico direttore Marco Ligas

Il Manifesto Sardo cover

Anpi-r-Loddo-10-3-16lampadadialadmicromicro1“(…) riteniamo che sia opportuno un cambio nella direzione del quindicinale. Non una rottura col passato ma un passaggio di consegne per rendere il Manifesto sardo più sensibile alle esigenze del rinnovamento. Nel corso di queste settimane abbiamo discusso su questa ipotesi sia tra i compagni della redazione sia con i diversi collaboratori. È emerso l’orientamento di chiedere al compagno Roberto Loddo di sostituirmi nella direzione del quindicinale. Roberto è d’accordo ma ha posto una condizione importante: la prosecuzione del lavoro collegiale. Non possiamo che essere d’accordo con lui e dunque fargli gli auguri per il nuovo impegno”. Con queste parole in conclusione dell’editoriale che apre, come di consueto, ogni nuovo numero, il direttore del Manifesto sardo, Marco Ligas, comunica il cambio di direzione del periodico. Gli subentra Roberto Loddo, che da tempo coordinava l’attività redazionale del quindicinale online, come primo collaboratore del direttore. Roberto è sì giovane d’età (classe 1981), ma ormai d’esperienza “sul campo” che ne ha comprovato notevoli capacità giornalistiche che unisce a quelle dell’impegno sociale sul territorio. A lui, che è mio amico personale, tutta la mia e la nostra stima e incoraggiamento per la nuova responsabilità. Anche per un rinnovato “patto di collaborazione” con Aladinews e con le altre news online che contribuiscono non poco ad animare l’impegno culturale e sociale nella nostra città e nella Sardegna. Un saluto e un doveroso ringraziamento a Marco Ligas, che ovviamente continua nel suo impegno civile di giornalista e di uomo politico, anche se con minor carico di quotidiani adempimenti editoriali, nella linea dell’alleanza intergenerazionale, condizione di avanzamenti sociali e di democrazia per il manifesto sardo n. 1 1972tutti. Di seguito riportiamo integralmente l’editoriale di Marco, segnalando che se è vero che il Manifesto sardo ha compiuto dieci anni, è anche vero che lo stesso è erede dell’omonima testata che vide la luce l’11 dicembre 1972 con la direzione di Salvatore Chessa. E’ questo il caso in cui non dobbiamo avere alcuna ritrosìa quanto legittimo orgoglio di mostrare gli anni! Buon lavoro, Roberto! (Franco Meloni, direttore di Aladinews)

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Una ricorrenza importante e un’esigenza di rinnovamento
1 maggio 2016, il manifesto sardo

Marco-Ligas-il-manifesto-sardoMarco Ligas

Con la pubblicazione del numero 214 raggiungiamo un traguardo importante: l’inizio del decimo anno di vita del Manifesto sardo. Non saremo sinceri se non dicessimo che si tratta di un obiettivo rilevante, frutto di un lavoro costante e di gruppo.
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Ci teniamo a ribadire che nel corso di questi anni, con i nostri scritti, abbiamo cercato di promuovere un’attività culturale e politica ispirata all’idea di una società dove le relazioni tra gli uomini fossero caratterizzate dai valori della partecipazione, dell’uguaglianza, della solidarietà, della giustizia, con la messa al bando di ogni forma di sopraffazione, dalla guerra allo sfruttamento del lavoro. Non è stato un compito agevole, però, se teniamo conto di quanti lettori, in questo decennio, hanno seguito il Manifesto sardo possiamo dire che il nostro lavoro è stato utile: il quindicinale registra ancora oggi nuove adesioni e non sono pochi gli amici e i compagni che ci suggeriscono di continuare in questo impegno.

Naturalmente non ci sfuggono le difficoltà che abbiamo incontrato e che ancora oggi esistono. Innanzitutto quelle relative alla stabilità dei nostri collaboratori, soprattutto quelli più giovani. Il quindicinale si regge solo sul lavoro volontario, nessuno è mai stato retribuito. Per questa ragione coloro che non hanno un lavoro, sia esso stabile o a tempo determinato o a part time, difficilmente riescono a garantire una presenza continua, come pure sarebbe utile. Questi collaboratori devono pensare anche al loro futuro e non c’è nessun jobs act, qualunque cosa si dica su di esso, che abbia risolto o risolva questo problema.

Tuttavia, nonostante questo condizionamento, registriamo ancora la collaborazione di tanti compagni e compagne. Senza queste presenze il Manifesto sardo non potrebbe sopravvivere. Alle difficoltà di carattere organizzativo se ne aggiungono altre più generali e più problematiche. L’andamento dei processi sociali e politici che registriamo su scala mondiale, ma anche nel nostro Paese e in Sardegna, è tale che qualsiasi osservatore attento suggerirebbe un impegno più efficace al fine di contrastare i rischi che la nostra democrazia sta vivendo. Questa situazione ci preoccupa non poco e, nei limiti dei nostri mezzi, cerchiamo di affrontarla con la massima determinazione consapevoli del divario tra l’impegno profuso e i risultati che otteniamo.

Continueremo, come abbiamo sostenuto nella fase iniziale del nostro lavoro, a proporci come ambito di discussione e di ricerca sui temi contemporanei e al tempo stesso cercheremo di promuovere un lavoro di documentazione e di studio anche in quei campi dove non sempre siamo stati puntuali e incisivi. Un tema per tutti è quello relativo alla tutela dei diritti dei cittadini. Sappiamo bene come la sinistra non sempre sia stata tempestiva nel far propri alcuni obiettivi di lotta politica (si pensi ai temi relativi alla parità di genere o a quelli che riguardano la tutela dell’ambiente); è perciò opportuno recuperare queste questioni e porle al centro del dibattito generale.

il manifesto sardo n. 1 1972Anche per queste ragioni riteniamo che sia opportuno un cambio nella direzione del quindicinale. Non una rottura col passato ma un passaggio di consegne per rendere il Manifesto sardo più sensibile alle esigenze del rinnovamento. Nel corso di queste settimane abbiamo discusso su questa ipotesi sia tra i compagni della redazione sia con i diversi collaboratori. È emerso l’orientamento di chiedere al compagno Roberto Loddo di sostituirmi nella direzione del quindicinale. Roberto è d’accordo ma ha posto una condizione importante: la prosecuzione del lavoro collegiale. Non possiamo che essere d’accordo con lui e dunque fargli gli auguri per il nuovo impegno.

Al tempo stesso voglio ringraziare tutte le compagne e tutti i compagni che nel corso di questi anni hanno lavorato con me dandomi spesso suggerimenti preziosi. Non le/i nomino perché l’elenco sarebbe lungo, però mi preme sottolineare questo aspetto perché ritengo che il lavoro di gruppo sia sempre necessario e perciò irrinunciabile.

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