Fiera a mare? In che senso?

Fiera a mare? Bellissimo punto programmatico. Nel senso di “riconvertire la Fiera internazionale e aprirla al mare” ? No, oggi i nostri improbabili decisori politici lo interpretano come: buttare la Fiera a mare!Monumento-al-tubo-300x225.
lampadadialadmicromicro1di Franco Meloni
Scrivevamo in un editoriale di Aladinews dell’11 novembre 2013 di alcuni concetti che oggi – cogliendo alcune contingenze, come l’idea insensata di voler chiudere la Fiera di Cagliari – ci sembra importante riprendere:
(…) sulle linee strategiche, volendo individuarne una prioritaria, ci sembra interessante proporre quella avanzata da Paolo Fadda, storico e studioso cagliaritano, nel suo recente libro “Da Karel a Cagliari”, riassunta nella rappresentazione di una “Cagliari città d’acqua”, che punta sui suoi stagni e soprattutto sul mare come nuova opportunità di sviluppo. Sostiene Fadda: “La nuova centralità assunta da Mediterraneo, per l’emergere di nuove potenzialità ed aspirazioni economiche fra i popoli rivieraschi, fa ben sperare che il mare ritorni ad essere la locomotiva trainante del progresso cittadino”.
In questa proposta, che condivido, trovo un ideale accordo, con Giovanni Lilliu, nel momento in cui invitava i sardi (e qui Cagliari può dare l’esempio e dimostrare l’intraprendenza dei cagliaritani) a “riconquistare” il mare (“per riconquistare la libertà”, diceva Lilliu), facendo leva, valorizzando e, se vogliamo, anche superando, la famosa “costante resistenziale” (al riguardo facciamo riferimento all’intervista fattagli da Francesco Casula per Cittàquartiere, nel maggio 1987).

Bene! Dunque guardare al mare come nuova frontiera. Ma non si può ridurre tutto alla suggestiva enunciazione.
Cosa può significare questa “scelta strategica”, ovviamente se condivisa (ed è tutto da verificare)?
Possiamo trovare molte e significative implicazioni, che lasciamo all’approfondimento e alle integrazioni del dibattito, riconoscendo come in molti casi si tratta di sviluppare quanto di positivo si sta già facendo (porto, porto-canale, Poetto). Voglio però qui indicarne alcune, solo a mo’ di esempio, in aggiunta a quanto già detto. Si potrebbe:
- predisporre un utilizzo turistico del complesso lagunare;
- riprendere un utilizzo produttivo delle saline;
- riconvertire la Fiera internazionale e aprirla al mare;
- rafforzare le pratiche sportive sull’acqua;
- orientare investimenti d’impresa sulla cantieristica da diporto, proiettandoli verso nuovi mercati come quelli del nord Africa;
- rafforzare il sistema formativo, a partire dagli Istituti professionali nautici fino a dare vita all’ “Università del mare”, basandosi sulle competenze esistenti negli Atenei sardi, anche con l’utilizzo delle aree e strutture da smilitarizzare.
Volutamente in queste riflessioni si tralasciano gli aspetti che attengono all’incontro tra differenti culture dei paesi del bacino del Mediterraneo, che potrebbero vedere Cagliari come centro di scambi e iniziative di rilevante importanza. Questo è un ulteriore filone di riflessione.

Per concludere: pensare, progettare e fare tutte queste cose nella dimensione sarda, europea e internazionale implica una condizione: che emerga e si consolidi una nuova classe dirigente, non solo politica, che sappia ragionare e agire, con unità d’intenti, e che sappia coinvolgere i cittadini nelle scelte che li riguardano. Le elezioni regionali ed europee in questo senso sono la prima ravvicinata opportunità da non sprecare
[Nota di oggi: col senno di poi si può dire che per quanto è accaduto fino ad ora, tali opportunità sono state davvero sprecate].
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DIMOSTRANO DI NON CAPIRE UN TUBO!
Monumento-al-tubo-300x225Ecco, proprio questo è il punto: le scelte distruttive che emergono in tantissime circostanze, qui ci basta segnalare quella di voler chiudere la Fiera della Sardegna, anziché ripensarla, cambiarne radicalmente la gestione, ci dicono che non abbiamo una classe dirigente competente e all’altezza del compito di governare la nostra regione e la nostra città. Non sembri irriverente, ma il tubo presente in Fiera da oltre 60 anni può essere assunto come simbolo dell’attuale dirigenza politica regionale, comunale (e non solo).
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Palazzo-Agricoltura-Fiera-Cagliari

tamburino-sardo-fiera-sardegnaFiera a rischio-chiusura Un milione di buco nel bilancio di previsione

Fonte: L’Unione Sarda del 10 febbraio 2016
Ai vertici dell’ente la commissaria Piras ha parlato di liquidazione

La Fiera rischia di chiudere. Per sempre. Costa troppo alla Camera di commercio, che deve sborsare i soldi per farla funzionare: quel buco di 1.024.099 euro che compare nel bilancio di previsione di quest’anno potrebbe inghiottire decenni di storia di un pezzo della città.
È molto più che un’ipotesi. A parlare di liquidazione è stata la commissaria della Camera, Paola Piras, durante un incontro ufficiale con i vertici dell’ente, lo scorso 17 dicembre. Il concetto è stato messo anche nero su bianco. O si taglia in maniera efficace o si chiude, la Fiera verrà dismessa come è successo con altre società controllate dall’ente del largo Carlo Felice. I tentativi di contenere le spese ci sono stati, ma potrebbero rivelarsi insufficienti. – segue – La tesi della professoressa, confortata dalle norme, è: il sistema fieristico deve riuscire a reggersi da solo, basta con le enormi iniezioni di denaro per tenerlo in piedi. Tra le voci di spesa più importanti ci sono gli stipendi del personale, quasi un milione di euro l’anno (927.150) per un’esigua truppa di dipendenti. Serve un colpo di mannaia, sostiene Piras. Ma i sindacati si oppongono, chiedono un piano industriale complessivo. Un riordino totale. Quello che cerca di proporre il consiglio di amministrazione della Fiera, con idee per il contenimento dei costi come le esose bollette elettriche e dell’acqua. Le condotte interne sono vecchie e rovinate, si sa da anni, ma nessuno le ha mai messe a posto. Così anche i soldi si disperdono.
Per attuare le contromisure proposte servono tempo e denaro. E c’è il parere del collegio dei revisori dei conti, allegato alla proposta di bilancio 2016: «L’azienda avrebbe dovuto forse meglio dimostrare la sua capacità di auto sostentamento». Quello che chiedeva, netto e chiaro, la commissaria Piras quando ha detto e scritto che la Camera di commercio non è più disponibile a versare denaro per appianare le perdite. Ha aggiunto: senza segnali concreti – che i revisori non hanno trovato – l’azienda sarà liquidata.
Dodici ettari, per altrettanti padiglioni che coprono 46.320 metri quadrati. Questi sono i grandi numeri della Fiera. Se la si intende solo come uno spazio. Ma è molto altro. È anche storia: difficile trovare un cagliaritano che non ci sia entrato almeno una volta, per qualche manifestazione o per la Campionaria, tappa obbligata nel periodo di Sant’Efisio per molti sardi arrivati in città per la sfilata. Tanto radicata nell’immaginario collettivo che il popolo è convinto: quando c’è la Fiera piove sempre. Ma dietro i cancelli di viale Diaz e piazza Marco Polo non ci sono solo capannoni, piazzali e un centro congressi. C’è un punto di potere che tiene in equilibrio un sistema, quello delle associazioni delle categorie produttive che dovrebbero essere le uniche azioniste della Camera. Altro tassello fondamentale del puzzle è la Sogaer, società di gestione dell’aeroporto: una Spa controllata al 94 per cento. La Fiera è un’azienda speciale. Come il Centro servizi per le imprese, altro ente in sofferenza economica. Il presidente del consiglio di amministrazione – ora Ignazio Schirru, che ha preso l’incarico in quota Casartigiani. Lo affiancano Lino Bistrussu per il settore commercio e Simonetta Caredda per il turismo. Ci sono anche due rappresentanti indicati dal Consiglio regionale: Efisio Pireddu, quota Udc, e l’ex sindaco di Capoterra Giorgio Marongiu. Cariche che dovrebbero andare a scadenza con il rinnovo del consiglio camerale e la fine del commissariamento nel largo Carlo Felice, imposto dalla Regione dopo la stagione di veleni che ha chiuso l’era di Giancarlo Deidda.
Enrico Fresu
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Accordo col Comune: la Fiera diventerà presto un grande polo nautico
La delibera approvata dalla giunta Zedda: ecco come cambierà il polo fieristico di viale Diaz ampliandosi in direzione del mare

Autore: Federica Lai il 01/06/2014 13:42, su Casteddu online

Accordo col Comune: la Fiera diventerà presto un grande polo nautico
Dopo anni torna in auge l’idea della Fiera come polo nautico, a cui è legato anche il destino del Padiglione Nervi, in stato di abbandono da troppo tempo. L’accordo sulla nascita di un polo fieristico nautico, e la riqualificazione del Nervi, è contenuto nel protocollo d’intesa siglato tra Camera di Commercio, titolare dell’ente Fiera, e Comune, approvato dalla Giunta Zedda questa settimana. Nei prossimi giorni verrà presentato all’Autorità portuale, proprietaria dell’area, che dovrà dare il suo parere sul progetto globale.

“La Camera di Commercio – si legge nella delibera – ha interesse a realizzare, all’interno del porto di Cagliari, un polo nautico fieristico attraverso l’ampliamento verso il mare dell’attuale complesso della Fiera. E il Comune di Cagliari è nel contempo interessato, nelle stesse aree, ad un intervento di riqualificazione del cosiddetto “Padiglione Nervi” per destinarlo al perseguimento di finalità istituzionali”. Due interventi che confluiscono in “un progetto globale da realizzarsi insieme all’Autorità portuale”. L’ipotesi di destinare la Fiera come polo nautico e turistico era inizialmente contenuta nel piano regolatore cittadino, redatto in parallelo a quello del porto, ma poi la Camera di Commercio, titolare del polo fieristico, aveva fatto altre scelte e potenziato l’aspetto congressuale dell’area.

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2 Responses to Fiera a mare? In che senso?

  1. […] struttura, rendendola strumento delle politiche riconducibili all’economia del mare, vera linea strategica dello sviluppo della città metropolitana. Per fare tutto ciò occorre rifarsi alle migliori esperienze similari in Italia, in Europa, nel […]

  2. […] struttura, rendendola strumento delle politiche riconducibili all’economia del mare, vera linea strategica dello sviluppo della città metropolitana. Per fare tutto ciò occorre rifarsi alle migliori esperienze similari in Italia, in Europa, nel […]

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