Migranti: oltre l’emergenza poco si parla e poco si fa… anche se quanto si fa è molto buono

migranti al porto cadi Franco Meloni
La primavera ha portato in Sardegna 667 migranti che sono sbarcati ieri al porto di Cagliari (108 sono donne e 39 bambini, alcuni di questi in viaggio da soli. Tra le donne ce ne sono alcune incinte, una ha 13 anni). Sono i primi del nuovo anno e prevedibilmente con il nostro clima primaverile e ancor più con quello estivo saranno molti altri ad imbarcarsi nei barconi per intraprendere i “viaggi della speranza”. Migranti che abbandonano territori sconvolti dalla guerra e dalla miseria, anche indotti dalla situazione internazionale che precipita verso il peggio ogni giorno di più, determinando l’aumento dei flussi migratori verso l’Italia in generale e, in minor misura anche percentualmente, verso la Sardegna, dove peraltro cominciano a scarseggiare le strutture di accoglienza. Per questa ragione il prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta ha rivolto un appello alla comunità sarda (imprese, enti locali, associazioni) perché risponda ai bandi pubblici con i quali si cercano alloggi e strutture per accogliere i migranti: “La migrazione è un dato di fatto. Da criticità dobbiamo trasformarla in un’opportunità per le comunità locali”. Il bando, regolarmente pubblicato, ha ricevuto una risposta tiepida da parte della comunità sarda.“Probabilmente - sostengono alcuni – la causa sta nel fatto che lo Stato paghi in ritardo”. E’ peraltro in cantiere un nuovo bando di dimensioni europee che si spera abbia migliore successo. Sull’argomento come Aladinews siamo intervenuti più volte (al riguardo segnaliamo l’editoriale del 25 dicembre 2015, che ripubblichiamo in calce), evidenziando come il passaggio dalla situazione di emergenza a quella di programmazione per affrontare adeguatamente i problemi non registri sostanziali miglioramenti. La maggior carenza è soprattutto nella politica. Avevamo salutato positivamente il fatto che la Regione avesse costituito una sorta di cabina di regia (“gruppo di lavoro interassessoriale”) per affrontare la problematica . Ma, allo stato, non sappiamo come dalle parole, sia pure scritte in delibera della Giunta regionale, abbiano seguito i fatti. Abbiamo poi valutato positivamente la decisione dell’Anci Sardegna (associazione dei comuni sardi) di istituire un Tavolo di lavoro sulle questioni dello spopolamento (1). Cosa c’entra? Per noi molto, in quanto riteniamo che una nuova politica di accoglienza sia tra le possibili risposte al problema dello spopolamento. Ma neppure su questo versante abbiamo novità. Nel dibattito sul che fare abbiamo anche avanzato la proposta che le Università della Sardegna si impegnino (insieme alle Istituzioni e alle Associazioni del Volontariato) per la realizzazione di un “Master per la formazione di esperti di Economia, Diritto e Intercultura delle Migrazioni”, replicando, con opportuni adattamenti, l’interessante iniziativa dell’Università di Roma Tor Vergata. Sarebbe un modo per contribuire a colmare il vuoto di conoscenze che caratterizza l’attuale situazione locale (fatte salve ovviamente le eccezioni) e sarebbe una buona occasione (tra le tante) per l’Università della Sardegna di dimostrare la capacità di risposta ai problemi della società sarda.
In conclusione per ripeterci rinnoviamo l’appello: per favore se ne discuta per agire con tempestività anche per recuperare i ritardi che pagheremo comunque a caro prezzo.
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(1) “(…) un Tavolo di lavoro istituzionale che coinvolga amministratori locali, università, sindacati, imprenditori e Regione per definire i punti di forza e valutare una strategia per l’interno della Sardegna. Poi un’assemblea generale dei Comuni e la Regione per individuare azioni di contrasto allo spopolamento e infine la firma di una Carta sullo stesso tema che veda in calce la sigla di Comuni, Regione e Governo. Sono le proposte lanciate dal presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, durante l’assemblea dei sindaci” (tenutasi ad Abbasanta il 10 marzo u.s.).Da Cagliaripad del 10 marzo 2016.
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Cosa fare per gli immigrati? Per favore se ne discuta per agire con tempestività anche per recuperare i ritardi che pagheremo comunque a caro prezzo.
migranti per editoriale aladin
di Franco Meloni.
ape-innovativaNon so quanti esattamente siano. Certamente meno di quanti la loro diffusa (e senza dubbio cresciuta) presenza in città faccia apparire. Stiamo parlando dei ragazzi di colore che incontriamo all’uscita dei bar e dei supermercati, ai semafori, nelle adiacenze delle chiese o semplicemente in sosta in alcune piazze della città, e così via. Alle vecchie presenze di rom, mendicanti nostrani, improbabili parcheggiatori e venditori vari… si sono affiancate quelle dei giovani provenienti dai recenti sbarchi. Che, credo, costituiscono uno dei più rilevanti attuali problemi dell’area del disagio, che, sebbene non disgiunto da molti altri, riguarda i soggetti più precari, quelli per i quali la politica dell’accoglienza agli immigrati si ferma alle prime fasi successive agli sbarchi: la visita sanitaria, i riconoscimenti di rito, il ricovero in strutture ospedaliere per i casi di malattia (per fortuna pochi), e, infine, la sistemazione in alloggi recuperati in città o nell’area vasta. Poi tutto diventa presidio minimo della loro presenza per garantire uno standard di sopravvivenza. Riconosciamo che l’emergenza è ben governata dai servizi predisposti dalla Prefettura e dalla Caritas, basata soprattutto sul lavoro dei molti volontari e non solo (a cui dobbiamo tutti riconoscenza). Ma è sul poi che vogliamo soffermarci. Sappiamo che molti di questi giovani migranti non vogliono sistemarsi né a Cagliari né nel resto della Sardegna e neppure in Italia, considerato che le loro agognate mete sono la Germania e i paesi del Nord Europa. Per questa ragione molti fanno resistenza all’essere riconosciuti e “schedati”. Ma, intanto, ci sono! E il fatto che siano costretti di fatto a stare tra di noi (per breve o lungo tempo) non deve comportare l’accettazione dell’attuale situazione, che sostanzialmente è di sofferenza per loro (gli immigrati) e di crescente fastidio per i cittadini, anche per quelli che non hanno ragioni ideologiche o motivazioni razziste per contrastarne la presenza tra noi. Fa tristezza vedere queste persone nel fiore della giovinezza mendicare o comunque passare le giornate nella noia e nel confine di recinti in cui sono di fatto costretti. Giovani che dovrebbero lavorare, studiare, divertirsi… con gli stessi diritti di tutti i giovani del mondo. E, invece, spinti sulla strada dell’assistenzialismo e dell’accattonaggio che corrompe il corpo e la mente. Conosciamo e anticipiamo subito la prima obiezione: “Ma come qui non c’è lavoro per i nostri ragazzi e dovremmo trovarne per questi?” A questa obiezione si risponde che i diritti dei nostri giovani (o meno giovani) non devono essere posti in contrapposizione a quelli degli immigrati. Per diverse ragioni etiche e non solo. Il fatto che i migranti arrivino da parti del mondo sconvolte da conflitti devastanti e drammatici deve farci ragionare sui loro e insieme sui nostri problemi. Nella sostanza non ci salviamo difendendo i nostri livelli di condizioni economiche e di benessere di cittadini occidentali, contro le popolazioni vittime di guerre e costrette in condizioni di povertà estrema. Si tratta invece di trovare soluzioni per tutti, anche con la creazione di nuovo lavoro in forme nuove e per intervenire rispetto a nuove esigenze o che si pongono in modo diverso rispetto al passato, come, per esempio, la cura delle persone, l’educazione, l’accoglienza… Ma non vogliamo, in questa sede, affrontare questioni di enorme portata e di dimensioni planetarie, seppure da queste non si può prescindere. Vogliamo affrontare più modestamente la questione dei migranti che arrivano nelle nostre città e nei nostri paesi (rifugiati politici o profughi economici che siano, comunque in fuga dalla guerra e dalla miseria). Non si può andare avanti nell’attuale situazione che ogni giorno peggiora. Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti attualmente disponibili e cercarne altri per modificare lo stato delle cose esistente. E per queste finalità tutti dobbiamo impegnarci. Innanzitutto le Istituzioni. Qui non possiamo non richiamare la necessità che i Comuni (a partire da quello di Cagliari) utilizzino i programmi di integrazione come sovente ci richiama l’amico Roberto Mirasola, ultimamente con una precisa dichiarazione ripresa da questa News: “Non bisogna alimentare inutili paure, per questo c’è sempre il Salvini nazionale. Perché la gestione dell’accoglienza dei migranti deve sempre essere legata a problemi di sicurezza? Esistono degli strumenti, bene allora applichiamoli. Perché non si aderisce ai progetti SPRAR previsti dal ministero? Perché non si crea un elenco di associazioni capaci di gestire l’emergenza? Anzi se mettiamo a sistema forse non dovremo più parlare di emergenza. È evidente che le prefetture da sole non sono sufficienti, c’è urgente bisogno della politica”. Nella ricerca di buone prassi che pure sono diffuse in Sardegna, in Italia e all’estero, abbiamo recentemente proposto come esempio da seguire quello della Norvegia, che finanzia corsi per spiegare agli immigrati come funzionano in Europa leggi e codici sociali sui rapporti tra uomo e donna. Il nostro impegno continuerà nella pubblicizzazione di queste buone prassi dovunque esse si praticano e nell’invito martellante alle Istituzioni perché le riproducano o che comunque attuino politiche attive di accoglienza. Il questo quadro considerata la dimensione dei problemi e per certi versi la loro inedita proposizione, rinnoviamo la proposta che il presidente della Regione Pigliaru nomini un’“Alta autorità per il problemi dell’immigrazione e per le politiche di accoglienza”, dotata di adeguate competenze e risorse, anche per l’utilizzo virtuoso di pertinenti finanziamenti europei già disponibili. Per questo ci vuole forse un’apposita legge regionale? Benissimo: una ragione di più per coinvolgere la nostra classe politica decisamente distratta e con scarsa consapevolezza della drammaticità dei problemi qui esposti. Per favore se ne discuta per agire con tempestività anche per recuperare i ritardi che pagheremo comunque a caro prezzo.
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- Pubblicato su Aladinews il 25 dicembre 2015
costituzione-Altan

3 Responses to Migranti: oltre l’emergenza poco si parla e poco si fa… anche se quanto si fa è molto buono

  1. […] globale di Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi —————– Franco Meloni su Aladinews. – segue […]

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