L’edizione 68 della Fiera Internazionale della Sardegna si celebrerà (salvo ripensamenti dell’ultim’ora) a cavallo tra la fine del mese di aprile e i primi giorni di maggio. Dovrebbe essere, come da tanti auspicato, l’ultima Fiera di una stagione superata per far posto a una Fiera radicalmente rinnovata fin dalla 69sima edizione del prossimo anno. Dunque, quella imminente, un’edizione di transizione, che appunto per questa caratteristica, dovrebbe in certa misura anticipare il futuro. E, allora, spazio alle idee, molte delle quali – lo abbiamo ribadito tante volte nella nostra News – sono state già enunciate e scritte. In questa “fiera delle idee” ve ne sono molte validissime, altre meno valide, altre del tutto balzane (come l’ultima di trasformare la Fiera in un “grande acquario”). Va bene spazio alla fantasia in un grande brainstorming collettivo, ma abbiamo anche bisogno di concretezza. Quella che hanno molte delle idee in campo, alcune delle quali possono avere anticipazione appunto nella 68ma prossima edizione della Fiera. Ne abbiamo già parlato e ne parleremo. Qui ricordiamo (e rilanciamo) l’idea che una parte della Fiera sia dedicata all’innovazione, con particolare riferimento a quella generata dal mondo giovanile, specie scolastico e universitario, che in gran parte da vita a start up, spin off e altre iniziative. La Fiera in questo settore potrebbe avere carattere permanente. Ne parlò Cristiano Erriu nell’ambito di una conferenza tenutasi proprio in Fiera il 28 aprile del 2012 (vedi articolo del 29/4/12 su Aladinews, che sotto riproduciamo).
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(Aladinews 29 aprile 2012) Un “salone dell’innovazione” punto d’incontro ricerca-impresa nella Fiera della Sardegna
di Franco Meloni
Organizzare nella Fiera di Cagliari un “Salone dell’Innovazione”, spazio adeguatamente attrezzato dove i centri di ricerca, le università e i singoli ricercatori possano incontrare (per un periodo da tre giorni a una settimana) le imprese esistenti e quanti hanno l’idea di fare impresa e fare affari. E’ questa una delle più importanti proposte scaturite dal confronto tra ricercatori, imprenditori e esponenti della pubblica amministrazione in occasione del Seminario sul rapporto “ricerca-imprese” organizzato il 28 dalla Camera di Commercio.
Resistendo alla tentazione di una bella passeggiata lungo i viali della Fiera in una soleggiata mattina di aprile, circa trenta persone si sono rinchiuse per tre ore nello stand F per mettere insieme idee ed esperienze sul come contribuire allo sviluppo del territorio. E’ possibile fare nuova impresa o riorientare le imprese esistenti attraverso i risultati della ricerca scientifica, in gran parte prodotta dall’università? Certo che sì. Lo hanno detto tutti i quindici intervenuti nel dibattito, coordinato dal direttore di
aladinpensiero news, raccogliendo le sollecitazioni del
prof. Franco Nurzia, il quale ha invitato i ricercatori a porre le proprie competenze al servizio del territorio. Si dirà: lo hanno sempre fatto, ma indirettamente. Oggi il ricercatore e le organizzazioni nelle quali presta la propria attività devono collegarsi sistematicamente alle esigenze del proprio territorio. Una parte consistente della ricerca scientifica deve proprio porsi direttamente ed esplicitamente al servizio del territorio per contribuire a risolverne i problemi e determinarne lo sviluppo. Concetto che dall’altra parte della barrricata, cioè dalla parte delle imprese ha ripreso il dott. Cristiano Erriu, che si è detto convinto della disponbilità delle imprese ad innovare, con l’aiuto dell’università, ma ha lamentato le poche occasioni di incontro vero, fuori cioè dalle cerimonie di sia pur utili convegni. Occorre imitare con intelligenza le esperienze positive in giro per il mondo, come, per esempio, quelle della vicina Barcellona, che ha saputo cogliere il pretesto della “zona franca” per creare un poderoso centro di innovazione al servizio della città e dell’intera Catalogna. Il prof. Francesco Ginesu ha confermato la totale disponibilità della ricerca universitaria al riguardo, avvertendo però che i mestieri di ricercatore e di imprenditore sono differenti, anche nelle modalità di lavorare e nei tempi di realizzazione delle proprie missioni, per cui è necessario integrarsi nel rispetto delle diversità, ma occorre elaborare un linguaggio comune che consenta di capirsi. La
dott. Lucetta Milani ha fatto un quadro ottimista del mondo imprenditoriale isolano, in verità più in termini di potenziale che di effettive attuali presenze, che però ci sono in carne e ossa, spesso condizionate da un’eccessiva burocrazia e da “lacci e lacciuoli” imposti dalla pubblica amministrazione. Il
prof. Alberto Concu ha rivelato il suo sogno quasi al termine della sua carriera universitaria: quello di “aprire i cassetti dei ricercatori”, pieni di ricerche facilmente “cantierabili”, cioè trasformabili in progetti di business e di impresa e agire di conseguenza con l’aiuto delle istituzioni (l’assessorato all’industria si era dichiarato disponibile, aspettiamo un impegno della Camera di Commercio). Ne ha dato immediatamente prova il prof. Andrea Manuello, che ha presentato un’applicazione tecnologica per la raccolta e la conservazione dello zafferano, vero oro rosso della Sardegna (lo zafferano sardo è il migliore del mondo e quota 30.000 euro al kilo), che potrebbe consentire un notevole sviluppo del settore. Il
prof. Alberto Angioni ha lamentato come le imprese sarde del comparto agricolo siano eccessivamente piccole e incapaci di innovare in misura adeguata non solo perchè difficilmente riescono a consorziarsi, ma perchè non utilizzano le opportunità offerte dalla ricerca delle università locali (spesso si rivolgono a caro prezzo ai consulenti della penisola). Esperienze positive di grandi prospettive, ma che non trovano l’accoglienza che meriterebbero da parte delle istituzioni, sono state portate dal direttore della società onlus San Lorenzo Giuseppe Madeddu (prodotti innovativi per la bioedilizia, che utlizzano le risorse locali, come la lana di pecora e le argille sarde) e dall’ing. Leonardo Ghisu, quest’ultimo impegnato allo sviluppo dei sistemi satellitari (che nell’isola possono trovare base operativa d’interesse internazionale, nella fase applicativa che deve seguire a quella in corso, prevalentemente di studio e ricerca). Il dott. Antonio Fadda ha dato conto della nascita di una nuova impresa spin off dell’università di Cagliari, che si occuperà di trattamento dati e che allo stato utilizza le incentivazioni dei fondi europei messi a disposizione da Sardegna Ricerche. I proff. Gianfranco Fancello e Felice Di Gregorio hanno parlato dei rispettivi settori di ricerca (Trasporti il primo, Ambiente il secondo), sostenendo come la ricerca universitaria abbia messo a disposizione da tempo strumenti utili rispetto a gravi problemi attuali, purtroppo sconosciuti ai decisori politici. Ci si è riferiti a questioni come la riorganizzazione dei porti e la problematica dell’erosione delle spiagge. Ciò richiama all’esigenza di trovare sedi di confronto o, come sono stati chiamati: appositi “tavoli istituzionali”, che coinvolgano la politica, l’impresa e la ricerca. Ma tutte queste riflessioni in fondo non sono già in atto da tempo? E perchè ogni volta sembra doversi ricominciare da capo? E’ una domanda che si è posta la dott.ssa Michela Loi, che ha richiamato al fatto che esistano precise linee di indirizzo europeo e coerenti programmi attuativi in materia di innovazione e aiuti all’impresa perchè si utilizzi la ricerca scientifica per innovare e creare nuove occasioni di sviluppo e di lavoro. Nelle università si sono creati gli uffici dedicati al trasferimento tecnologico (i liaison office), ma tutto viene mantenuto al livello di “minima utilia”, senza cioè adeguarsi alle dimensioni dei problemi, delle esigenze e delle stesse aspettative del territorio. Collegandosi a questo intervento la dott.ssa Stefania Tidu, collaboratrice del Centro di competenza Cemapros, ha richiamato la proposta di realizzare gli “incubatori d’impresa”, indispensabili per favorire la creazione di impresa innovativa, per aiutare i giovani imprenditori. C’è un problema di mentalità da superare per essere all’altezza dei tempi. Il prof. Nurzia in chiusura si è chiesto, retoricamente, se la Camera di Commercio di Cagliari con le sue Aziende Speciali (Fiera e Centro Servizi per le Imprese) possa costituire un soggetto di riferimento affidabile per costruire l’auspicata alleanza che integri, nel perseguimento di una missione congiunta, la ricerca e l’impresa. La risposta del sistema camerale, rappresentato dal dott. Erriu, è stata ovviamente positiva. Il nuovo presidente del Centro Servizi all’Impresa, Cristian Atzori, presente alla chiusura della manifestazione, ha confermato questa impostazione con gli impegni conseguenti, che saranno oggetto di un apposito prossimo incontro.
– segue -
Nel mentre ci si è dati appuntamento alla Decima Giornata Nazionale dell’Economia, che la Camera di Cagliari celebra il 4 maggio p.v., dedicandola al tema della “Zona franca di Cagliari: un’opportunità di sviluppo per il territorio”.
[…] gestionale) e tutti/e gli/le altri/e che comunque saranno citati/e nei servizi di UnicaNews. Proseguite in Fiera, perché con il vostro apporto la Fiera Internazionale della Sardegna potrà essere ripensata. […]
[…] Situazione che perdura tutt’oggi. Tra le varie proposte, che qui ribadiamo, quella di destinare una parte della Fiera all’innovazione anche con l’ospitalità delle imprese innovative e dei loro progetti. La risposta? Un […]
[…] invece sono importanti ai fini del nostro discorso. Nei giorni scorsi si è manifestata l’idea di chiudere la fiera e da palazzo Bacaredda non si è levata nessuna voce. Il silenzio sembra sia diventato lo strumento […]