Non siam più la Comune di Parigi…

Piero Marcialis in fbLA COMUNE DI PARIGI
Barricade18March1871Parigi, 26 marzo 1871. Elezioni della Comune.
Votano 229.167 parigini. Il 28 marzo nella piazza dell’Hotel de Ville vengono proclamati gli eletti, sono 87 (dovevano essere 93, ma alcuni sono stati eletti in più collegi), si riuniscono la sera stessa, manca uno, Blanqui, che si trova in prigione. Sono operai, artigiani, professionisti, giornalisti e impiegati; età media 38 anni, i più giovani hanno 24 anni,
E’ soppresso il Parlamento.
Viene abolito l’esercito permanente e viene armato il popolo.
I membri del Consiglio e i pubblici funzionari avranno salari simili a quelli operai, vengono sospesi gli sfratti e revocato per 9 mesi il pagamento degli affitti (compresi i negozi e le botteghe artigiane), requisiti gli alloggi sfitti e assegnati ai rimasti senza casa a causa della guerra, stabilita una pensione per i feriti, le vedove e gli orfani di guerra, senza distinzione tra spose e figli legittimi o illegittimi, sancita la separazione di Stato e Chiesa, l’istruzione è laica e gratuita, i magistrati saranno elettivi, saranno liberi i sindacati e le associazioni dei lavoratori.
La bandiera della Comune è la Bandiera Rossa.
L’esperienza della Comune durò dal 18 marzo al 28 maggio 1871, alla fine fu repressa nel sangue di 20mila parigini massacrati dall’esercito, comandato da Mac-Mahon, per ordine del Governo di Adolphe Thiers.
Migliaia di parigini fuggirono all’estero, decine di migliaia furono condannati al carcere o alla deportazione.
Fu il più grande massacro della storia di Francia, davanti ad esso la strage di S.Bartolomeo e i giustiziati dalla Rivoluzione dell’89 furono poca cosa.
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- Non siam più la Comune di Parigi…

chantdeguerreparisienRisalente forse agli anni ’20 del XX secolo. Riprende il canto da Il Deposito – Canti di lotta.

Non siam più la Comune di Parigi
che tu, borghese, schiacciasti nel sangue;
non più gruppi isolati e divisi
ma la gran classe dei lavorator
che uniti e compatti marciamo
sotto il rosso vessillo dei Soviet,
di Lenin i soldati noi siamo,
siam la forza del lavor,
siam la forza del lavor.

In piedi, o proletari,
giunto è il dì della riscossa,
in alto la bandiera rossa
simbolo di libertà!
In piedi, o proletari,
giunto è il gran momento
di dire alfin chi siamo,
di dire cosa vogliam,
di dire cosa vogliam.

Vogliam la libertà,
pace, lavoro e pane,
vogliamo alfine redimere
tutta l’umanità.
Vogliamo che sulla terra
sia pace e lavoro,
vogliamo che sulla terra
non regni più il dolor,
non regni più il dolor.

Non siam più la Comune di Parigi
che tu, borghese, schiacciasti nel sangue;
non più gruppi isolati e divisi
ma la gran classe dei lavorator
che uniti e compatti marciamo
sotto il rosso vessillo dei Soviet,
di Lenin i soldati noi siamo,
siam la forza del lavor,
siam la forza del lavor.

Doman nelle officine
non si faran cannoni
ma si faranno macchine
solo per lavorar:
per lavorare il ferro
la pietra con la terra.
Questa sarà la guerra,
la guerra che vogliam
la guerra che vogliam!

Non siam più la Comune di Parigi
che tu, borghese, schiacciasti nel sangue;
non più gruppi isolati e divisi
ma la gran classe dei lavorator
che uniti e compatti marciamo
sotto il rosso vessillo dei Soviet,
di Lenin i soldati noi siamo,
siam la forza del lavor,
siam la forza del lavor.

inviata da Riccardo Venturi

Autore è Raffaele Offidani.

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