Appunti per l’anno che verrà
Berlusconi: non l’uomo, ma la regressione che suscita in tutti. Il quotidiano francese Libération ha titolato “Il ritorno della mummia.” Tale è, non solo per il suo aspetto fisico, ma per quel che rappresenta. Replica costante degli anni ’80 e delle sue illusioni. Un passato che non passa. La sua televisione vecchia non riesce più a raccontare la contemporaneità. Si ripresenta alle elezioni che non vincerà, speriamo… In realtà è l’ultimo tentativo prima di essere relegato definitivamente ai libri di storia.
Anziani: vissuti come peso e limite di questa società, rappresentano una fonte di competenze ed abilità che risulteranno importanti negli anni a venire. Agricoltura: sempre più centrale in un mondo che conosce l’esplosione demografica e l’aumento della domanda di cibo. I giovani ci ritornano, non solo perché non hanno lavoro, lo fanno per passione, riscoprono la bellezza delle coltivazioni e degli allevamenti, di una vita scandita da ritmi che seguono la natura. Civile: aggettivo che negli ultimi decenni si è accostato a società in contrapposizione a politica. La novità è che ormai la si avvicina ad economia. Un nuovo modo di pensare alla produzione di beni, che superi l’individualismo capitalista. Reciprocità: il termine che definisce meglio l’economia civile. Tornano valori antichi come lo scambio di lavoro e di beni, l’aiuto nelle difficoltà come “sa paradura” per i pastori che perdevano il gregge. Scambi in cui il denaro non è più il valore più importante. Cohousing: forma innovativa per vincere le solitudini cittadine e risparmiare. Case con ampi spazi comuni, dove giovani ed anziani ricostruiscono rapporti di solidarietà ed aiuto; come insegnare agli anziani l’informatica e questi ricambiano tenendo i bambini mentre i giovani lavorano.
Comunità: più la crisi si fa pesante maggiore è il bisogno di “cerchio caldo,” un modo per vincere non solo le solitudini e le paure, ma per riscoprire senso e appartenenza. Comunità non solo fisiche ma anche community professionali, culturali, di genere. Reti: fisiche ed informatiche allargano contatti e percezioni, costruiscono capitale sociale ed aiutano le riflessioni condivise. Filiere corte: si diffondono sempre di più, acquistare locale è aiutare concretamente il produttore vicino di casa, avere tracciabilità certa dei prodotti. Mangiare meglio ed sostenere una economia di reciprocità diventando coproduttori. Lingua sarda: i detrattori sono molti, anche quelli che si vergognano, ma il sardo conosce una nuova primavera. Grazie alle reti e ai social network è in atto una grande scuola popolare, in molti la scrivono, alcuni per la prima volta. Le regole ortografiche lentamente si diffondono creando standard condivisi. Neoliberismo: l’ultima ideologia sopravissuta ma anche essa vecchia di duecento anni, responsabile dei tempi che stiamo vivendo, incapace di mantenere la promessa se non per un sempre più ristretto gruppo di privilegiati. Sta maturando una nuova consapevolezza, soprattutto nei più giovani, vedi economia civile. Indipendentismi: gli osservatori distratti o interessati li liquidano come fuga dalla realtà. Altri dicono che in un mondo interdipendente sono un assurdo. Rappresentano invece il desiderio profondo di poter essere soggetti e non oggetto degli interessi altrui. I tempi non sembrano favorevoli, eppure gli anni a venire saranno sempre più delle piccole patrie e non degli stati nazione.
Giovani: mitizzati da una società senescente sono migliori di quel che li si dipinge, sono loro i più importanti artefici delle nuove iniziative economiche, nella costruzione di reti, nell’economia sociale e civile. Diritti civili: nonostante l’ostracismo che dimostrano le autorità politiche e quelle religiose, il concetto di libertà nelle scelte affettive è ormai patrimonio assodato non solo nei giovani, ma anche in fasce di popolazione adulte e anziane. La politic souivrà. Partiti: in tempi di antipolitica la parola non sarebbe pronunciabile. Invece in questo scorcio di anno si è assistito ad una grande novità. Il centrosinistra ha celebrato primarie vere, combattute, migliaia di persone che probabilmente ora non voteranno centrosinistra, vi sono andate. Lo hanno fatto perché quei partiti hanno dato l’occasione di esprimere partecipazione, cosa che le altre offerte politiche non hanno mai fatto. Benché le primarie siano figlie di un sistema presidenziale, hanno svolto un’ottima funzione come mobilitazione. Se si vuole che i cittadini partecipino, loro lo fanno. Paesaggio: nonostante i furibondi attacchi della minoranza al governo regionale, il nostro paesaggio continua ad essere uno dei meglio conservati del Mediterraneo. La consapevolezza, che oltre ad essere un bene ecologico, il paesaggio sia identità e appartenenza conquista sempre più i Sardi. Lo dimostrano i dati sulla raccolta differenziata che cresce di anno in anno.
Sardegna: non una parola di più, tutto quello che è scritto qui, sta avvenendo da noi e non su Marte. Mancano molte parole, ad esempio cultura che andrebbe declinata come culture. Lo spazio è poco ma i lettori, se vogliono, possono farlo. Il 2013 sarà un anno difficile, ma non ucciderà le nostre speranze. Auguri a tutte/i di buone feste.
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Articolo pubblicato anche su Sardegnademocratica
Nel primo riquadro ritratto dalla copertina del libro Hidalgos di Nicolò Migheli
Nel secondo riquadro disegno natalizio di Bomeluzo
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